E’ finalmente nelle librerie, edito da Mondadori, Pi il terzo volume della trilogia di Akilah AZra Kohen. La pubblicazione dell’ultimo capitolo di questo importante romanzo introspettivo era attesa da tempo. L’ago della bilancia è stato senza dubbio, oltre la valenza del testo, il grande successo ottenuto in Turchia con due milioni di copie vendute e la trasposizione cinematografica, motivazione più che sufficiente per essere coinvolti emotivamente dalla tormentata storia d’amore tra lo psicologo Can Manay e Duru, la bellissima ballerina di cui il famoso psichiatra si innamora perdutamente. Chi ha letto, però, Phi e Chi, i primi due volumi della trilogia, sa che nella successione temporale delle vicende che coinvolgono i due personaggi e quelli a loro strettamente collegati, tutto si svolge secondo una logica importante da cui l’autrice non si distacca: la ricerca del vero se.
“Ci gettarono nella terra, ma non sapevano che noi eravamo i semi” scrive Azra Kohen. “Questo è l’ultimo libro della serie, PI: è il mio tentativo di far notare a NOI che nella semplicità c’è serenità, che nel lavoro c’è fede, che produrre è un servizio, che la vera forza sta nel trovare noi stessi, che tutto il resto sono solo trappole architettate per mettere alla prova la nostra determinazione, e che questa sfida la vince chi analizza ciò che gli accade. Questa è la fine del viaggio e l’inizio… del NOI siamo.”
Cosa accade alla fine di questo viaggio? Scrive la Kohen…
Arriviamo a noi stessi passo dopo passo, attraverso le scelte che facciamo. L’essere umano si forma scegliendo in ogni istante. Rinasciamo in ogni momento se facciamo la cosa giusta, altrimenti ogni volta muore una piccola parte di noi. Pi, il libro finale della trilogia-evento, ci fa il dono della nostra storia. Attraverso le scelte di Özge comprendiamo come le battaglie non si vincano attraverso la lotta e che c’è vera vittoria solo se non lasciamo il sentiero della rettitudine; attraverso Can vediamo come tutto ciò che facciamo torna indietro; Duru ci parla delle amare conseguenze che derivano dal valutare noi stessi solo attraverso gli occhi degli altri; Bilge ci offre la prova che possiamo esistere grazie alla nostra intelligenza e Deniz ci insegna a concentrarci su cosa sia davvero importante. Ognuno di questi personaggi indimenticabili ci dice qualcosa di noi stessi.
La trilogia di Azra Kohen è un’opera bellissima, molto interessante ma soprattutto, lasciamelo dire,”terapeutica”. Il mio consiglio, se hai letto i primi due volumi, è di leggere anche Pi per dare un senso finale alla storia, al contrario consigliato da mettere sotto l’albero, sarà un bellissimo regalo.