Il 15 novembre è uscito Middle England, il nuovo romanzo dello scrittore inglese Jonathan Coe. Un altro spaccato di Inghilterra, descritto con ironia e lucidità
Chi ha letto La banda dei brocchi o Circolo Chiuso, ha sicuramente lasciato un pezzo di cuore nei libri di Coe e, soprattutto, nei suoi personaggi. Anche a distanza di anni, li ricordo ancora perfettamente. Ben Trotter, un ragazzino timido dall’indole romantica, appassionato di letteratura e di musica, grande fan degli Yes. Sua sorella Lois Trotter, che sopravvive a un attentato dell’IRA, e il miglior amico di Ben, Philip. E poi, ovviamente, ricordo Doug Anderton, tra tutti il mio preferito; ragazzino indipendente, impegnato, che diventerà poi un famoso giornalista di sinistra.
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“Racconto le emozioni, il sentire del tempo“
Ma la cosa bella dei libri di Coe non sono solo i personaggi, per quanto indimenticabili. I suoi romanzi sono storie nelle storie, racconti di vita, di quotidianità, che parlano di problemi adolescenziali, di primi amori, di passioni, di musica, di letteratura. Sono storie che potrebbero essere vissute da tutti e che, probabilmente, lo sono state da tanti. Attraverso tutti questi racconti che si intrecciano tra loro, Coe riesce, in maniera impeccabile, a rappresentare un’epoca e a dare un’immagine di un’Inghilterra vista in tutte le sue sfaccettature. Ne La banda dei brocchi i nostri personaggi si muovono in una Birmingham degli anni’70, colpita dagli attacchi dell’IRA e segnata dalle politiche dei partiti laburisti e dalle lotte sindacali. Il tutto con un sottofondo di musica punk. In Circolo chiuso si lasciano da parte gli anni ’70 e seguiamo i nostri personaggi, ormai adulti, nel pieno degli anni ’90. Come può suggerire il titolo, con questo sequel tante vicende rimaste in sospeso nel primo libro si concludono.
Ma, a quanto pare, non del tutto.
Infatti, in Middle England torna la banda dei brocchi, torna Ben e tornano i suoi vecchi amici. La storia, però, ha anche dei nuovi protagonisti, la nuova generazione, i figli, i nipoti dei nostri personaggi originari. Anche l’Inghilterra descritta è cambiata, mutata, e adesso siamo nei nostri anni, negli anni 2000. Si parla delle rivolte del 2011, dell’Olimpiade di Londra del 2012, dell’assassinio di Jo Cox, della Brexit. Ma, come ci dice lo stesso Coe: “vorrei che i lettori, presenti e futuri, ritrovassero nel libro non che cosa è successo esattamente in questi otto anni, ma quali sono state le reazioni, i sentimenti, i desideri. I miei sono romanzi storici delle emozioni, del sentire del tempo“. Gli avvenimenti, quindi, sono un pretesto per parlare di tanto altro. Di un rancore “nei confronti del mondo che la generazione di suo padre le aveva lasciato“, dice Corrie, figlia di Doug; di paura, di ostilità verso gli immigrati, così come verso le nuove generazioni. E tutto questo viene raccontato alternando un sarcasmo e un’ironia tipici di Doug Anderton a una sottile malinconia tipica di Ben.
Coe parla del nostro mondo, di ciò che viviamo e dell’aria che respiriamo ogni giorno. Delle nostre paure, delle nostre fissazioni. E leggendo questo romanzo, ogni lettore può riuscire a comprendere in modo più lucido la nostra realtà; può immedesimarsi nei personaggi, può vivere le loro vite e, in questo modo, può divertirsi, può piangere, ridere, ma, soprattutto, riflettere.