L’anno in cui i nazisti hanno perso la guerra
Andrew Nagorski porta alla luce una parte della nostra storia che non dovremmo mai dimenticare
All’inizio del 1941 e armate naziste occupavano gran parte dell’Europa. Il Regno Unito di Churchill era in una condizione di isolamento, ormai ultimo baluardo di resistenza a Hitler, ridotto allo stremo dagli attacchi dei bombardieri e dei sottomarini tedeschi. Stalin, nel rispetto del patto di non aggressione, era ancora un semplice spettatore, mentre Roosevelt si riproponeva di tenere gli Stati Uniti fuori dal conflitto, anche se preparava la famosa legge Affitti e Prestiti. In questa situazione, Hitler era convinto che la vittoria fosse ormai vicina. Quell’anno sarebbe stato decisivo, e lo fu davvero, ma non nel senso in cui sperava il Führer. Alla fine del 1941, lo scenario era completamente diverso. Hitler aveva giocato d’azzardo e aveva ripetutamente perso: invadendo l’Unione Sovietica nella stagione meno opportuna e commettendo una serie di disastrosi errori militari; facendo delle uccisioni di massa e del terrore la sua strategia e affrettandosi a dichiarare guerra agli Stati Uniti dopo l’attacco del Giappone a Pearl Harbor. La Gran Bretagna, così, si era guadagnata due potenti alleati: la Russia e gli Stati Uniti. La Germania era ormai condannata alla sconfitta.
Andrew Nagorski è un giornalista pluripremiato, oltre ad essere vicepresidente e direttore della sezione politiche pubbliche dell’EastWest Institute. Come giornalista ha lavorato per anni a «Newsweek», guidando le redazioni estere di Hong Kong, Mosca, Roma, Bonn, Varsavia e Berlino. Con la Newton Compton oltre a L’anno in cui i nazisti hanno perso la guerra, ha pubblicato Hitler. L’ascesa al potere e Sulle tracce dei criminali nazisti.