“Un grido che nessuno sente non si è mai levato”.
In una torrida mattina di fine estate, un traghetto proveniente da Tangeri attraversa lo Stretto di Gibilterra. Una volta arrivate in Spagna, Ilham e Touraya, due ragazze olandesi di origine marocchina, riprendono la loro auto, nel cui bagagliaio avevano nascosto un clandestino. Il ragazzo, purtroppo, è morto soffocato. Da lì comincia il loro incubo. Avevano incontrato il ragazzo alla fine della loro vacanza in Marocco e proprio lui le aveva supplicate di aiutarlo a scappare dalla baraccopoli dove viveva. Proprio loro, figlie di immigrati apparentemente campati a quella vita, non erano riusciti a dirgli di no. Però, il favore si è tramutato in tragedia. Con quel corpo nel bagagliaio, le due ragazze attraversano la terra spagnola, delimitata al deserto, cercando il coraggio di abbandonare quel corpo. Il viaggio diventa anche un viaggio dentro se stesse, dentro la loro storia personale, dentro i propri sentimenti.
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Tommy Wieringa, l’autore del libro, affronta un argomento che conosce bene. Nel 2004 ha partecipato ad un processo giudiziario dove ha cominciato a raccogliere appunti che sono poi diventati il romanzo. Con un linguaggio lucido, lui racconta la storia di un ragazzo che si nasconde nel tentativo di fuggire dalla sua realtà, morto nel bagagliaio di una macchina. Un argomento di cui non si parla, che si finge di ignorare, ma che non è un caso isolato, visto che ogni anno, centinaia di morti senza nome vengono ritrovati nel deserto che fiancheggia le strade spagnole. E’ lì che vengono abbandonati i poverini che non sono sopravvissuti al viaggio. Il libro parla anche delle due ragazze, immigrate di seconda generazione, straniere senza patria, destinate a sentirsi estranee nella terra di origine ed anche in quella di adozione. Anche loro alla ricerca di una integrazione vera, che forse non troveranno mai.