Un ricordo-omaggio ad un grande regista, attraverso un suo libro pubblicato qualche anno fa, per non dimenticare la sua genialità.
Non muore mai che resta vivo nelle opere che ha lasciato. Non muore mai chi lascia un’impronta importante del suo passaggio sulla terra. Non muore mai una mente lucida, innovativa, visionaria. Non muore mai chi ha creato, nel cinema o nella letteratura o nell’arte in genere, una fonte di ispirazione per coloro che seguiranno. Il corpo scompare, le idee restano e non muoiono: non morirà mai l’opera di Bernardo Bertolucci.
Se è vero che si tende a dimenticare o meglio accantonare, perchè distratti da varie novità, chi ha aperto strade nuove ed è diventato fonte di ispirazione, è anche vero che un evento definitivo come può essere la morte, fa riaffiorare immediatamente il valore immenso di un grande e, perciò, ricordiamo Bertolucci e lo facciamo attraverso un suo libro: La mia magnifica ossessione, sicuramente da leggere, per chi non lo conoscesse o da rileggere, per riscoprire un artista vero.
[amazon_textlink asin=’8811601053′ text=’La mia magnifica ossessione,’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’14a199b1-f2fe-11e8-be63-35e269156e24′] anno 2010, edizioni Garzanti è, nelle parole di Bernardo Bertolucci, “un libro che non sapevo di avere scritto”: un arco di quarant’anni abbracciato dagli scritti del famoso regista, dal suo amore per il cinema, dalla sua passione sociale e civile, dai suoi interventi critici, dai suoi articoli su cineasti che considerava maestri, fino ad una serie di sue interviste.
Apparentemente frammentario il libro, curato da Fabio Francione e Piero Spila, ripercorre la creatività del regista, in primo luogo con ciò che lo stesso Bertolucci racconta di se e dei suoi film: dagli aneddoti alle occasioni, dagli esordi con Pasolini al grande scandalo che provocò Ultimo tango a Parigi, censurato per molto tempo, ai grandi successi internazionali di Novecento, de Il the nel deserto, o L’ultimo imperatore, tanto per ricordarne alcuni fra i più famosi.
Penso di avere un notevole spirito mimetico: per questo mi sono nascosto dietro una macchina da presa, perchè è l’oggetto più mimetico che esiste, uno specchio a cui non si può mentire (anche se spesso viene usato per diffondere menzogne)…
queste parole potrebberp rappresentare per il lettore, una porta d’accesso nel prezioso volume che segnaliamo: un delineato autoritratto, una vita vissuta per il cinema.
IL fait toujours laisser une porte ouverte sur le plateau; parce qu’on sais jamais, il y a toujours la chance que quelqu’un puisse entrer et on l’attendais pas; et ça c’est le cinéma.
…e se questo è il cinema, secondo una citazione di Jean Renoir, Bernardo Bertolucci, lo ha incarnato e lo incarna.