Nel libro della scrittrice americana la tragica carestia che, nel 32, decimò la popolazione ucraina
Il libro che ti segnalo, a mio avviso estremamente interessante, non è un romanzo e non è un saggio ma un trattato storico sulle vicende che sconvolsero l’Ucraina tra il 1930 e 1933, durante la salita al potere di Stalin. Il libro, indubbiamente, è un libro corposo, ricco di testimonianze e di argomentazioni che, per un appassionato di storia, non può non destare grande interesse se non altro perchè la giornalista e saggista americana Anne Applebaum, editorialista del Washington Post e autrice di La grande carestia. La guerra di Stalin all’Ucraina edito da Mondadori e uscito da qualche giorno in libreria, è una storica di chiara fama e le sue sono competenze ormai comprovate da tempo.
Il suo non è certamente il primo libro dedicato alla tragedia dell‘Ucraina e della Russia, già nel 2004 la scrittrice si è pronunciata sulla tragedia del popolo russo con un altro saggio Gulag, storia dei campi di concentramento sovietici, con il quale ha vinto il Premio Pulitzer e nel 2012 con La cortina di Ferro, in cui racconta la disfatta dell’Europa dell’Est dal ’44 al ’56.
La sua attenzione è rivola soprattutto alle motivazioni per le quali Stalin, all’epoca dei fatti al potere, si sia accanito verso il popolo ucraino, a suo avviso, sensibile ad una certa ideologia d’indipendenza che avrebbe potuto alterare gli equilibri e destabilizzare il potere bolscevica. Iniziò così, secondo la Aplebaum, uno “sterminio per fame” che portò alla decimazione di circa cinque milioni di persone, annientando, questa il proposito di Stalin, tutti i focolai d’indipendenza della regione considerata molto ricca e utile alla causa bolscevica
Il libro racconta “l’Holomodor”, ( sterminio per fame in ucraino)…
Nel 1929 la politica di collettivizzazione agricola forzata promossa di Stalin costrinse milioni di contadini russi a consegnare alla Stato bestiame, attrezzi, e ogni scorta alimentare fino all’ultimo chicco di grano. E l’inizio della catastrofica carestia, la più letale nella storia d’Europa che causò, tra il 1931 e 1933, oltre 5 milioni di vittime, in gran parte nella Repubblica socialista sovietica di Ucraina, una delle più popolose dell’URSS.
Un vero e proprio “sterminio per fame”, frutto della criminale operazione architettata dal governo di Mosca e attuata con particolare ferocia nel “Granaio d’Europa“: la proprietà collettiva era infatti uno dei pilastri del Marxismo-leninismo professato dal Partito Comunista Sovietico e la campagna doveva fornire ogni possibile risorsa alla crescita delle città e dell’apparato industriale e militare del Paese.
Dell’erronea valutazione del limite invalicabile oltre il quale il contributo delle campagne si sarebbe capovolto in un’immane strage di vite umane, Anne Applebaum incolpa l’arbitro assoluto di ogni decisione, Stalin, sordo alle suppliche dei dirigenti comunisti ucraini e ai circostanziati rapporti della polizia segreta che lo informavano della situazione sempre più critica della popolazione. E spiega l’accanimento contro il popolo ucraino e la rancorosa rivalsa contro i confronti di coloro che, durante la guerra civile degli anni 1918/1920, avevano avanzato pretese d’indipendenza proclamando l’effimera Repubblica Nazionale Ucraina, fautrice di una rinascita culturale e linguistica autoctona, tornata minacciosamente in auge nei primi anni Trenta in quella terra da sempre contesa.
Di questa tragedia, occultata per decenni in Unione Sovietica e sepolta altrove sotto una cortina di silenzio, Anne Applebaum, offre una ricostruzione vivida e impressionante, rigorosamente basata su documenti governativi desecretati e testimonianze inedite dei sopravvissuti.Una crudele verità storica in cui sono visibili sottotraccia le radici dell’odierno conflitto armato che oppone l’Ucraina, in cerca della propria identità di nazione, e la Russia; e dietro cui trapelano, nell’atteggiamento dei ” nuovi zar” del Cremlino di allora e di oggi, gli inquietanti sintomi di una comune volontà genocidaria.
Nello stendere il libro la giornalista scrittrice si è avvalsa soprattutto degli appunti di Gareth Jones, un giornalista gallese che, dopo essere riuscito ad ottenere un lasciapassare per l’Unione Sovietica, fu testimone inascoltato delle tragica vicenda in Ucraina. Gli appunti poi raccolti dal nipote Stephen sono in qualche modo, il punto di partenza per la scrittrice, nella stesura delle argomentazioni relative alla tragica carestia.
Il libro della Applebaum, non è un libro qualsiasi, è una presa di coscienza forte, incisiva di ciò che la dittatura staliniana ha potuto arrecare in termini di violenza fisica e psicologica non troppo lontana dalle ideologie conservatrici occidentali, un libro, a mio avviso, da leggere con attenzione e con la giusta curiosità storica.
Buona Lettura!