Un grande Eugenio Montale con La bufera e altro, poesie che ritornano in una nuova edizione edita da Mondadori, per il nostro Conterraneo vincitore del Premio Nobel per la letteratura, che tutti dovrebbero conoscere e studiare per dare lustro al nostro Bel Paese
Eugenio Montale con La bufera e altro pubblicata per la prima volta nel lontano 1956 da Neri Pozza, è una raccolta di poesie. Il titolo deriva per l’appunto, dalle poesie aggiunte successivamente alla prima stesura intitolata Finisterre, pubblicata nel 1943. A questa andarono aggiungendosi altri componimenti che nella sua edizione definitiva farà risultare l’opera divisa in sette sezioni. Finisterre, Dopo, Intermezzo, “Flashes” e dediche, Silvae, Madrigali privati, e Conclusioni Provvisorie, formata da sole due poesie, quali Piccolo testamento e Il sogno del prigioniero. La novità riportata in questa grande opera, di importanza storica è l’irruzione della politica in un mondo diametralmente opposto a quello poetico, che qui li vede contemplati come unica entità. Composte in un clima di profondo sconvolgimento legato alla Seconda Guerra Mondiale, da un Montale estremamente pessimista e poco fiducioso, le liriche di questa raccolta vedono come grande protagonista nuovamente la figura femminile, rilettura della donna angelicata e angelicante di reminiscenza dantesca e più in generale, della poetica stilnovista. Ritorna a distanza di 63 anni, questa edizione di Mondadori, in nuova veste, la quale offre al lettore una rivisitazione originale grazie ai commenti fini ed intellettuali di Ida Campeggiani e Niccolò Scaffai, con la collaborazione e le note di Guido Mazzoni, Gianfranco Contini e Franco Fortini.
Nel 1956, diciassette anni dopo Le occasioni, Eugenio Montale pubblica il terzo grande capitolo della sua opera in versi, La bufera e altro, che ne conferma la piena, esemplare centralità nel panorama della poesia del Novecento. La “bufera” del titolo è da riferirsi alla guerra, e dunque all’attraversamento di una tragedia storica, ma, come lo stesso autore chiarì, «è anche guerra cosmica, di sempre e di tutti». E dunque il libro si caratterizza per una aperta tematica vertiginosa, che oltrepassa l’epoca stessa della sua composizione. In questo quadro straordinariamente complesso trovano spazio le figure femminili di interlocutrici privilegiate come Clizia e Volpe, ma anche l’ardua meditazione a ridosso delle ombre degli scomparsi, spinta fino a quella che Gianfranco Contini definì «l’abolizione della barriera fra vita e morte». Montale si muove in un ampio territorio, insieme reale e allegorico, quotidiano e apocalittico, variando i toni, passando dagli accenti più alti a soluzioni epigrammatiche in una lingua di più prosastica e meno lirica eleganza. La bufera e altro si impose subito come un nuovo capolavoro, che oggi possiamo finalmente leggere con l’ausilio di un innovativo, attesissimo commento e di importanti contributi saggistici, tra cui quello di Franco Fortini, che di questi testi ebbe a scrivere: «Rattrappite e indistruttibili, le poesie di Montale sono state per me il paragone stesso della poesia intesa come veglia d’armi e arte regia. Non le rileggo: ma in certe ore si aprono nella memoria, rompendo grumi e cartilagini dell’età sanguinosa che con noi hanno attraversata».
Eugenio Montale
Nasce a Genova il 12 ottobre 1896, spira a Milano il 12 settembre 1981. Maestro della poesia del Novecento, è stato un giornalista, poeta e scrittore, premio Nobel nel 1975, esordì con Ossi di seppia (1925), cui seguirono Le occasioni (1939), La bufera e altro (1956), Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977).