Caro iCrewer, oggi è il mio turno per consigliarti un libro che ho particolarmente amato e, dato che il 27 gennaio è conosciuto come il Giorno della Memoria, ho pensato di unire le due cose e suggerirti uno dei romanzi ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale che più mi ha colpito: Il figlio di Noè dello scrittore belga Eric-Emmanuel Schmitt, che è stato ristampato l’anno scorso da Edizioni e/o.
Forse però lo conosci con il titolo della sua prima edizione, pubblicata nel 2004 da Rizzoli: Il bambino di Noè. È proprio questa versione che lessi un paio di anni fa: la presi in prestito in biblioteca, proprio in occasione del Giorno della Memoria, e ne restai colpita.
Il motivo è presto detto: non racconta la vita nei campi di concentramento. Quanti libri sono infatti passati alla storia, per essere la testimonianza delle atrocità dei lager nazisti! Ammetto di aver pensato ad uno di quelli per questo spazio, poi mi è tornato in mente Il figlio di Noè e l’ho trovato una valida alternativa, che mostra un esempio positivo contro il genocidio degli ebrei e un grande gesto di solidarietà.
L’opera si ispira infatti alla vera storia di Joseph André, vicario della chiesa di San Giovanni Battista a Namur, in Belgio. Durante gli anni dell’occupazione nazista, accolse migliaia di ragazzi ebrei nell’orfanotrofio della sua diocesi: diede loro un falso nome e fece credere alla comunità che fossero orfani di guerra di fede cattolica. Già questo fu un enorme atto di coraggio, ma non è tutto: il sacerdote permise e incentivò i bambini a continuare a professare la loro religione, affinché essa non andasse persa a causa dell’odio anti-semita. Grazie ai suoi sforzi e all’attività mai scoperta in periodo di guerra, nel 1967 lo Stato di Israele gli conferì il riconoscimento più importante di tutti: André fu dichiarato «Uomo giusto tra le Nazioni» e venne piantato un albero in suo nome a Yad Vashem, il memoriale di Gerusalemme in onore di tutti coloro che rischiarono la propria vita per salvare ebrei ed innocenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo spirito con cui Israele assegna questa onorificenza può essere riassunto in un versetto del testo sacro Talmud, che recita:
«Colui che salva la vita di una singola persona, è come se avesse salvato il mondo intero»
Il significato di questa frase è semplice ed immediata: ogni uomo ha in sé la capacità di opporsi al male e a volte è sufficiente una sola azione giusta per salvare una vita, che è preziosa quanto il mondo intero. Sinceramente, non ricordo se il versetto viene citato nel romanzo di Schmitt, però mi sembra il modo migliore per sintetizzare anche il potente messaggio che questo libriccino di poco più di cento pagine cela.
Il figlio di Noè è infatti una storia di grande coraggio e bontà, che ti porta a riflettere su cosa distingue gli esseri umani fra di loro: religione, etnia e credo politico si annullano davanti alle barbarie delle persecuzioni, allora ci si rende conto che siamo tutti uguali, ma non impotenti davanti a queste atrocità. Basta un piccolo gesto, come quello di padre Pons nel romanzo o di Joseph André nella realtà, per fare quindi la differenza e ritrovare speranza e fiducia nei confronti del genere umano, perchè molto spesso ce lo scordiamo e consideriamo solo gli aspetti più negativi di ciò che è accaduto.
In un giorno istituito per non dimenticare gli errori e gli orrori che l’Europa nazifascista ha commesso negli anni Trenta e Quaranta, credo allora che sia giusto, e che faccia soprattutto bene, ricordarsi anche di chi si è opposto all’odio e ha aiutato migliaia di individui a scampare da un destino terribile. Per questo motivo, ho scelto di parlarti dell’incredibile storia vera che ha ispirato Il figlio di Noè di Eric-Emmanuel Schmitt.