Un romanzo di Luigi Bernardi, (Bologna 1953 – n2013) l’ultimo. Il racconto autobiografico di un malato terminale e il coraggio di una battaglia persa ma combattuta fino alla fine.
Ho letto L’Intruso di Luigi Bernardi. L’ho riletto. E qualche passaggio l’ho riletto più di una volta e devo ammettere di esserne rimasta turbata, in qualche modo.
Luigi Bernardi è morto di cancro nel 2013, L’intruso è il racconto senza aggiunte ne modifiche, se non nel titolo (l’autore infatti aveva scelto Parlami di settembre), nei suoi ultimi giorni. E’ questo quanto scrive il figlio Marco nell’epilogo del libro stesso, riferendo di avere trovato il testo nel computer del padre e di non aver cambiato o aggiunto assolutamente niente, titolo a parte.
Un racconto lucido, scarno, quasi crudele. Di quel crudele senso di realtà e coerenza che si ha verso se stessi quando ci si guarda senza veli, nella cosciente lucidità di chi sa di avere i giorni contati. Una battaglia, l’ultima. Una battaglia non vinta ma combattuta con coraggio. E ce ne vuole tanto per lottare contro un nemico espansionista che invade tessuti, colonizza territori ostili, cerca rifugio in un organo e poi migra in un altro.
Coraggio, lucidità e una punta di ironia, con queste armi Bernardi combatte contro il male che lo assedia ma non lo piega. Lo scrittore non è un malato terminale ripiegato su se stesso: è un uomo che sicuramente soffre ma non si piange addosso e combatte, pur sapendo che non vincerà.
Inframmezzato da ricordi e considerazioni personali raccontati con distacco, diviso in quattro sezioni, il romanzo, ha dei passaggi che possono apparire slegati dal contesto totale del libro che non essendo stato né manomesso né limato, da l’impressione di una prima stesura in attesa di revisione.
Luigi Bernardi, ha segnato quarant’anni di editoria italiana, ricoprendo vari ruoli: creatore e direttore di case editrici, autore di romanzi, saggi e testi teatrali, traduttore, conduttore di programmi radiofonici, editor e sceneggiatore di fumetti. Al suo lavoro sono legate la diffusione in Italia del fumetto d’autore, dei primi manga, del noir francese e la scoperta di alcuni autori. A tenerne viva la memoria, è l’associazione culturale che porta il suo nome.