Caro iCrewer, lettore e appassionato di libri, oggi sono a presentare questo nuovo spazio settimanale in cui noi redattori parleremo delle nostre letture, quelle che ci hanno particolarmente emozionato o che semplicemente ricordiamo con particolare intensità; se già ci seguivi (e voglio dirti grazie per la fiducia e il tempo che ci stai dedicando), saprai che il Leggilo anche tu fino a qualche tempo fa era un articolo in cui consigliavamo alcune opere uscite da poco in libreria o in arrivo sul mercato, mentre da oggi tratterà di libri che, se anche non sono recenti, hanno in qualche modo lasciato il segno a noi lettori/redattori/ma soprattutto appassionati.
Non appena abbiamo progettato questo nuovo appuntamento, mi sono chiesta quale libro avrei consigliato tra i tantissimi che ho letto, e uno dei primi che mi è venuto in mente è Il cerchio, di Dave Eggers, un distopico/fantascientifico scritto nel 2013 ed edito da Mondadori. C’è stato un periodo in cui il genere distopico era tra i miei favoriti, e addirittura (ma non dirlo a nessuno, è un segreto…) ne sto scrivendo uno; è in attesa che io trovi un po’ di tempo da dedicargli, ma l’idea della storia è già tutta nella mia mente. Chissà che un giorno non ti proponga (molto poco egoisticamente, ovvio) anche il mio titolo. Ma andiamo oltre, perché oggi voglio parlarti di questo racconto che mi ha emozionato moltissimo, e devo ammettere anche inquietato un bel po’; perché anche se ciò che viene descritto in questa storia si può definire fantascienza, beh, leggendolo ho riflettuto sul fatto che in fondo non è che gli eventi siano così tanto surrealistici, e anzi ci ho visto un prossimo, vicinissimo futuro.
Ne Il cerchio si parla di una giovane ragazza, Mae Holland, che trova lavoro grazie ad un’amica nella più grande azienda del mondo che si occupa della gestione di informazioni web: entra in una realtà organizzatissima, colma di giovani talentuosi che si adoperano per apportare migliorie ai sistemi in uso in tutto il pianeta e che utilizzano i social network per diffondere e garantire sicurezza, con l’intento di migliorare tutta la società; a dirla tutta mentre si legge non si può non pensare all’azienda californiana Google, dove i dipendenti dispongono di tutti i comfort e delle modalità di lavoro ideali per incentivare creatività e produttività. Ma… era ovvio che ci sarebbe stato il “ma”; ad un certo punto, sottilmente, la protagonista – e con lei tutti gli altri – perdono inconsapevolmente il senso del limite e vengono trascinati in una spirale di pura follia, travestita da accattivanti slogan. Il bello è che il senso di rifiuto, di ansia, di stupore lo prova solamente chi legge perché gli attori vanno dritti per la loro strada pensando di essere dalla parte giusta o, per usare un gioco di parole, all’interno del cerchio perfetto. Sarà proprio Mae a chiuderlo?
A ripensarci adesso, provo nuovamente le sensazioni di angoscia ad immaginare un mondo dove, con la scusa dell’uguaglianza, si appiattisce ogni unicità e si rinchiude la libertà individuale; e la riflessione che ne è scaturita e che continua a pervadere nella mia mente è che forse vengono scritti pochi libri distopici perché la realtà riesce davvero a superare di gran lunga molte delle fantasie più audaci…