“I russi sono matti”, il nuovo libro di Paolo Nori è una piccola, breve ed intensa enciclopedia sulla letteratura Russa.
“I russi sono matti” è il curioso titolo del nuovo libro di Paolo Nori, scrittore e traduttore di alcuni dei più grandi scrittori russi. Il suo è un vero e proprio vademecum, o meglio una vera enciclopedia, o meglio ancora una vera e propria lezione sulla letteratura russa. Grazie alla sua decennale frequentazione di questo paese, Nori fa un’analisi delle correnti letterarie russe, trattando, nel suo modo brillante e appassionato tre grandi tematiche: il potere, l’amore e la vita quotidiana. Lo fa senza avere schemi precisi e con l’incisività di chi vuole divulgare il suo grande amore per gli autori sovietici.
TRAMA
Paolo Nori, durante un viaggio in Russia in cui è la guida turistica, si accorge che alla gente interessa di più vedere la casa dove per finzione ha vissuto il protagonista di “Delitto e castigo” piuttosto che visitare la sede della polizia dove è stato davvero processato Dostoevskij. Si accorge che la gente da più credibilità a quello che è scritto in “Anna Karenina” piuttosto che quello che riportano i giornali.
Nasce così l’idea di scrivere questo “Corso sintetico di letteratura russa” (che è il sottotitolo del libro), anche se in realtà non c’è davvero nulla di accademico. Nori spiega la letteratura russa in modo rocambolesco ed esilarante, passando per tutti i più grandi nomi che hanno fatto la storia della cultura scritta sovietica: da Puskin, ideatore del romanzo russo in quanto primo scrittore ad abbandonare la aristocratica lingua francese per la meno borghese lingua russa, a Erofeev, a Tolstoj che addirittura in una lettera dice di non poterne più di scrivere Anna Karenina, a Dostoevsky, fino a Gogol e Brodskij. Tutti autori che hanno contribuito in due soli secoli a costruire una delle più grandi letterature mai esistite.
L’ AUTORE
Paolo Nori ha cominciato a studiare russo nell’autunno del 1988, a venticinque anni, ed è arrivato in Russia nel 1991 quando era ancora Unione Sovietica. Ha vissuto a Mosca, ha percorso tutta la Transiberiana da Mosca a Vladivostok, ha dormito tra i banchi del settore libri antichi della biblioteca di San Pietroburgo ed è riuscito a vedere la piazza del Fieno di Dostoevskij ora distrutta dai nuovi ricchi. E’ scrittore e sopratutto traduttore di alcuni dei più grandi scrittori russi. Collabora con “Il Foglio” e “Il fatto quotidiano” e gestisce un Blog su “Il Post”. Tra i libri che ha scritto si ricordano “Le cose non sono le cose” e “Bassotuba non c’è”