La dura sorte degli IMI (militari italiani Internati) nel ricordo di Giuseppina Mellace
Si dice che il ricordo o il ricordare momenti della nostra storia sia un bene comune da tutelare per le genti future. O semplicemente un doveroso rispetto verso chi, in qualche modo, ha avuto il coraggio di mostrare correttezza e coerenza d’intenti nei periodi bellici.
Giuseppina Mellace, romana, insegnante di storia, impegnata in scritture teatrali di carattere storico e autrice del libro che ti voglio segnalare, ne è profondamente convinta. Recentemente, infatti, dalla sua penna sono usciti tre libri, editi da Newton Compton, legati al periodo fascista, attraverso i quali la scrittrice ha voluto mettere in luce e approfondire aspetti del periodo e dei protagonisti mai veramente svelati. Nel primo, Una grande storia dimenticata. La vera storia delle foibe, racconta la sorte dei numerosi civili uccisi dai tedeschi destinati ad una sepoltura sommaria annullandone rispetto e la dignità. Nel suo viaggio dei ricordi, la Mellace si dedica a scoprire altri crudi aspetti dell’Italia fascista e lo fa con novizia di particolari sia in Delitti e stragi dell’Italia fascista dal 22 al 45, sia nel testo che parla della morte del Duce e del famoso oro di Dongo L’Oro del Duce.”
In questo libro I dimenticati di Mussolini, la scrittrice parla della triste sorte toccata ai 600.000 soldati che dopo l’8 Settembre del 1943, giorno dell’armistizio, rifiutarono di unirsi alle truppe tedesche pagandone le conseguenze con la vita. Gli IMI, cosi chiamati, erano i militari italiani internati come prigionieri di guerra, almeno cosi si sarebbero dovuti considerare per l’accordo di Ginevra, accordo che non fu mai rispettato dal Reich, per il quale, i soldati italiani risultavano essere solo dei traditori. Pur se apparentemente trattati, all’inizio, come prigionieri di guerra, ben presto, i soldati italiani furono confinati e trattati come disertori, furono segnati dai lunghi e assurdi viaggi nei vagoni verso la Germania, subendo vessazioni e umiliazioni di ogni genere, costretti a vivere sofferenze al pari di quelle riservate ai deportati nei lager nazisti, fatti lavorare fino alla fine della guerra senza che beneficiassero in alcun modo della tutela della Croce Rossa.
Dai dati storici in possesso, dopo la deportazione dall’Europa in America e Australia di una parte dell’esercito italiano, da parte degli alleati, risulta che, nell’autunno del 43, quasi l’intero esercito italiano fu annientato e fatto prigioniero, di questi 650 mila furono inviati nei lager e 200 mila riuscirono a fuggire rifugiandosi poi tra le fila dei partigiani.
Una pagina triste della nostra storia, dimenticata, messa da parte per mancanza di notizie certe, finalmente portata alla luce dall’intervento ricostruttivo dell’autrice. Con questo libro, riprende le redini dei ricordi per rispolverare la memoria collettiva su fatti che in qualche modo ci appartengono, un lavoro di ricerca storica importante, non solo per chi ha ritenuto di capire e difendere la memoria ma per tutti coloro che di queste persone hanno perso le tracce. Un atto dovuto, a mio avviso, che possa restituire, almeno con le parole scritte, quella dignità tanto vilmente strappata.
Giuseppina Mellace è nata a Roma nel 1957, di professione insegnante, è anche autrice di pièce teatrali, saggi, romanzi e racconti, soprattutto di tema storico. Ha scritto un romanzo a più mani con il laboratorio di Cinzia Tani. Per la Newton Compton ha pubblicato nel 2014 Una grande tragedia dimenticata, sull’eccidio delle Foibe, con cui nello stesso anno ha vinto il premio “Il Convivio” per la sezione saggistica storica; Delitti e stragi dell’Italia fascista e L’oro del Duce.