Fino alla fine, il nuovo romanzo di Angelo Mellone: uno squarcio di realtà!
Nei romanzi, spesso, vengono descritte quelle che sono delle situazioni realmente esistenti, naturalmente adattate al fatto che ci troviamo pur sempre in un libro e gli avvenimenti, quindi, vengono raccontati in modo come se prendessero forma agli occhi del lettore, così, appunto, quest’ultimo vive le scene vivide come le avesse dinanzi agli occhi. Ecco, caro iCrewer, Fino alla fine è una storia profonda, sincera, che non solo ti regalerà un’introspezione dei personaggi descritti ma ti permetterà di soffermarti su quelle che sono le condizioni del nostro Paese.
Leggiamo insieme la trama…
Taranto, in un futuro prossimo.
Dindo, Claudio e Valeria, detta Gorgo, hanno ormai passato i cinquant’anni. Si ritrovano a Taranto per partecipare al funerale di un vecchio amico. La piazza è piena di gente, e l’atmosfera è pesantissima, incattivita, lacerata, come si sono lacerati nel tempo i rapporti tra gli amici, tanto uniti in gioventù dalle comuni passioni, umane e politiche, quanto lontani e divisi oggi, sia per le strade diverse che hanno preso le loro vite, sia perché la loro amicizia si è frantumata contro il Siderurgico di Taranto, lo stabilimento più grande d’Europa: per alcuni la fabbrica va salvata a tutti i costi, perché non solo produce lavoro e benessere, oltre che acciaio, ma anche perché è un monumento insostituibile di memorie e di orgoglio operaio; per altri, invece, il Siderurgico è ormai solo il “Mostro” da chiudere, abbattere, cancellare, bonificare, perché con i suoi fumi avvelena e uccide. Fino alla fine è il racconto di sconfitte e tradimenti, di una generazione smarrita, incapace di invecchiare, e di un paese quasi al capolinea: mentre l’azione si svolge incessante, attraverso sapienti escursioni nel passato vediamo i quattro protagonisti crescere, cambiare, peggiorare forse, anche se l’usura della memoria, dei rapporti e della morale non li piegherà mai del tutto allo spirito del tempo. E assistiamo anche al cambiamento dell’Italia, ridotta a una comunità composta da una moltitudine di individui in retrospettiva, trasformata in nazione liquida, disillusa, spenta; un paese di partiti deboli e personalistici, dove l’ideologia ha lasciato il posto alla comunicazione, i partiti sono diventati proprietà privata di leader che hanno sostituito i militanti con i follower e la passione civile si è trasformata in una disperata forma di ultima resistenza all’omologazione. è un romanzo tanto travolgente e originale quanto profondo e toccante, nel quale le vicende umane dei protagonisti si innervano in quelle del paese. Fino al pirotecnico finale, in un futuro che, forse, è già presente.
Qualche curiosità sull’autore Angelo Mellone…
Angelo Mellone nasce a Taranto 1973, è giornalista e scrittore, ma anche dirigente del pomeriggio di Rai Uno. È stato editorialista e inviato di politica, cultura e costume per numerosi quotidiani nazionali. Autore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi. Ha conseguito il dottorato in sociologia della comunicazione all’Università di Firenze e insegna Comunicazione politica presso la Scuola di giornalismo della Luiss Guido Carli di Roma. Ha pubblicato diversi saggi di analisi dei partiti e di comunicazione politica su riviste italiane e internazionali, tra cui il più recente Dopo la propaganda (2008), ma anche un racconto su Rino Gaetano apparso nell’antologia Vite ribelli (2007). Tra i suoi scritti più recenti sono Il domani appartiene al Noi. Centocinquanta passi per uscire dal presentismo (con F. Eichberg, 2011), Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore (2012) e, con Marsilio, AcciaioMare. Il canto dell’industria che muore (2013). Per Marsilio, inoltre, ha curato Intervista sulla destra sociale (2002) e La destra nuova (con A. Campi, 2009), ha scritto Dì qualcosa di destra. Da «Caterina va in città» a Paolo Di Canio (2006Cara Bombo. Berlusconi spiegato a mia figlia (2008) e Romani. Guida immaginaria agli abitanti della Capitale (2012).
Un breve estratto concessoci del romanzo di Angelo Mellone…
«E pensò anche che quel bambino e il suo sguardo, sicuro e tronfio anche di fronte all’inconoscibile, gli somigliassero molto. Rivide se stesso mentre a otto anni spiegava a suo padre che il nome Giancarlo gli faceva schifo e, costasse quel che costasse, da quel giorno chiunque l’avrebbe dovuto chiamare Dindo. Un nome a cazzo che gli piaceva, l’altro puzzava del nonno morto. In quel periodo rifletteva sempre più spesso sull’evenienza e il mistero della paternità, e dunque il pensiero si fece quasi di materia. Avrebbe voluto un figlio così, forse. Forse.»
Questo romanzo ti ha incuriosito? Vorresti leggerne di più? Fino alla fine E’ già disponibile dal 24 settembre 2019!