Legami di sangue (titolo originale Kindred) è un libro di fantascienza scritto da Octavia E. Butler nel 1979 e ripubblicato lo scorso settembre da SUR, nella traduzione di Veronica Raimo. Il genere in cui è inserito il libro, però, non deve trarre in inganno: Legami di sangue è molto di più! È un libro sulla libertà, sull’importanza dell’uguaglianza, sulla società che piega il corpo ma non l’anima, sulle proprie radici e sulla pericolosità di essere persone istruite (perché sì, chi è istruito può ribellarsi e non può essere dominato con facilità come chi, invece, è costretto a vivere nell’ignoranza).
Inizio dalla copertina (progetto grafico di Falcinelli & Co): dopo aver finito il romanzo, guardala di nuovo perché non avrà più lo stesso significato di prima.
Legami di sangue: un viaggio tra la California del 1976 e il Maryland di inizi Ottocento
L’espediente narrativo usato da Octavia E. Butler è quello del viaggio nel tempo. Dana – donna, nera, istruita, libera – vive nella California degli anni settanta ed è sposata con Kevin – uomo, bianco, istruito, libero. A un certo punto, per cause ignote ma legate a una lontana parentela della protagonista, Dana viene trasportata indietro nel tempo finendo nel Maryland di inizio Ottocento. In questo Stato la schiavitù fu abolita solo nel 1864, e con una risicata maggioranza. Fino a quel momento, infatti, il Maryland faceva parte di quel blocco di Stati schiavisti a sud della linea Mason-Dixon e del fiume Ohio.
Quando Dana arriva nella proprietà della famiglia Weylin, i neri sono chiamati negri, non sanno né leggere né scrivere e sono schiavi, senza se e senza ma. Le donne – nere – sono relegate a occuparsi dei servizi. Se eri indisciplinata venivi mandata nei campi. Su alcune di loro, i padroni bianchi esercitavano il proprio potere per possederle e, quando si stancavano o la moglie bianca smetteva di sopportare la situazione, venivano vendute ai mercanti di schiavi. Se ti ribellavi erano frustate, se fuggivi venivi ucciso, o venduto, o fatto sbranare dai cani. Se partorivi dei figli – figli di schiavi – il padrone era felice perché aveva gratis nuovi schiavi, ma poteva venderli quando voleva: erano una sua proprietà prima che figli tuoi.
Dana arriva nel Maryland di inizio Ottocento in jeans e maglietta – vestita come un maschio, un fatto che nella California degli anni Settanta era del tutto normale –, sa leggere e scrivere, parla come un uomo bianco ma è una donna nera. Lo shock culturale è rovinoso: in un primo tentativo Dana cerca di essere solo una spettatrice di questa realtà retrograda, sapendo che prima o poi sarebbe tornata a casa. Ma i viaggi continuano, inaspettati e improvvisi, indecifrabili nei tempi di permanenza nel passato o nel presente. Il presente di Dana è il 1976, il bicentenario dell’indipendenza degli Stati Uniti, un anno che non è stato scelto casualmente per ambientare questo romanzo.
E così Dana si trova a subire, anche inconsciamente, una situazione che diventa giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, sempre più ingestibile e fiaccante per l’anima. Un fatto le farà prendere una decisione ardita, sofferta ma inevitabile, e quella sarà la sua ribellione, il suo grande no. Il primo, ma non l’ultimo.
La forza narrativa che Octavia E. Butler sfodera in Legami di sangue è devastante: senti crescere la voglia di ribellarti, l’incapacità di capire perché una situazione tanto assurda per i nostri occhi di cittadini del ventunesimo secolo sia nata e sia sopravvissuta per tanto tempo. Ma senti anche i colpi di frusta sulla schiena, la coercizione imperante della società in cui sei nato e il desiderio di fuggire da quella realtà, anche con la morte. Capisci che ci sono degli irrisolti giganteschi nella nostra società e ti domandi se le recenti morti di George Floyd o di Breonna Taylor (che hanno riportato il movimento Black Lives Matter nelle piazze di tutto il mondo) hanno radici così lontane.
Legami di sangue ti spinge ad andare oltre e a guardare in faccia quanto è ancora enorme la crepa da sistemare, una ferita che non è relegata a quel lontano Ottocento ma che ancora oggi, sebbene in modo diverso, pulsa nelle vene di questa società. Etnia, genere, classe: sono ancora motivo d’odio e di disuguaglianza e, nel 2021, come genere umano non ce lo possiamo più permettere.
Octavia E. Butler
Annoverata tra le più importanti scrittrici americane di fantascienza, Octavia E. Butler (1947-2006) ha vinto più volte l’Hugo Award e il Nebula Award, due importanti riconoscimenti per le opere di fantascienza. Oltre a Legami di sangue, SUR ha in programma di pubblicare anche la raccolta di racconti dal titolo Bloodchild.