Le Guide di Repubblica alla scoperta dei sapori e dei piaceri di Sicilia
In Sicilia il cibo è arte, è filosofia, è storia, è cultura. In Sicilia il cibo si riveste dei mille colori e dei mille sapori che caratterizzano l’isola nella sua interezza: da Capo Peloro, a Capo Passero, a Capo Lilibeo le tre gambe che si rincorrono attaccate alla testa della Medusa sicula, pur non incontrandosi mai, sono accomunate dai profumi che si sprigionano dalle cucine isolane. Una storia millenaria quella del cibo siciliano, una storia che insegue le dominazioni susseguitesi nell’isola che hanno lasciato tracce ed eredità nella cultura, nell’arte, nella lingua, nelle tradizioni e inevitabilmente anche nel cibo, mescolandosi agli umori del territorio e dei suoi abitanti.
Così i dolci siciliani racchiudono l’arte nella forma ridondante di arabeschi colorati delle cassate, della frutta martorana, della pasta reale, dei cannoli e di altre mille varietà dolciarie che a citarle tutte non basterebbe un intero articolo. Come anche i primi piatti dalla pasta con le sarde, alla pasta ‘ncasciata, a quella alla norma o agli anelletti al forno o alle varie tipologie di couscous del trapanese racchiudono la filosofia del “faccio di necessità virtù e mi arricchisco”, includendo anche in cucina l’apertura e l’accoglienza verso il diverso. Per non parlare dei secondi piatti di carne o di pesce. Un trionfo di storia tra tradizioni marine e montuose (strano a dirsi e a pensarci ma la Sicilia ha le sue belle montagne) che vanno dalle sarde a beccafico al cosciotto di agnello accupato sotto la brace.
E non mi dilungo oltre a parlare del cosiddetto street-food, il cibo di strada che tra Palermo e Catania, in competizione fra loro litigano fra arancini e arancine (di genere maschile per l’una e di genere femminile per l’altra e non si capisce bene il perchè della diatriba), è un piacere per il palato e per il folklore che porta con se. Che dire poi delle inimitabili granite messinesi al gusto di frutta, sormontate da montagne di panna e accompagnate dalle brioches con il tuppo o i sorbetti o i gelati… Una cultura gastronomica che procede di pari passo con l’evoluzione storica che l’isola ha avuto: fenici, greci, arabi, normanni, spagnoli, francesi tutti popoli che passando e sostando hanno lasciato tracce di in tutto, cromosomi compresi.
Una tradizione culinaria così ricca e articolata non poteva sfuggire all’attenzione di Repubblica che con le sue Guide eno-gastronomiche dedicate alle varie regioni d’Italia, attive già dal 2011, informa i lettori non solo su ristoranti e/o di luoghi di interessi di vario genere, ma sull’aspetto culturale delle stesse.
L’ultima Guida di Repubblica, in edicola dal 4 gennaio e presentata il 5 Febbraio presso la Feltrinelli, libri e musica di Palermo, è dedicata ai sapori e ai piaceri della Sicilia, come in sottotitolo di copertina e pone particolare attenzione al rapporto tra il cibo e l’isola del Mediterraneo con un percorso intessuto di intriganti approfondimenti.
La Guida 2020, ha una particolarità rilevante rispetto agli altri anni: i racconti d’autore. Scrittori siciliani come Roberto Andò, Nadia Terranova, Davide Enia, Silvana Grasso, Silvana La Spina, Gian Mauro Costa, Santo Piazzese e Cristina Kassar Scalia, sono stati chiamati con i loro racconti, secondo il loro estro e stile, a descrivere il loro personale rapporto tra Sicilia e cibo. Del resto gli scrittori citati godono di ottima compagnia da momento che il gran patrimonio culinario-tradizionale, non è certamente sfuggito in passato ad altri scrittori, così da Verga a Camilleri, passando per Tomasi di Lampedusa, la cultura della cucina siciliana è stata spesso trasferita su racconti, romanzi e finanche su quadri (Guttuso con La Vucciria ne è un ottimo esempio) e diffusa in tutto il mondo.
I racconti della Guida variegati, di stile e di generi letterari diversi, sono corredati da illustrazioni di artisti di formazione siciliana: letteratura, arte e cucina formano un trinomio in collegamento armonioso tra loro.
Nei contenuti della Guida, oltre i percorsi e gli itinerari più battuti, se ne ritrovano altri declinati in maniera diversa: non si tratta di itinerari classici, ma di inediti camminamenti a piedi che costituiscono una nuova tendenza che affascina molte persone che amano percorrere con le loro gambe i luoghi; insieme a questi anche itinerari sotterranei con un diverso e originale punto di vista.
Cu voli puisia venga ‘n Sicilia…
Così raccontava Ignazio Buttitta, poeta dialettale siciliano fra i più conosciuti, io parafrasandolo aggiungo “cu cerca arti, puisia e manciari bbuonu ‘nno piattu, av’ha veniri cca e s’inni va cuntentu, allittratu e chiattu”… E mi tocca tradurre per i nordici, pur se la traduzione rende molto meno del dialetto “chi cerca arte, poesia e cibo buono nel piatto, deve recarsi qui e ritorna (a casa) contento, istruito e grasso.