Lawmar & Emme, di Matteo Caldarelli ed edito da WritersEditor, è una di quelle storie caratterizzata da un iniziale ritmo pacato per poi riservarti delle sorprese che magari non ti aspetti. Una vicenda interessante che riesce nell’intento dell’autore di lasciarti quel qualcosa dentro.
Matteo nasce a Brescia il 4 novembre del 1995, i suoi studi lo vedono grafico, ma egli ha la passione per la scrittura e con le sue storie vuole, come detto, lasciare qualcosa a coloro che le leggono. Questo è il suo primo romanzo, ma nel 2018 due dei suoi racconti sono stati scelti per far parte delle raccolte Racconti Bresciani e I racconti di Cultora.
Lawmar & Emme, due ragazzi che dal nulla hanno fondato la loro Società che si occupa di finanziare, quindi elaborare e portare a compimento con l’ausilio dei loro laboratori, tutti quei progetti a loro sottoposti e ritenuti da loro stessi idee brillanti, insomma valide.
Ma cosa accadrebbe se, ad un certo punto, ad uno dei due venisse in mente di realizzare un progetto tutto loro? Un’idea grandiosa, alla quale mai nessuno aveva pensato e che potrebbe portare un beneficio all’umanità? Attorno al loro geniale lavoro, però, ci sono anche i fatti che riguardano le loro vicissitudini personali, ombre del passato che riaffiorano, conflitti interiori che non tardano a bussare alla porta, tanta suspense capace di tenerti per qualche pagina con il fiato sospeso.
L’eleganza della cover di Lawmar & Emme!
Sulla copertina possiamo ammirare un maestoso grattacielo, uno di quelli che sembrano toccare il cielo, la cima, infatti, è avvolta da bianche nuvole, come ad abbracciarlo; su una delle facciata due lettere in eleganti caratteri rossi: una L e una E, le iniziali dei nostri protagonisti. Sotto, ai piedi del palazzo, si estende la città, della quale ne sono sfumati i toni nei colori del bianco e del nero. Ho trovato questa cover prettamente attinente al libro, perché quell’imponente edificio è il simbolo di tutta la storia narrata, colui che, in fondo, ha un ruolo predominante in questa appassionante vicenda.
Il libro è suddiviso in tre parti che vengono rispettivamente nominate Atto I – Il progetto, composto da 13 capitoli, Atto II – Una vecchia conoscenza, composto da 8 capitoli e Atto III – Una ragione, composto da 5 capitoli; ciascun capitolo è a sua volta di lunghezza differente l’uno dall’altro. Il romanzo si presenta ben scritto, il linguaggio è pulito, scorrevole, alle volte si riscontrano termini tecnici dettati dall’argomento trattato: comunque niente di incomprensibile.
Si legge velocemente e senza concentrazione eccessiva, le pagine vengono girate senza che tu te ne accorga.
All’interno di ogni capitolo trovi, a mo’ di sottotitolo, il nome di colui del quale si narrano le vicende, inoltre, si scandisce l’orario degli eventi narrati, e talvolta anche le date: le ore assumono un ruolo centrale e catalizzante.
La narrazione si svolge in terza persona. Ci sono sbalzi temporali taluni brevi – ad esempio di due settimane, o di qualche giorno, o mesi – ma qualcuno di questi salti si presenta come più lungo, si compie un balzo all’indietro, con riferimento ad anni; in questo ultimo caso, possiamo parlare di digressioni anche di secondo grado perché l’evento passato ci viene raccontato nel dettaglio e questo fa sì che ogni tassello della storia trovi il giusto posto.
Spesso, in luogo del pronome Tu, per indicare la seconda persona singolare viene indicata la particella Te. Ci sono delle note a piè di pagina che l’autore usa per precisare un qualcosa che viene citato nel testo.
Perché leggere Lawmar & Emme
Quando ho iniziato a leggere il romanzo, ho immaginato che Lawmar ed Emme fossero due signori di mezza età, ma andando avanti nella storia ho compreso che al contrario si trattava di due ragazzi poco più che trentenni. Forse il modo come l’autore ce li descrive mi ha fatto propendere per la mia iniziale idea, perché, in fondo, si tratta di uomini sui generis, quasi fuori dal comune.
Entrambi così morigerati, pacati, disponibili verso il prossimo, due persone che ti farebbe piacere incontrare, ambedue legati da un passato che li ha accomunati e che, quindi, li ha resi indissolubilmente uniti. Uno dei due, però, convive con alcuni fantasmi interiori che si porta dietro e che, per un certo periodo, è riuscito a tenere a bada, chiusi in un suo personale cassetto; questi fantasmi del passato, però, riemergono costringendolo a sottoporsi agli stessi tormenti interiori: riuscirà l’uomo a superare questi malesseri interiori o penserà gesti irreparabili?
«Sta filando davvero tutto liscio… Cos’è che mi turba? Ho paura che mi sfugga qualcosa? No, lo so… e se poi finisce tutto? Non avrei qualcosa di rilevante su cui focalizzarmi. Al momento non credo di avere null’altro in mano su cui spostarmi in seguito. E poi potrei tornare a quelle cose… Lasciamo stare, tanto è presto, ancora dei mesi intensi che mi attendono.»
La storia, inizialmente, sebbene interessante per l’argomento insolito e non facilmente riscontrabile nei romanzi, pare ci voglia semplicemente rendere partecipi di ciò che questi due giovani e arguti ragazzi si occupano. Ad un certo punto – e senza che te lo aspetti – gli eventi prendono una piega diversa, si velocizza nel ritmo narrativo.
Nella vicenda principale, peraltro, si intercala un’altra storia che riguarderà personalmente Emme.
«E fu così che la donna cominciò a singhiozzare. Emme non poté non sentirla. Afferrò la sua tazzina e bevve un poco di caffè, assistendo nel mentre alla scena che aveva davanti: una donna che tremava mentre emetteva suoi che comunicavano sofferenza, era questo che quell’armonia musicale tirò fuori dal suo animo.
Ed Emme pensò, rifletté se poteva fare qualcosa per qualcuno con cui non aveva praticamente mai interagito e che aveva visto soltanto quattro volte.»
Il personaggio di Joel è qualcosa che non ti aspetti, giunge quasi dal nulla con quell’aria tenebrosa e pensi: come si collocherà in tutta la storia? Credimi, sarà una sorpresa!
Ho riscontrato una certa particolarità nei nomi dati ai personaggi – non solo a quelli principali, fatta eccezione per qualcuno -, nella località ove si svolge la storia – immaginaria – e persino l’unità monetaria di pagamento. Insomma è una città in tutto e per tutto con case, palazzi, giardinetti pubblici, chiese, ristoranti e auto, solo che, alle volte, mi è sembrato di trovarmi in un’altra dimensione, ma ad ogni modo non in senso negativo. Anche i dialoghi li ho trovati sempre pacati, mai concitati, nemmeno nei momenti di chiara suspense.
Spesso si specifica cosa i protagonisti, o comunque le persone con le quali interagiscono, consumano durante i loro pasti. Nel corso della storia troverai anche delle scene intime, talvolta descritte senza pudore ma mai in maniera volgare.
Lawmar & Emme un libro che bisognerebbe leggere anche e soprattutto per il profondo valore dell’amicizia che rispecchia e che trasmette: tutti noi dovremmo avere un amico come Lawmar o come Emme!
«Ci siano siamo promessi di esserci sempre e comunque l’uno per l’altro. Che ci saremmo aiutati l’un l’altro qualora uno di noi avesse avuto bisogno di aiuto. Questo foglio ne è il monito. Io posso fare qualcosa. Esserci…»