La letteratura è un fantastico gioco. Ma anche i giochi hanno delle regole, e tradire le proprie regole rompe l’incantesimo che fa credibile una storia.
Wisława Szymborska, una delle più grandi poetesse del secolo scorso, scrisse che la letteratura è, fu e sarà un gioco; ma i giochi hanno regole. Tutti i bambini lo sanno. E si domandava: come mai gli adulti lo dimenticano?
Ebbene, al momento della scrittura dei romanzi, ci sono delle premesse che vengono proposte come una forma di regole di gioco. Il genere, per esempio, è una di queste regole: ci avvisa in anticipo che tipo di storia aspettare. Anche se si possono fare delle mescolanze e trasgressioni, i generi ci danno dei limiti: non credo, per dare un esempio, che sia una buona idea mescolare hot romance con letteratura per bambini, per motivi ovvi.
Altre regole vengono messe dall’autore quando definisce il mondo in cui ci troviamo (se reale o fittizio, se serio o comico, se drammatico o intimo), le situazioni con cui si trovano i personaggi e, soprattutto, i personaggi stessi.
Bene. Giorni fa ho finito di leggere un romanzo e, anche se lo ho trovato divertente e sono rimasta con la voglia di continuare a sapere di più sui personaggi e la storia stessa, mi è rimasto un sapore amaro: l’autore aveva tradito le sue regole. I personaggi, anche se ben costruiti e interessanti, tanto che pensavi di trovarteli per strada, di colpo cambiavano e non agivano nel modo in cui avrebbero dovuto. Se una persona era onesta e manteneva la sua parola, ad un tratto non era capace di fare il suo dovere e cadeva in tentazione, non era più affidabile. Lo stesso succedeva con l’antagonista: se prima era intelligente e freddo, e aveva dei piani complessi ma fattibili, di colpo diventava affidabile, senza un piano preciso e persino nobile.
Nella scrittura sono possibili molte cose, si possono creare mondi magici e persino si può creare un universo dove non esista la gravità. Ma queste creazioni sono come bolle di sapone e tradire le proprie regole fa esplodere la bolla. Svanisce la magia. Finisce l’incantesimo. Quando finisce questo incantesimo, si può ancora godere un libro, sentirsi coinvolti nella storia, si può voler sapere come finisce una storia? Il gioco della letteratura ha bisogno della partecipazione dell’autore e del lettore. E ogni tanto gli autori dimenticano che non giocano da soli.