L’amore digitale è un racconto scritto dall’autrice Marika Speranza ed edito da Elison Publishing: questa storia, seppur breve, racchiude parecchi aspetti che oggi, considerata la società nella quale viviamo, assumono una collocazione ben precisa.
L’amore digitale: una cover che ci dice tutto in una sola immagine
Questa cover è intrisa di significato: una immagine che ci può fornire diverse chiavi di lettura, innanzitutto notiamo questo cuore rosso che abbraccia al suo interno una donna; è seduta davanti ad un pc e ha, come dire, uno sguardo sognante dinanzi al monitor: la mano destra a reggere il mento, la mano sinistra che digita sulla tastiera del computer.
Cosa possiamo dedurre? Il cuore ci indica l’amore, il pc riveste quel ruolo di protagonista che oggi, nell’era della tecnologia, ha: d’altro canto, quante sono le conoscenze che nascono grazie ad esso? Tra un mi piace lasciato per lanciare un imput e un commento per dare vita ad una parvenza di conversazione, può nascere davvero un’amicizia o addirittura l’amore?
In questa eloquente scena vediamo anche la donna: quale sarà il suo ruolo in tutto ciò?
Questa è la storia di Hope una bambina prima, che passa attraverso la fase dell’adolescenza e che diventa una donna. Una donna che ha sempre creduto ed aspettato l’amore quello vero, un uomo al quale donarsi completamente: cuore, mente e corpo, quell’amore che dura per sempre senza se e senza ma. Sarà davvero così per Hope? Troverà realmente l’amore che stava aspettando?
L’amore digitale: quanta importanza assume nella vita delle persone?
Il racconto non è suddiviso in capitoli, ma esso stesso è come se fosse un lungo, intero capitolo; la narrazione è in terza persona, benché le battute iniziali segnino un discorso in prima persona – come se fosse l’esternazione di un pensiero, di una riflessione – subito dopo prosegue – e così continua sino alla fine della storia – in terza persona.
Forse si tratta di pensieri della nostra protagonista, solo che non ciò non è molto chiaro.
Il linguaggio è lineare, pulito, scorre senza intoppi, qualche breve digressione durante il racconto si apre a mo’ di parentesi per spiegarci qualcosa in più sulla nostra protagonista.
«Hope approfittò del momento per correre via verso casa. Avrebbe voluto piangere, ma si trattenne perché non voleva raccontare nulla. Si vergognava e si sentiva sporca, la sua mente era terrorizzata da quello che aveva fortunatamente evitato. Fu un evento che non riuscì a dimenticare facilmente e che un po’ la segnò nell’approccio con i ragazzi.»
In questo libro troviamo Hope, che è la nostra protagonista non solo principale, ma quasi unica: vengono citati altri personaggi ma in maniera fugace, senza soffermarsi troppo sugli stessi. Essa è una donna che, delusa dall’amore, si lascerà andare, possiamo pensarla come un fiore che, privato della sua acqua necessaria, piano piano tenderà a piegarsi su stesso, perdendo prima uno, poi due, poi tutti i petali. Una donna remissiva al suo uomo, che benché insoddisfatta non reclamerà quell’amore desiderato per non perderlo, per lasciarlo ancorato a se stessa.
«Intorno a me solo il vuoto che si mescolava con i colori della natura e quell’infinità del mare che in lontananza richiamava i miei occhi neri. Stremata, finalmente mi adagiai su quel morbido letto di sabbia, in fondo la luna rifletteva la sua luce su quelle onde bizzarre che sembravano essersi quietate.»
Poi entra in gioco proprio quell’amore digitale, quello che oggi impazza, quello che anche solo attraverso un messaggio può regalarti un sorriso. E allora è qui che scatta la metamorfosi, è qui che la donna decide di ridarsi fiducia e ridarsi, soprattutto, se stessa: quella se stessa che stava abbandonando, quella se stessa che aveva perso e che adesso sta ritrovando.
Riscopre la beltà di essere donna, quella femminilità forse da troppo tempo sopita, quella speranza che ci insegna che non bisogna mai smettere di piacersi né di credere in se stessi. Questo è un primo aspetto sul quale il libro si concentra.
«Cominciò ad amarsi e quel corpo che si era lasciato andare negli anni, stava pian piano riprendendo le forme di un tempo, corpo e mente sembravano aver trovato un’intesa e questo grazie a lui.»
Un altro aspetto trattato è quello legato, appunto, a questi amori, se così possiamo chiamarli, nati attraverso uno schermo, attraverso quel frenetico digitare su quei bottoncini che sembrano prendere vita al nostro tatto, insomma, ci fa vedere come tutto ciò può regalare sorrisi, infondere fiducia e serenità.
Una cosa che mi ha colpito è il nome della protagonista Hope, che in italiano significa Speranza, proprio come il cognome della nostra autrice: sarà semplice coincidenza?
L’amore digitale per tutte quelle donne dismesse e che non credono che un giorno migliore possa esistere anche per loro: perché le donne dovrebbero sempre fiorire e mai appassire.