L’amante di Barcellona, di Care Santos per Salani, è uno di quei libri che ti affascina per la cover e ti intriga per la sinossi e poi lo cominci a leggere e dici ‘noooo, ma che fregatura’! Sì, lo ammetto, l’ho detto anche io, ma mai giudizio fu più affrettato. La letteratura contemporanea ci ha abituato a pretendere l’incipit con il botto, le prime pagine che catturano da subito e attanagliano il lettore per costringerlo ad arrivare all’ultima pagina in poche ore… per poi comprare un altro libro.
L’amante di Barcellona parte in sordina, bisogna fare qualche sforzo per lasciare che la storia penetri, che ci acchiappi e ci porti a camminare sulla rambla di Barcellona durante l’epoca napoleonica. Ammetto la mia ignoranza: per quanto sapessi che l’invasione di Napoleone in Spagna non era stata una passeggiata, non avevo idea delle ingiustizie e dei soprusi che i francesi hanno perpetrato a tutto spiano in nome di Napoleone. Esecuzioni sommarie, incarcerazioni immotivate, amanti e intrighi di potere, regali pregiati usati come moneta di corruzione.
L’amante di Barcellona, di Care Santos. Una passeggiata nella Spagna dell’800
Ma torniamo a l’amante di Barcellona: una scrittrice viene incaricata da una cara amica di ricostruire la storia celata in alcuni documenti storici, lascito del padre libraio e biblofilo. Si innesca così la ricerca di questo libro proibito e ambito, pagine erotiche, le memorie di una donna pubblica, scritto in francese e celato agli occhi dei più. Il genovese Brancaleone, arruolato nell’esercito del generale francese, lo rubò da una collezione di romanzi proibiti durante un saccheggio, senza sapere cosa stava facendo. Comincia per noi lettori la traversata di un secolo turbolento attraverso memorie e diari che la protagonista deve ricostruire. Un secolo fatto di rivolte e novità, di intellettuali e preti, dalla corporazione dei librai bibliofili, una sorta di loggia massonica che si contende i più rari pezzi di cultura della storia dell’umanità.
Il racconto non segue uno schema classico ma sparpaglia la narrazione rendendone protagonista ora questo ora quell’altro personaggio. Il rischio, più volte sfiorato, è quello di far perdere il filo al lettore, mescolare troppe carte e annoiare chi le deve tenere tutte in mano per seguire una storia complessa che è a metà tra il thriller, il romanzo di formazione e lo storico puro. La tensione rimane alta per via dei salti temporali, dai viaggi nella Spagna ottocentesca si passa con naturalezza alle ricerche della giovane scrittrice che con fatica riesce a ricomporre un puzzle di cui la storia ha mescolato le tessere. Unico filo conduttore, la storia di questo libro proibito, punta di diamante di una collezione di erotici, tra cui il fiorentino Boccaccio col suo Decamerone, che si perde nei meandri degli eventi storici.
Una lettura lenta, di quelle che necessitano tempo e pazienza, non solo per le seicento pagine abbondanti, ma per assaporare in pieno il gusto della storia. Non è un romanzo mordi e fuggi, non è un libro di consumo. L’amante di Barcellona non appartiene al nostro secolo, in cui la letteratura spazzatura, quella che pretende che un libro cominci con una scena di sesso improbabile e stereotipi buoni per il bidoncino dell’umido, viene usata per riempire il vuoto che abbiamo intorno. L’amante di Barcellona è un libro per chi di vuoti non ne ha, per chi si gode la lettura, per i bibliofili innamorati della Storia.