Dal 2020 ad oggi molte famiglie hanno dovuto affrontare il dolore per aver perso le persone care a causa del Covid: genitori, nonni, zii, amici. Sono trascorsi due anni e la pandemia ora è diventata endemica eppure tutta la tempesta che abbiamo affrontato ha lasciato dentro di noi degli strascichi e per alcuni dei traumi enormi.
Tra paure, depressione, incertezza del futuro, sfiducia e isolamento sociale molte famiglie si sono viste negare un addio alle persone strappate via da un mostro senza pietà.
Un virus malvagio che non ha permesso di dare un ultimo saluto, un abbraccio, un pensiero lasciando questi affetti volare via da soli, senza nessuno accanto a loro. Valentina Arci, psicologa e psicoterapeuta romana, spiega molto bene il fatto che il nostro cervello abbia bisogno di elaborare il lutto in alcuni passaggi fondamentali per ritrovare il nostro equilibrio mentale e rinascere piano piano. Sì perché non basta il tempo, non è funzionale come rammenta la dottoressa.
Quali sono alcuni di questi passaggi?
Il Covid e le fasi di elaborazione del lutto
Il lutto, viene definito dal punto di vista psicologico, come uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona o interno, come la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili.
Per superare una perdita, nel 1969 la psichiatra Kübler Ross elaborò la Teoria delle cinque fasi del lutto:
- Fase della negazione o del rifiuto: “non è possibile, non ci credo”: si tende a negare la perdita e rifiutare la realtà come meccanismo di difesa;
- Fase della rabbia: “perché proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmelo?” si può sperimentare ritiro sociale, solitudine e necessità di direzionare il dolore e/o la sofferenza esternamente o internamente, vivendo il lutto come un’ingiustizia;
- Fase della contrattazione o del patteggiamento: “se supero questo momento, non farò più errori” si cerca di riacquisire l’esame di realtà e trovare delle strategie per affrontare il problema;
- Fase della depressione: “non posso farcela, la mia vita così non va” si prende consapevolezza della perdita, pensando a cosa non si potrà più condividere;
- Fase dell’accettazione del lutto: “ora bisogna andare avanti” si arriva alla totale elaborazione ed accettazione della perdita, si comprende di non essere gli unici ad avere quel dolore e che la morte è inevitabile.
Quando questi passaggi vengono a mancare per una morte improvvisa o perché non è stato possibile dare un ultimo saluto perché, per esempio, la causa di morte era il Covid, una delle terapie consigliate è quella del ricordo della persona cara, anche con la fantasia, e la scrittura può avere un enorme potere di accettazione e consapevolezza di quello che è avvenuto, continuando a respirare. Un esempio è quello della scrittrice Veronica Polverari, a cui è mancata la madre per Covid, che ha deciso di scrivere una sorta di memoriale in suo onore.
La trama e gli estratti di Continuare a respirare
Mia mamma, quando capì che non c’era tanto tempo da perdere, si fece accompagnare al Pronto Soccorso da sua cognata. Rimase da sola. Partorì da sola. Alle 4:05 di un sabato mattina mi diede alla luce. Eravamo io e lei.
I miei cinquanta centimetri di pelle le si erano d’improvviso incollati sul petto. La mia testa con i capelli ritti poggiava sopra il suo seno.Realizzò quanto quella posizione fosse così naturale, così spontanea, così universale. Da quella piccola virgola ricurva di corpi che si univano, si sprigionava tutto il senso della vita, dell’amore, dell’intera umanità. In quell’incastro perfetto, la mia vita era affidata completamente a lei, come lei dipendeva ormai interamente da me. Io ero l’unica a cui lei poteva aggrapparsi per poter vivere in questa nuova dimensione.
Il libro che ti segnalo è intitolato Continuare a respirare di Veronica Polverari edito da Breedizioni, un romanzo che ha aiutato l’autrice ad affrontare lo sconforto per la perdita della madre, che si incentra sulle emozioni e sul fortissimo legame tra le due donne, che continueranno ad amarsi per l’eternità.
Ecco la sinossi!
Una dedica densa di emozioni. Una lettera che va oltre l’amore, oltre il dolore. Aurora e la sua Bibi, sono madre e figlia. Due persone unite da un immenso sentimento, un affetto che oltrepassa i legami familiari. Sono due cuori che convivono. Una vicenda narrata ai giorni nostri e che combatte i mostri attuali. E cosa c’è di più malvagio della pandemia che abbiamo vissuto negli ultimi anni?
Le due donne si trovano a combattere un nemico sconosciuto, un rivale orribile che non ha pietà. Il Covid non si ferma davanti agli affetti, non si arresta davanti alle lacrime. Bibi e Aurora sono chiamate a superare una prova difficile, la più dura. E la sconfitta sembra essere troppo vicina e drammatica. Pensieri, nostalgie e memorie di un passato insolito, a tratti burrascoso, sono racchiusi in un romanzo che è un inno alla vita e alla speranza. Una presa di coscienza sul fatto che anche chi non c’è più, camminerà per sempre al nostro fianco.
Conosciamo l’autrice Veronica Polverari
Veronica Polverari nasce nel nord Italia, che lascia durante l’infanzia per trasferirsi a Senigallia (AN) dove oggi vive. Intraprende gli studi scientifici, si laurea in Ingegneria Biomedica per poi lavorare nell’ambito del testing e della certificazione di prodotti. È moglie e madre e non avrebbe mai pensato di cimentarsi come scrittrice fin quando le parole non sono uscite di prepotenza dalla penna.
Continuare a respirare nasce dalla necessità di fermare il tempo dopo una sconvolgente esperienza vissuta nel 2021.