La vertigine che ho di te, di Gina Laddaga, edito da PubMe, collana Literary Romance è un romanzo breve ma intenso: una storia che ci pone dinanzi a variegate situazioni ognuna con un proprio percorso ma tutte collegate da un unico filo conduttore. Una di queste, nostro malgrado, è oggi tristemente nota, si verifica fin troppo di sovente, quasi fosse una sorta di abitudine… Confido nel fatto che, meglio prima che dopo, si riuscirà a debellare quella che è diventata quasi una consuetudine.
Gina Laddaga è una giovane autrice nata nel 1987, da sempre appassionata di serie tv e drama coreani. È una scrittrice per vocazione ed una blogger per passione. Gina si è fatta conoscere al pubblico letterario già dal 2009, ha difatti pubblicato, con delle case editrici indipendenti, un paranormal dal titolo Sognami e un urban fantasy dal titolo Moonstone, entrambi attualmente non più disponibili. Con il self publishing ha pubblicato Perfetta ma non per lui e Perfetto per lei, che appartengono al genere del contemporary romance.
La vertigine che ho di te: la cover
In primo piano possiamo osservare una donna e un uomo: entrambi sono persi l’una nell’altro, le loro labbra non si toccano bensì si sfiorano, trasudano amore, passione, tenerezza. Gli occhi di lei sono chiusi ma ciononostante puoi sentire il calore che emanano. Dettaglio importante – a mio avviso, e se leggerai il libro la penserai come me – la mano destra dell’uomo abbraccia delicatamente il collo di lei, indicando la sua protezione, come a voler dire ti proteggerò qualunque cosa accada. La mano sinistra di lei è poggiata delicatamente sul braccio di lui.
La vertigine che ho di te: quando la forza dell’amore ti aiuta a superare anche le tue paure più recondite
Questa è una storia che senti dentro, che ti arriva il cuore, che ti fa toccare il dolore, la paura, l’ansia di non tornare ad essere mai più la stessa persona, quella sensazione che non ti fa chiudere occhio, quel riflesso di te stessa che vedi allo specchio e che pensi non possa mai più tornare, quella morsa allo stomaco che ti fa pensare che tu non sarai mai la ragazza che eri un tempo, che qualcosa dentro di te si è inceppato, si è rotto e che mai più potrà essere rimesso in sesto.
Eppure… eppure così non è, perché se è vero che sul cammino della tua vita un evento forte, inaspettato, che pensi di non poter superare, ti ha colpita, come un uragano che spazza via ogni cosa incontri al suo passaggio, allo stesso modo, la vita può regalarti quelle speranze che restituiranno ai tuoi occhi quella gioia che avevi perduto.
Questa è la storia di Leda, una ragazza che ha subìto qualcosa che raramente si riesce a raccontare ed ancor prima ad accettare: pensi che se è accaduto una volta non accadrà più, pensi che se uno schiaffo è volato è magari colpa tua e che lui non voleva, pensi, insomma, che lui sia l’uomo che meriti, la persona che ami e che, a suo modo, anche lui ti ama.
E poi c’è Sebastiano, un ragazzo dal viso aperto e dall’animo candido, ma ci sono anche le tue paure, c’è la tua ritrosia, c’è l’ombra del passato che incombe, e allora cosa succede? Riuscirai a lasciarti andare? O il tuo incubo tornerà ad incalzare su di te, come nubi nere all’orizzonte?
Il libro è composto da 29 capitoli, all’inizio troviamo un pensiero dell’autrice, di seguito un verso tratto da Vulcano di Francesca Michielin. Un prologo ci racconta, a mo’ di incipit, come tutto ha inizio. I capitoli sono di varia lunghezza, dopo il prologo la narrazione compie un balzo temporale in avanti di ben quattro anni; i capitoli, al loro interno, vedono la storia raccontata, in maniera alternata, dai due protagonisti, Leda e Sebastiano, attraverso gli occhi di lei e di lui.
Apprezzo quando riesco ad avere il punto di vista di una stessa situazione da entrambi le parti, in questo caso però, alle volte, si è passati da lui a lei, e viceversa, in maniera repentina, dopo un periodo molto breve e ciò ha in questi casi generato in me una leggera confusione perché non riuscivo a cogliere nell’immediato di chi stessi leggendo la voce.
Dopo il capitolo 22 vi è un salto temporale nel passato, esattamente tre anni prima, possiamo quindi parlare di digressione. Al capitolo 28, poi, ci ritroviamo un anno dopo e il capitolo 29 – l’ultimo – fa un altro salto temporale in avanti di sei mesi; successivamente troviamo l’epilogo che però ci viene narrato da una persona che non è né Leda né Sebastiano, si tratta comunque di qualcuno vicino ad entrambi. Alla fine i ringraziamenti e la biografia dell’autrice. Qualche refuso riscontrato.
Il romanzo, benché breve, è concentrato: vengono affrontati – e quindi trattati – vari temi, come il rapporto madre – figlia, il rapporto tra fratelli, l’amicizia e prima fra tutte la vicenda strettamente personale di Leda. Potresti pensare che non si possano trattare tutti questi argomenti assieme, invece così non è: ogni argomento viene iniziato, sviluppato ed ha un suo epilogo.
I temi sono profondi, sentiti, e ti fanno comprendere quanto certe situazioni siano attuali più che mai, ma che, con forza di volontà e grazie alla vicinanza delle persone giuste, afferrando a quattro mani il grande rispetto che nutri verso te stessa, puoi riuscire a superare anche gli eventi che sembrano lasciarti sulla pelle delle cicatrici indelebili; piano piano, vedrai scomparire quei solchi per lasciare il posto alla tua pelle rifiorita.
Leda è la ragazza che ha saputo trovare non solo la forza in se stessa ma si è lasciata prendere per mano, ha stretto saldamente quella presa per non lasciarla andare più
Il paramedico mi sorrise «non ti preoccupare» e con gentilezza mi porse una giacca per coprirmi. Lui restò in maglietta, una t-shirt bianca sopra un paio di pantaloni arancioni con delle bande laterali caterinfrangenti color argento. Eravamo alla stessa altezza. Intravidi i suoi occhi di sfuggita, però. Sembravano chiari, forse azzurri.
Sebastiano, dal canto suo, è il personaggio che ho prediletto per la sua pazienza, la sua comprensione mista a caparbietà, per il suo essere fuori dal comune
«Mi sono chinato dietro il bancone dietro il bancone dove Sara stava illustrando a una ragazza dai capelli rossi la politica della palestra, quando ho avvertito un formicolio alla nuca. Il tempo di bere un sorso dalla bottiglietta d’acqua, dopo il secondo turno di cardio-fitness, e afferrare la salvietta che mi stava scivolando dal collo, che alzando lo sguardo per non poco non mi prende un colpo.
Lei è qui. Mi guarda. Io guardo lei, di nuovo. Capelli biondi, occhi color nocciola e lineamenti delicati che non si dimenticano tanto facilmente. La riconoscerei tra un milione: la ragazza di Pizza Speedy.»
Oltre loro, vari sono i personaggi presenti: questi vengono descritti in maniera accurata, ognuno con il proprio carattere ed il proprio modo di essere.
Amare è quella mano che si posa sulla tua guancia solo per accarezzarti, amare è quella mano che propende verso te per afferrarti quando stai per cadere, amare è quella mano che stringe la tua per accompagnarti nel cammino della tua vita e non lasciarti andare più.
«Sono qui per questo, per salvarti.» E sorride come piace a me. Perché se devo perdermi, voglio farlo in quel sorriso.