Ciao mio caro iCrewer, oggi ho deciso di parlarti di tutela dei diritti umani, della loro continua violazione e delle possibilità che ognuno di noi ha per rendere queste violazioni visibili al mondo intero.
I diritti umani nell’era digitale
Ancora oggi, nell’anno 2021, la violazione dei diritti umani è argomento di attualità. Purtroppo come sostenuto anche da Jean Hanburger, biologo francese, l’uomo come essere biologico è portato ad aggredire e soverchiare l’altro, a prevaricare per sopravvivere. Per questo motivo sin dall’antichità siamo abituati a studiare le guerre, le conquiste, la sottomissione di popoli meno sviluppati e lo sfruttamento.
Nonostante le centinaia di associazioni e gruppi a sostegno dei diritti umani, il loro rispetto non è spesso messo in pratica. Siamo tutti coscienti e al corrente della povertà in paesi come Africa e India, alle condizioni in cui verte la popolazione più indigente, eppure non siamo stati ancora in grado di escogitare, in accordo con le nazioni più potenti, interventi efficaci per dare supporto a queste persone.
Molti sostengono che questi comportamenti non sono eliminabili in quanto parte del nostro DNA, parte dell’istinto di sopravvivenza e della legge del più forte, siamo condannati a prevaricare l’uno sull’altro per poter spiccare e sentirci migliori.
Tuttavia credo fermamente che per poterci davvero definire un popolo erudito, dobbiamo innanzitutto permettere a ogni nostro simile di vivere in una situazione dignitosa, senza patire la fame o la miseria, senza la paura di poter perdere la vita per un banale raffreddore e senza la paura di poter saltare in aria per via di una mina antiuomo.
Come ci ricorda Nelson Mandela la lotta per la tutela dei diritti umani è lunga e piena di difficoltà, non ci si può fermare al primo successo che si ottiene, bisogna continuare per garantire a tutto il mondo la loro attuazione, scalando una collina dopo l’altra fino alla fine.
Violazioni gravi dei diritti umani le possiamo trovare anche nel nostro paese, nonostante la nostra arroganza nel definirci un popolo erudito, non siamo estranei a questi atteggiamenti spregevoli nei confronti di nostri simili.
Un esempio avvenuto in Italia è l’omicidio di Stefano Cucchi, geometra romano di 31 anni, deceduto a Roma a causa di pestaggi subiti dai carabinieri nell’Ottobre del 2009, mentre si trovava in custodia cautelare. Ci sono voluti dieci anni di processi e di dolore per la famiglia che, nonostante le evidenti prove sul corpo del ragazzo, inizialmente ha visto cadere tutte le accuse rendendo innocenti gli aggressori.
Grazie alla perseveranza dei suoi cari, in particolare della sorella, il caso di Stefano è diventato mediatico, attirando l’attenzione di personalità influenti che, davanti a prove inconfutabili, hanno mosso le acque riaprendo il caso fino alla condanna degli agenti coinvolti e non solo.
La vittoria, per modo di dire, è arrivata solo grazie all’approdo sul piccolo schermo della vicenda, quando giornalisti di tutto il mondo hanno fatto girare le foto inerenti le ecchimosi presenti sul corpo di Stefano e le condizioni in cui si trovava subito dopo la sua morte, hanno obbligato l’opinione pubblica a dare importanza a questo caso.
Su questo caso sono stati scritti molti libri come ad esempio la graphic novel, Il Buio. La lunga notte di Stefano Cucchi, di Emanuele Bissatini e Floriana Bulfon, illustrata da Domenico Esposito e Claudia Giuliani. La prefazione è scritta proprio dalla sorella di Stefano, Ilaria Cucchi.
Purtroppo non tutte le vicende di violazione dei diritti umani vengono rese note, la maggior parte, soprattutto quelle peggiori, sono ben nascoste, insabbiate, proprio per via della loro gravità. Nonostante questo la maggior parte della popolazione mondiale è al corrente di soprusi nei confronti di etnie diverse o di persone in situazioni di schiavitù e l’unica strada che bisogna prendere in considerazione è renderle note.
L’omertà, anche se dettata dalla paura, non ha mai portato a niente di buono, oserei dire che non ha fatto altro che peggiorare le già presenti problematiche.
La nostra generazione, sempre sui social e connessa alla rete, ha la possibilità di aiutare un’infinità persone in situazioni di pericolo e di bisogno, rendendo visibili le loro storie e senza girarsi dall’altra parte, solo in questo modo potremo sperare in un intervento dello Stato a tutela di questi soggetti. Non dobbiamo permettere a chi ha più potere di nascondere ciò che succede, ma collaborare creando una rete di persone, che attraverso una piccola condivisione, può sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno.
In conclusione, viviamo nel 2021, l’era del digitale, sfruttiamo il suo potenziale per fare del bene, aiutare e non solo per il mero divertimento.
Un abbraccio virtuale e buona lettura mio caro iCrewer.