La ragazza dai guanti bianchi di Leah Fleming, edito da Newton Compton Editori, è un romanzo che ho letto qualche tempo addietro, ma è una di quelle storie che ti restano dentro, volente o nolente, anche a distanza di tempo.
Sebbene si tratti di un testo oramai pubblicato più di un anno fa, a mio modesto avviso vale davvero la pena leggerlo: sia per la storia che viene narrata, profonda e commovente, che per il fatto che vede protagonista una donna la quale, seppur all’apparenza potrebbe apparire come fragile e delicata, in realtà mostra una forza indomita.
Perché leggere La ragazza dai guanti bianchi
Il ritrovamento di un diario risalente al 1725 porrà Rachel Moorside dinanzi ad una clamorosa scoperta: la storia di una giovane e straordinaria donna, sua lontana parente, vissuta secoli fa. E così Rachel, pagina dopo pagina, farà la conoscenza di Rejoice Moorside – chiamata Joy -, nome donatole dai genitori e che letteralmente significa gioire. La piccola Joy, suo malgrado, non godrà mai dell’amore paterno e materno avendo perduto prematuramente gli stessi.
Per la giovane donna, che appartiene al credo dei quaccheri ovvero agli Amici cercatori della verità, nulla sarà semplice, la sua sarà una vita fatta di violenze, umiliazioni, patimenti; nessuna carezza per la giovane Moorside, nessuna parola di conforto se non di rimprovero o di castigo; spesso nessuno prenderà le sue difese, ma ella troverà sempre la forza di non arrendersi, troverà sempre insito in sé quel coraggio che le permetterà di affrontare le avversità che la vita le frapporrà sul suo cammino.
Verrà di sovente additata come colei che sa solo combinar guai, o anche come una irrequieta, ma la sua anima non si piegherà al volere altrui, il credo religioso al quale appartiene, avrà una influenza predominante sulla sua vita, un credo che lei stessa spesso faticherà a comprendere, pur tuttavia restando fedele allo stesso.
L’unica sua vera ricchezza è rappresentata da un paio di preziosi guanti bianchi dalla rifinitura preziosa, lascito dei suoi genitori: una reliquia, quindi, che lei custodirà gelosamente, dono che difenderà con tutta se stessa.
Joy Moorside: è lei La ragazza dai guanti bianchi
Sono solita apprezzare e amare tutte quelle storie che vedono quali protagoniste le donne: donne che hanno difeso la propria vita, donne che non si sono mai arrese, donne che, con coraggio e prontezza di spirito, non si sono piegate al volere di chi, invece, avrebbe proprio voluto domarle. Donne che hanno realizzato i loro sogni a dispetto di chi non avrebbe scommesso su di loro nemmeno un centesimo.
Dico sempre che le donne sarebbero in grado di portare da sole tutto il peso del mondo sulle proprie spalle e, d’altro canto, il mondo è pieno di chiari esempi di come la storia sia fatta di grandi donne, solo per citarne alcune: Frida Kahlo, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Giovanna D’Arco e, vicina ai giorni nostri troviamo Malala Yousafzai. Insomma, celebri rappresentati del genere femminile che hanno dimostrato che l’essere donne non costituisce una marcia in meno, ma anzi in più, o che il fatto di appartenere al sesso femminile non significhi dover necessariamente chinare il capo, obbedire e stare fra le mura casalinghe a pensar solo a rintuzzare il focolare domestico.
No, tutt’altro! Queste – al pari di tutte le donne che chiaramente per motivi di spazio mi è impossibile citare – hanno sempre dimostrato l’indiscutibile energia che si cela dentro le donne, a prescindere dalla loro stazza fisica; le loro gesta sono state, e lo saranno per il futuro, un monito per tutte le donne di ieri, di oggi e di domani, per tutte coloro che anche solo per un istante hanno smesso di credere in loro stesse: perché la forza è donna – e per forza non mi riferisco alla possenza fisica, o quantomeno non specificatamente a questo –.
Rejoice Moorside – Joy – la incontriamo che è una bambina, poi cresce e diventa un’adolescente, infine una donna fatta e benché non le sia stato permesso di studiare è sempre stata un’appassionata del sapere, si è sempre data fare perché non restasse una giovane senza conoscenze: ha sofferto, è vero, ed io che ho letto quella appassionante storia ho spesso patito assieme a lei.
La stessa, però, è stata altrettanto ostinata, tenace, tanto che io stessa non avrei saputo esserlo – soprattutto in particolari situazioni piuttosto perigliose -.
La ragazza dai guanti bianchi non ha mai temuto per la sua incolumità, non ha mai pensato un solo istante di mollare, ha tenuto duro e alla fine… be’ se non hai ancora letto questo toccante romanzo non posso svelarti cosa accade alla nostra Joy né tantomeno servirti il finale così, su un piatto d’argento, ti ruberei quella suspense che è giusto che tu mantenga fino alla fine della lettura.
La ragazza dai guanti bainchi è una di quelle storie che solo leggendole comprenderai la bellezza dell’animo umano, femminile in particolare, una di quelle vicende che sentirai proprio dentro al tuo cuore ed anche all’anima.
«…fu allora che scorse l’indistinto profilo di qualcuno in un lungo mantello, che si condensò in una donna con indosso una di quelle cuffie amish, ferma a fissare le mura della cappella tenendo stretto al petto un libro.»