«Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre»
Caro amico lettore, sei una persona che ami dire la verità tu? O preferisci nasconderti dietro le bugie anche se dette a fin di bene? E come mai la gente, di sovente, preferisce mentire piuttosto che dire la verità? No, sta’ tranquillo, non è un interrogatorio e non ho alcuna intenzione di puntarti in pieno viso una lampada alogena facendoti ripetere «dimmi tutta la verità, nient’altro che la verità!»
Quello che ti ho citato su è un aforisma dell’illustre maestro Camilleri Andrea, e per me, tutto ciò che lui pronuncia o scrive, trasuda sapere e saggezza; ad ogni modo questa frase è tratta da uno dei suoi numerosi e celeberrimi romanzi dedicati al commissario più arguto e affascinate dell’Isola sicula: Salvo Montalbano, e il libro in questione è Un mese con Montalbano, una raccolta di trenta racconti ripubblicata nel 2018 da Sellerio, casa editrice che ha pubblicato tutti i libri di Andrea Camilleri.
In effetti, a ben considerare, non è mai semplice dire la verità ed in special modo alle persone che amiamo, soprattutto se si tratta di verità che potrebbero ferire o apparire scomode. E così alle volte preferiamo tacerla, questa verità, oppure la infiocchettiamo ad arte di modo che assomigli ad una finta – o mezza – verità, altre volte ancora prediligiamo mentire perché scegliamo la via che ci pare più comoda e veloce.
Pensiamo che una bugia detta oggi possa renderci, per assurdo, più sinceri agli occhi della persona che ci sta dinanzi, ma poi, presto o tardi, la stessa verità si ripresenta per fare i conti.
Le bugie sono sempre esistite, da che mondo è mondo; pensiamo a quanti avvenimenti ci sono stati raccontati, tramandati nel tempo e che noi abbiamo sempre creduto fossero veritieri. Per farti comprendere ciò che voglio dirti ti farò qualche esempio. Conoscerai di certo la celeberrima frase pronunciata da Maria Antonietta d’Asburgo, moglie di Luigi XVI, che alla notizia che il popolo fosse senza pane quest’ultima candidamente avrebbe esclamato «Se non hanno il pane, che mangino le brioche».
A quanto pare questa asserzione le è stata attribuita dalla storiografia rivoluzionaria prendendo spunto da una frase affine che Jean-Jacques Rousseau dedicò, nella sue confessioni, ad una non meglio identificata principessa: quindi, a quanto pare, non sarebbe stata Maria Antonietta l’autrice di quella locuzione.
Ancora, fino ad oggi tu, come me d’altro canto, ti sei crogiolato nell’idea che Albert Einstein fosse riuscito a divenire questo illustre scienziato nonostante le notorie carenze matematiche: ebbene, mi spiace disilluderti ma lo studioso non solo andava molto bene a scuola ma non fu mai bocciato in quinta elementare così come si racconta, era un rivoluzionario sì ma si mostrò studioso sin da piccolo.
Le menzogne o bugie che dir si voglia, quindi, sono sempre state esistite, ci sono state propinate magari sotto forma di leggende e sono state così tramandate nel corso dei secoli tanto da farcele credere vere, ovvero come fatti realmente accaduti.
È innegabile: tutti raccontiamo bugie, tutti nessuno escluso; dai bambini agli adulti e ogni classe di età le racconta per ragioni diverse, i bambini, ad esempio, le raccontano perché spesso temono le punizioni tanto che imparano a mentire veramente ad arte quando capiscono di aver commesso una trasgressione.
Come capire come comportarsi e che giusto peso dare nel caso di bugie pronunziate dai bambini? Ecco un libro che potrebbe aiutarti Le bugie dei bambini di Nessia Laniado e Gianfilippo Pietra «Le bugie, a volte, sono un male necessario, un modo per comunicare che ci aiuta a districarci nella vita quotidiana. Ma come stabilire i confini del lecito e della sincerità? Come dobbiamo comportaci di fronte ai nostri figli che negano anche l’evidenza? Questo libro ci aiuta a comprendere meglio il linguaggio di bambini (che varia molto con l’età), per capire il senso delle loro bugie, rispondere in modo adeguato e farli crescere sinceri, aperti, autentici.»
«I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere.» (Cit. Ernest Hemingway)
Secondo uno studio realizzato da Lewis M. e Saarni C nel 1993 è stato edotto che vi sono vari tipi di menzogne dovute a situazioni tra loro eterogenee; secondo i ricercatori si può mentire per timidezza: chi è timido tende a mentire di più rispetto ad una persona che, al contrario, è estroversa; ciò è dovuto alla poca considerazione e al senso di inferiorità che spesso accompagna le persone introverse. Vi sono poi le menzogne gratuite, quelle bugie che si raccontano per puro piacere, solo per il gusto di dare sfogo alla propria fantasia. Infine ci sono le menzogne che si raccontano per proteggere se stessi o gli altri, e forse queste sono quelle che più si avvicinano alle tipiche e notorie bugie bianche: in fondo, quante volte noi stessi preferiamo che ci venga detta una bugia piuttosto che la verità? E quante volte omettiamo la verità solo per proteggere chi per noi è importante?
Proprio come dice l’esimio Camilleri le parole che ci dicono la verità hanno una vibrazione diversa: la verità spesso ci può ferire come una lama di coltello e colpirci più forte di uno schiaffo, ed è più facile nasconderci dietro una bugia che apparentemente potrebbe salvaguardarci ma le parole dette con verità sono quelle che ci rendono uomini liberi.