Caro Lettore, la mia sempiterna passione per la lettura si accompagna a un altrettanto sempiterno amore per la musica. La musica è una costante che mi ha sempre accompagnata nella vita e che spesso si è rivelata un’ottima colonna sonora per le mie letture. Talvolta questi due mondi si incontrano, creando delle combo perfette e delle esperienze di lettura ancora più appaganti per gli amanti della seconda arte. Proprio per questo motivo, oggi voglio proporti quattro consigli di lettura, quattro romanzi che si incontrano con il grande mondo della musica.
Il primo romanzo che ti presento è di uno dei miei scrittori preferiti: Nick Hornby, tra le migliori penne del nostro secolo. Il suo è uno stile tutto all’insegna dell’ironia e le sue storie sono sempre accattivanti e appassionanti. Insomma, Hornby non delude mai. Nei suoi romanzi troviamo sempre dei riferimenti alla musica, ma uno in particolare spicca su tutti gli altri: Alta fedeltà, di cui è stato realizzato anche un film nel 2000, con protagonista John Cusack.
Guardiamo insieme la trama: «Trentacinquenne appassionato di musica pop, ex dj e attualmente proprietario di un negozio di dischi in cattive acque, Rob Fleming è pieno di interrogativi che lo inquietano. La ragazza lo ha appena lasciato; se per caso ritornasse, sarebbe capace di amarla totalmente, disperatamente come adesso? E inoltre: non farebbe meglio a smettere una buona volta di vivere in mezzo ai cd e a trovarsi un vero lavoro, a farsi una vera casa, una vera famiglia? In una Londra irrequieta e vibrante, le avventure, gli amori, la passione per la musica, i sogni e le disillusioni di una generazione ancora piena di voglia di vivere. »
Ma di Nick Hornby voglio presentarti un altro romanzo che si sviluppa su un forte rapporto con la musica. Sto parlando di Tutta un’altra musica. Questo romanzo si snoda sul binomio amore-musica, ma tratta anche del tema della creatività, nei suoi alti e bassi.
La trama di Tutta un’altra musica: «Ci sono coppie in perenne calma piatta. Annie e Duncan lo sanno bene. Convivono da quindici anni a Gooleness, torpida cittadina inglese sul mare, e la loro esistenza è scandita da qualche lettura in comune, l’uscita di un nuovo film, ogni tanto un concerto a Londra. Non hanno figli e nemmeno rischiano di averne, vista l’evanescenza della loro vita sessuale. Ma da un po’ di tempo Annie prova un impellente desiderio di maternità, mentre Duncan non fa che coltivare la sua unica, ossessiva passione: Tucker Crowe, cantante cult americano sparito dalla scena musicale intorno alla metà degli anni Ottanta. La venerazione per Tucker, condivisa via Internet da qualche centinaio di adepti sparsi per il mondo, assorbe ogni istante delle sue giornate; e Annie comincia a chiedersi che senso abbia continuare una relazione che forse è stata solo una perdita di tempo. In questa quiete inamovibile, a Duncan arriva per posta una versione inedita dell’album più famoso di Tucker. È la scintilla che innesca una serie di eventi inaspettati, che porterà l’insoddisfatta Annie a conoscere Tucker in persona.»
Un altro romanzo che rientra nel connubio musica-letteratura è Il gruppo di Joseph O’Connor. Si tratta di un romanzo profondo e appassionato, che resta impresso come capita con le più belle canzoni. Diamo un’occhiata alla trama:
«A Luton, cittadina industriale a cinquanta chilometri da Londra, Robbie Goulding e Fran Mulvey si conoscono al college e tra loro nasce una di quelle amicizie totalizzanti che segnano la vita. Robbie, di origine irlandese, viene da una famiglia lacerata da un terribile dolore; Fran, orfano vietnamita dall’infanzia travagliata, è un ragazzo ombroso e carismatico che gioca con la sua ambiguità anche sessuale. Quello che li accomuna è soprattutto la passione per la chitarra e la tendenza a vedere il mondo come un oceano di canzoni. È l’inizio degli anni Ottanta, e i modelli di riferimento sono David Bowie, Morrissey, i Velvet Underground. Insieme Robbie e Fran fondano un gruppo a cui si uniscono due gemelli di grande talento: la bella violoncellista Trez – l’amore segreto e irraggiungibile di Robbie – e suo fratello Seán, divertente e solare, alla batteria. Si chiameranno The Ships. In una vicenda che copre venticinque anni di musica e amicizia, allontanamenti e successi, il loro percorso è quello tipico delle rock band: droghe, trasgressioni e vita da strada, incontri con star del calibro di Patti Smith o Elvis Costello, le desolate periferie inglesi, la bohème dell’East Village newyorkese, i concerti all’Hollywood Bowl, fino a un’ultima magica notte a Dublino.»
Il quarto e penultimo romanzo che ti presento è opera di un grande autore nostrano. Di chi sto parlando? Di Alessandro Baricco e del suo Novecento, anch’esso adattato per il cinema con il titolo La leggenda del pianista sull’oceano.
La trama: «Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché.»
Infine, l’ultimo libro che ti voglio presentare è scaturito dalla penna di un altro grande scrittore del nostro secolo, Murakami Haruki, autore di un libro che gli amanti del jazz non potranno che amare: Ritratti in jazz
«Murakami Haruki ha gestito un jazz club per molti anni prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura: ecco, leggendo “Ritratti in jazz” si ha l’impressione di essersi appena seduti a bere qualcosa a uno dei tavoli del club mentre il grande narratore giapponese racconta e commenta quello che si sta ascoltando. “Ritratti in jazz” regala al lettore un Murakami allo stesso tempo inedito e riconoscibile. Riconoscibile perché il jazz, ancora più della corsa, è una delle passioni che formano l’ossatura stessa della sua opera creativa. I suoi romanzi sono ricchi di allusioni a dischi e musicisti: in un’ipotetica ricetta della poetica murakamiana l’ingrediente “jazz” non può mancare. Inedito perché mai come in questo libro si ha l’impressione di sentire la voce autentica e senza mediazioni narrative di Murakami, che conduce il lettore nel suo mondo più quotidiano e sincero. Con un tono amichevole e coinvolgente, privo di tecnicismi eppure capace di regalarci una serie preziosa di informazioni e curiosità, Murakami compone una playlist eccezionale che non solo ci racconta il jazz come mai l’avevamo ascoltato, ma ci svela anche il modo in cui l’autore di “1Q84” osserva il suo universo letterario e la realtà che lo circonda.»