Caro iCrewer oggi ti racconto una storia meravigliosa. Una di quelle che incuriosiscono, appassionano e scaldano il cuore. Una di quelle che in quest’epoca tanto smart colpisce l’anima per quanto sia legata alla tradizione: scrivere lettere seduti alla scrivania con carta e penna.
Ho scoperto questa iniziativa ideata da Sara Citterio, assessore alla cultura, istruzione, sport, politiche giovanili, pari opportunità e politiche temporali del comune di Giussano, in piena Brianza, a pochi chilometri dal capoluogo Monza, leggendo il post su Facebook in cui annunciava che avrebbe iniziato a scrivere lettere, e poi ovviamente a spedirle, a chi glielo avesse espressamente chiesto commentando o contattandola in privato.
Ti confesso che l’idea mi ha molto affascinato e quindi, dopo aver monitorato per qualche giorno l’evolversi della situazione, ho deciso di contattarla per farle qualche domanda, per avere maggiori informazioni e, più semplicemente, per confrontarmi e condividere con lei le motivazioni che l’hanno spinta a iniziare questa rete cartacea, oltre che conoscere le emozioni che questa corrispondenza le sta facendo provare.
Scrivere lettere nel 2020: l’idea di Sara Citterio
Non conosco bene Sara, ci siamo incrociati tempo fa durante una mia attività legata alla poesia, quanto basta per scambiarci il contatto sui social. Niente di più. Eppure questa storia mi sembra così bella e così significativa in questo momento così difficile che stiamo attraversando tutti, in Italia e in particolare qui in Brianza, terra da cui scrivo, che mi sembrava carino e doveroso darle spazio e farla conoscere anche a voi lettori affezionati di libri.iCrewplay.
Così, come detto, ho contattato Sara che, dimostrandosi disponibile e anche molto ben predisposta alla condivisione, mi ha raccontato per filo e per segno questa storia così particolare dello scrivere lettere agli amici:
Ciao Sara e grazie per la disponibilità. Come ti è venuta questa idea e soprattutto perché le lettere, mezzo bellissimo ma all’apparenza così tanto superato?
Ciao Stefano. L’ultimo anno è stato molto difficile per tutti e i rapporti si sono ridotti ai minimi termini anche con i migliori amici. Ci sono persone che ho visto solo una volta dal 2019 a oggi e altre che non sono proprio riuscita a vedere. Questa situazione pesa parecchio e di conseguenza ho cercato di immaginare a un modo per arrivare a loro. Scrivere lettere è stata la soluzione che ho trovato.
Questa è una pratica del tutto estranea al mondo dei social. Anche se poi ho lanciato l’idea attraverso quei canali, cercavo qualcosa che prima di tutto fosse fisico e non virtuale. Le lettere sono un mezzo che arrivano concretamente tra le mani di chi le riceve. I social sono strumenti che utilizziamo sempre più di fretta e con sempre meno attenzione, interagiamo scrivendo o commentando mentre facciamo altro. Le amicizie e i legami più veri, ma anche quelli più semplici, per me necessitano di più tempo e di una attenzione migliore. Nel momento in cui prendo carta e penna, mi siedo alla scrivania e inizio a scrivere, mi rendo conto di dedicarmi davvero alla persona che riceverà quella lettera.
C’è qualche richiamo ai tuoi anni da ragazzina? A quando ci si scriveva tra compagne di scuole o amiche?
No, in realtà non c’è un richiamo a questo (anche perché in effetti Sara è abbastanza giovane da aver vissuto la gioventù con i primi cellulari).
Faccio parte della prima generazione che si scontrava con l’utilizzo degli SMS, però ricordo che alle scuole medie scambiavo lettere con una parente alla lontana, anche se è stata una corrispondenza che è durata poco. In realtà l’idea di scrivere lettere si è accesa pensando a una amica che non vedo davvero da un anno; con lei nel periodo dell’Università, durante alcuni corsi che facevamo insieme, ci scambiavamo bigliettini. Questo aneddoto, legato alla voglia di raggiungerla, hanno dato il via a tutta questa iniziativa.
Nata quindi in principio rivolta agli amici, e poi allargata a chiunque avesse necessità e voglia di ricevere un sorriso scritto con carta e penna:
se volete scriviamoci e cerchiamo di trovare una positività diversa da quella da Coronavirus.
Ecco Sara, questa storia di allargare il bacino di amicizia via penna mi fa venire in mente tre cose: intanto che l’iniziativa ha avuto un buon riscontro, se hai la sensazione che questa storia possa allargarsi a macchia d’olio e quindi sfuggirti di mano e infine se ti hanno scritto davvero anche persone che non conosci benissimo, e in quel caso cosa vi scrivete?
Attualmente siamo in una trentina di persone. Non essendo io una persona molto social, non mi sono posta il problema di quanto potrebbe diventare grande, anche perché comunque tra le mie amicizie di Facebook ci sono soltanto persone con le quali ho avuto almeno un contatto vero nella vita reale. Il mio bacino di utenza è quello. Certo sarei molto felice se altri, che ora scrivono a me, iniziassero a crearsi un loro giro di amici di penna in modo da da far tornare un po’ di moda questa prassi così abbandonata.
Sono per lo più vecchi compagni di scuola, ma ci sono anche conoscenze più superficiali. In base al destinatario scelgo cosa scrivere, specie nella prima lettera. Con i vecchi compagni di banco è molto facile. Ora siamo sempre aggiornati sulle nostre vite attraverso i social, ma c’è un buco nelle nostre vite, quello tra la fine della scuola e l’avvento di Facebook che nessuno di noi conosce. Ce lo raccontiamo così. Scrivere lettere è anche un modo per conoscersi più a fondo.
Non penso a dove andrà questa iniziativa, voglio solo stare a vedere cosa succede.
Hai la percezione che tutto questo è qualcosa di magico? Queste sono cose che si vedono nei film. A tal proposito c’è un personaggio, che sia di cinema o di letteratura, a cui ti sei ispirata in questa avventura?
Non c’è un personaggio che mi ha ispirato. Però ti dico che quando ho ricevuto io la prima lettera in risposta alle mie mi sono sentita come Judy Abbot del romanzo Papà Gambalunga quando riceveva le lettere da parte del suo tutore.
Mi rendo conto che man mano che vado avanti l’entusiasmo cresce, che scrivere lettere mi fa stare bene e mi consente di staccare la spina dalla difficile realtà che ci circonda. In queste settimane mi sono accorta che l’iniziativa è percepita come qualcosa di magico dalle altre persone, in tanti mi contattano anche solo per complimentarsi per la mia idea.
Sono convinta che questa magia sia dovuta al fatto che quella di scrivere lettere è una abitudine che avevamo perso, e ripeto, avevamo perso anche l’impegno di dedicare del tempo alle persone. La corrispondenza prevede il rituale di scrivere, spedire e poi ricevere la risposta, che a sua volta compie lo stesso percorso al contrario. Si intuisce che le tempistiche sono diverse da un messaggino in cui si chiede “come va?”, e che l’attesa stessa di ricevere la risposta e trovarla nella cassette delle lettere è entusiasmante.
Inoltre attraverso le lettere ci si può permettere di andare oltre, di approfondire certi discorsi anche con persone che in realtà sentiamo tutti i giorni nel frastuono dell’immediato e del tutto subito.
E poi soprattutto serviva. Serviva per portarci fuori da questi meccanismi che stiamo vivendo dove tutto è bloccato e dove tutti ci sentiamo sempre più in difficoltà. Scrivere lettere è un modo per evadere e per trovare qualcosa di bello nelle piccole cose che forse sono quelle che ci possono salvare.
Sara io ti ringrazio, è stato davvero un piacere conoscere questa storia. Chiudo con una domanda simpatica: scriverai una lettera anche a Babbo Natale?
(sorridendo) Non scriverò una lettera a Babbo Natale perché ho una bimba che farà due anni proprio a dicembre e quindi Babbo Natale lo farò io. Io e il mio compagno ci vestiremo così per lei.
Mi riservo però di mandare biglietti di auguri, rigorosamente su carta, ai miei nuovi amici di penna.
CONCLUSIONE
Caro iCrewer perdonami se l’articolo è risultato molto lungo, ma credo sia stato molto piacevole conoscere questa storia che arriva dalla Brianza. Non ti è venuta voglia di metterti a scrivere lettere?
Ringrazio nuovamente Sara Citterio, che per cronaca è giusto ricordare essere assessore nella Giunta del Comune di Giussano, anche se questa iniziativa ha davvero poco a che fare con la sua carica istituzionale ed è invece figlia di una grande anima rivolta al bello.