La fabbrica di coccodrilli di Lukas Bernardini edito Elison Publishing è una storia che mi è piaciuta davvero tanto, per vari motivi. È una storia che parla, principalmente, di ragazzi, e quindi sembrerebbe rivolta direttamente a loro, ma in realtà può indirizzarsi benissimo anche – e soprattutto – agli adulti.
La fabbrica di coccodrilli: quel coccodrillo verde sulla cover!
La copertina del romanzo è molto simpatica: lo sfondo è bianco e in basso, dalla sinistra, entra in scena un coccodrillo verde. Cosa sarà mai questa fabbrica di coccodrilli? Non ti suscitano curiosità questo titolo assieme alla sua cover? A me ne hanno provocata parecchia!
Ci troviamo a Roma, il giovane Carlo Bugelli frequenta l’ultimo anno della scuola elementare; lui e i suoi compagni creano un gruppo eterogeneo e variopinto e tra loro c’è persino il ciccione Marrozzi, figlio di colui che gestisce una popolare catena di pizzerie, un uomo che ama il potere e la ricchezza e che si vanta di sfamare l’intera città con la sua rinomata pizza Marrozzi che puoi trovare in diversissimi gusti, leccornia per molti, desiderata da tutti.
Un giorno qualunque il ciccione Marrozzi si presenta a scuola con un bel coccodrillo al guinzaglio! Un coccodrillo, dirai tu, in una scuola primaria? Già, proprio così, un coccodrillo in carne ed ossa. Com’è possibile che si possa girare con un simile animale, dall’indole non propriamente pacifica, in una città come Roma? Be’, per scoprirlo non ti resta che leggere questa strabiliante storia.
«Ommadonna – pensai – è proprio un coccodrillo! E ci mancò poco che anche a me sfuggisse un “oooh!” come agli altri bambini.»
La fabbrica di coccodrilli: un fantastico viaggio tra fantasia e realtà
Il libro si presenta suddiviso in due parti, la prima parte di compone di due capitoli, all’interno della seconda parte vi sono periodi separati da simboletti che ti fanno intuire lo stacco nella narrazione.
Il linguaggio è semplice, ma coinvolgente, le descrizioni sono precise e dettagliate, tanto da figurarti le scene e/o i personaggi, o qualsiasi cosa venga descritta.
Nel libro, peraltro, essendo ambientato a Roma, vi è molto dell’idioma di questa città e questo non fa che conferirgli quella dose di simpatia e familiarità che te lo fa apprezzare ancora di più.
La storia, inoltre, non è ambientata ai giorni nostri, ma in una Roma degli anni ottanta, quindi va da sé che è come se facessi un salto temporale nel passato, quando i modelli delle auto erano ben diversi da quelli odierni.
La narrazione è in prima persona e ci viene raccontata direttamente dal protagonista: Carlo Bugelli.
Questo libro tratta temi attuali come quello politico, che fa da sfondo alla storia principale, e benché la storia sia stata ambientata negli anni ottanta, l’aspetto politico non è poi così dissimile dalla scena che questo occupa ai giorni nostri.
La storia principale, invece, se per un verso si presenta come veritiera, realistica insomma, tanto che in certe vicende ti ci puoi ritrovare, per altro verso è un vero e proprio viaggio nella fantasia, perché pensi che certe cose non possano davvero accadere nella vita reale.
Una narrazione divertente, che ti fa sorridere, raccontata con ironia, che denota come i ragazzi, spesso, ragionino e siano più maturi degli adulti. Un romanzo, insomma, che oltre a narrarti una piacevole storia, ti snocciola anche delle verità inconfutabili delle quali tu, lettore, non puoi che prenderne atto.
I personaggi che occupano la scena sono parecchi, per la maggior parte ragazzi, ma vi sono anche gli adulti che fanno da contrappeso alla prima presenza; il protagonista assoluto, nonché narratore come abbiamo su detto, è il giovane Carlo Bugelli, un ragazzo scaltro e sveglio, che sa quando intercalare la parlata tipica romana nei discorsi, che sa inventare delle scuse talmente sopraffine da essere preso sul serio così, su due piedi, un giovane al tempo stesso di buon cuore e dai sani ideali.
Mi è piaciuto molto questo personaggio, anche e soprattutto per la sua perspicace ironia
«A questo punto gli rispondo – Ma sai, Martinè, io ci sarei pure rimasto un altro anno, qua, ma siccome agli esami mi hanno promosso…»
Un’altra cosa che ho veramente apprezzato è che in fondo, lungo tutta questa storia, è stato dato risalto al rapporto tra Carlo e suo padre: si sono trovati complici e amici, hanno vissuto insieme delle esperienze quasi al limite della normalità, ma il loro rapporto si è rinsaldato, li ha uniti ancora di più.
«Poi scoppiammo a ridere che mia madre rientrò dal giardino pensando che fossimo impazziti. Be’, mi sa che proprio normali non siamo mai stati.»
La fabbrica di coccodrilli è una lettura che consiglio di leggere ai più piccoli, ma anche agli adulti e che alla fine ti regala anche una preziosa morale