La donna e lo sport, quanta strada è stata fatta! Probabilmente il percorso più arduo che la donna ha dovuto percorrere per conquistare il posto al sole. Una realtà difficile, impervia per i continui contrasti, le pressioni e le inevitabili contraddizioni da sempre tese a estromettere la donna dalle attività sportive. Almeno agli inizi del novecento queste erano le regole. Di donne negli stadi neanche l’ombra. Se poi la passione era di accostarsi all’agonismo tutto veniva amplificato da una plateale dichiarazione di estromissione dettata da un’inaccettabile sfiducia nelle capacità femminile.
La donna e lo sport, un costante desiderio di conquistare la propria identità
Non potevo certo non parlarne, soprattutto se in occasione della giornata a noi dedicata appena trascorsa. Mi sembrava doveroso. Certo sarebbe più giusto che gli omaggi fossero una buona abitudine quotidiana, ma è bene ricordare quanto la figura femminile nei tempi sia stato valore aggiunto. La voglia di andare avanti, non rinunciare a se stessa, la consapevolezza dei propri mezzi, ancora oggi, una lotta a viso aperto per le donne sottoposte a leggi rigide e prevaricanti.
In momenti non sospetti ti ho parlato delle donne ammesse, non ufficialmente, per la prima volta alle Olimpiadi di Parigi del 1900, le troviamo nelle gare di tennis, croquet, vela e golf. Nel 1908, a Londra, parteciparono 36 donne su 2008 atleti nelle gare di tiro con l’arco, pattinaggio, vela e competizioni con imbarcazioni a motore. La svolta arriva ai Giochi del 1912, a Stoccolma, quando le donne scendono in campo anche nelle competizioni di nuoto. La storia ricorda l’australiana Fanny Durack prima nei 100 m stile libero.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1920, finalmente le donne sono ammesse ufficialmente alle Olimpiadi di Anversa: un momento epocale per il movimento sportivo femminile. Tra il 1928 e il 1936 si aggiunsero gare femminili per le principali discipline olimpiche. Ondina Valla, a Berlino, proprio nel 1936, è la prima donna italiana a vincere un oro olimpico negli 80 metri ostacoli.
Dal 1968 al 2012 sono cambiate molte cose. Nelle Olimpiadi londinesi viene introdotto il pugilato femminile, l’unica disciplina riservata ai soli uomini, per la prima volta tutte le Nazioni iscritte presentarono almeno una donna nella loro delegazione. Anche i Paesi di fede musulmana hanno consentito la partecipazione di alcune atlete donne. Una vera e propria rivoluzione.
Anche ora non mancano gli esempi. Ti ho parlato di Lorena Ramirez, chiamata la maratoneta con i sandali, Kathrine Virginia Switzer, la prima a partecipare alla Boston Marathon, Alice Joséphin Marie Milliat, straordinaria atleta e dirigente sportiva francese nata alla fine del ‘800 e considerata la “Passionaria dello sport”.
La donna e lo sport, Maria Teresa De Filippis, una donna al volante della Maserati
A queste grandi donne voglio aggiungere Maria Teresa De Filippis, figura di una donna forte e coraggiosa, la prima donna a qualificarsi per un GP di Formula 1, al volante di una Maserati 250F. La sua è tra le tante storie incredibili da cui prendere esempio. Napoletana, nel 1948 partecipò alla sua prima vera gara.
A soli 22 anni vince la Salerno-Cava de’ Tirreni di 10 km, classe 500cc della categoria turismo, battendo decisamente i suoi colleghi maschi. Quella primissima vittoria accende la sua passione per le corse e l’anno successivo trionfa in diverse competizioni nella categoria 750cc.
Dal 1953 al 1954 passa a un Osca 1100 cc in cui vince la 12 Ore di Pescara, il Trullo d’Oro, il Catania-Etna e i circuiti di Caserta e Siracusa viaggiando al seguito di Luigi Musso. Nel 1955 Maria Teresa sale sulla Maserati 2000 A6GCS da lei definita
“una macchina potente con cui sentivo di poter fare qualsiasi cosa… e l’ho fatto“
Nel 1958, siede al volante di una Maserati 250F privata nel GP di Siracusa, un’esperienza indimenticabile…
“Il momento clou è stato quando sono salita in macchina, la Maserati 250 F1, a Siracusa, per l’omonimo Gran Premio. Il circuito passava vicino al cimitero e lì c’era una curva incredibile, il punto più difficile della corsa. Musso da buon maestro mi ha detto: “Esco per fare due giri, seguimi e guarda quello che faccio”. Era la prima gara che disputavo”
Sono partita, e quando sono arrivata davanti al Camposanto, c’era la gente che applaudiva. Continuando a girare mi dicevo “Dio, guarda come va Luigi, non si può andare così forte!” perché vedevo che non frenava.
Si arrivava lì, dove c’era tutta questa gente, che aspettava l’uscita di strada, perché era un punto pericoloso, e vedevo che Luigi entrava e non frenava. Una volta, due volte, e sempre mi dicevo: non è possibile, e… staccavo. A un certo punto mi sono detta: “Non posso fare la fifona, adesso… vado!” Per un pelo mi stavo… ammazzando. In effetti, nella mia ignoranza meccanica, arrivando dalle vetture sport io non sapevo che sulle F1 non c’erano gli stop… E’ stata una delle corse dove ho rischiato stupidamente”.
Dopo qualche settimana partecipa al suo primo Gran Premio del Campionato del Mondo di Formula 1 in Belgio. Solo Maria Teresa detiene il record, unico che non può essere battuto o addirittura eguagliato, di essere la prima donna a competere in Formula 1. Enzo Ferrari vedendola girare all’Autodromo ribadiva:
“Signorina De Filippis lei va troppo forte”.
Al Gran Premio del Belgio del 1958 sul circuito di Spa, la De Filippis, all’esordio in corsa nel mondiale, arriva al decimo posto, in tribuna il Re con la Principessa De Rethy è incredulo davanti alla grinta di una donna piccola, carina, ma inspiegabilmente forte come e forse più dei tanti uomini presenti. Maria Teresa è scomparsa nel 2016 a 89 anni e tutti la ricordano seduta nella splendida Ferrari d’epoca.
La donna e lo sport, potrei continuare a parlarne ancora e non mancherebbero esempi più recenti. Tra le vittorie ci sono lotte ancora da affrontare, alcune sono state superate, ha fatto clamore l’ingresso nel professionismo delle donne del calcio femminile. Un risultato atteso da tanto ma quanto tempo per raggiungerlo.