Caro iCrewer, siamo abituati a pensare ai libri come a qualcosa di prezioso di cui avere cura, da custodire. Il nostro personale teletrasporto verso mondi che non potremmo altrimenti raggiungere. Tuttavia, non sempre è questo il caso e ciò che avvenne a Berlino, nella Bebelplatz ne è un esempio.
Attraverso la carta stampata è possibile veicolare idee, pensieri, notizie, ricordi, storia. Leggendo le persone imparano, ampliano i propri orizzonti. Trovo che sia una delle libertà e uno dei diritti più importanti, la base della società odierna. Tuttavia non è di certo una novità che, soprattutto in regimi di governo totalitaristi, si ricorra alla censura per cercare di uniformare il pensiero della popolazione. E quando il veto non è sufficiente, si passa ai modi di distruzione che rimangono più impressi nei ricordi collettivi. In primis il fuoco.
Cosa accadde in Bebelplatz?
Ed è proprio per questo motivo che la Bebelplatz – prima Opernplatz – è conosciuta. Tra le vie del centro di Berlino, a pochi passi dal viale principale Unter den Linden, nel quartiere di Mitte, infatti, il 10 maggio 1933 un gruppo di giovani appartenenti all’Associazione degli studenti tedeschi decise di bruciare al rogo oltre 25.000 libri, tutti considerati “non tedeschi”.
Opere di tutti i generi, non solo di autori ebrei, ma anche narrazioni, poesie, saggi, articoli che si scagliavano contro i principi fondamentali del Nazionalsocialismo.
Nella Buchverbrennung – il rogo dei libri, in italiano – peri’, tra gli altri, Niente di nuovo sul fronte Occidentale, di Erich Maria Remarque, in cui il tema della guerra è trattato in modo critico, tutt’altro che idealizzato. Viene condannata la violenza e denunciata la falsità degli ideali che venivano inculcati alla generazione giovani che finì per arruolarsi volontaria nella Grande Guerra.
Altro scrittore che ha visto le sue opere finire in cenere è Erich Kästner, meno conosciuto, ma autore di racconti per bambini molto divertenti come Emil e i detectives o Il 35 di maggio, ovverosia Corrado cavalca Verso l’Oceano Pacifico.
I nomi celebri che subirono lo stesso trattamento sono moltissimi: Bertold Brecht, Karl Marx, Arthur Schnitzler, Ernest Hemingway, Albert Einstein, Alfred Döblin, Charles Darwin, la lista potrebbe continuare ancora a lungo.
Per ricordare quella che gli storici stimano essere stata la più grande distruzione di libri della storia, nel 2008 venne costruito in Bebelplatz un memoriale, a opera di Micha Ullman: sulla pavimentazione della piazza si apre una finestra di cristallo che consente di guardare 50 metri quadrati di scaffali vuoti, una biblioteca senza libri.
Non è certo il maggior crimine commesso dal Nazismo, ma distruggere libri, distruggere memoria e cultura, non impedisce semplicemente lo sviluppo delle idee, bensì rende impossibile, a coloro che si trovano in un momento di caos, ritrovare la propria identità.