“È con grande dolore che io e i miei fratelli annunciamo che Kirk Douglas ci ha lasciati oggi, all’età di 103 anni. Per il mondo era una leggenda, un attore dei tempi d’oro del cinema, che quei tempi li ha vissuti pienamente. Un uomo che per tutta la sua vita ha lottato per ciò in cui credeva, per la giustizia, ed è diventato un modello per tutti noi. Ma per me e i miei fratelli era semplicemente un padre. Per Catherine un meraviglioso suocero. Per sua moglie Anne un fantastico marito“. È così che Michael Douglas annuncia la morte del padre, Kirk Douglas, che ci ha lasciati il 5 febbraio, all’età di 103 anni.
La vita
Issur Danielovitch, vero nome di Kirk Douglas, nasce ad Amsterdam, nella contea di New York, da genitori bielorussi in fuga dai pogrom più tremendi della storia, al tempo dello zar Nicola II. Questa è la prima grande ondata migratoria di ebrei russi negli Stati Uniti che, fra l’altro, hanno contribuito in maniera decisiva proprio alla grandezza di Hollywood. Dopo aver combattuto in marina la seconda guerra mondiale, Douglas inizia a lavorare in teatro; recita a Broadway, ma presto approda al cinema. In circa sessant’anni, Kirk Douglas ha lavorato coi più grandi registi di Hollywood, fra i quali Stanley Kubrick, Joseph L. Mankiewicz, Billy Wilder, Vincente Minnelli, Elia Kazan, Brian De Palma e anche col regista italiano Mario Camerini che gli ha fatto interpretare Ulisse nella sua Odissea. Ovviamente Douglas ha interpretato i ruoli più diversi, ma i film nei quali rendeva meglio, e per i quali era ricercato, erano quelli di azione. È stato Ulisse, come abbiamo appena detto, capitano Nemo, cow boy buono e cattivo in una gran quantità di film western, soldato, poliziotto, ecc. Ma il ruolo per il quale sarà sempre ricordato è quello di Spartacus nell’omonimo film di Kubrick, col quale aveva già girato Orizzonti di gloria, che rappresenta il suo vero capolavoro. Nella sua carriera ha avuto anche la soddisfazione di girare un film con suo figlio Michael, Vizio di famiglia, nel quale recitavano i ruoli di padre e figlio. Dopo che si è ritirato dalle scene, alla tenera età di 92 anni, è stato attivo in rete. Col suo blog si è battuto per indurre gli USA a chiedere perdono per la schiavitù alla quale ha costretto le genti deportate dall’Africa e per le ingiustizie che continuano a subire gli afroamericani, segno che il vecchio Spartaco ruggiva ancora dentro il suo corpo centenario.
Kirk Douglas scrittore
Kirk Douglas ha avuto una storia molto particolare, tanto che la sua vita potrebbe quasi sembrare un film e lui uno di quei personaggi eroici che doveva interpretare sul grande schermo. In The Ragman’s Son (1988), la sua autobiografia, Douglas parla di sé e del suo mondo, partendo dalla sua infanzia umile fino ad arrivare al grande successo di Hollywood. Una autobiografia tutt’altro che scontata, in cui l’attore esce completamente allo scoperto e si racconta con grande sincerità. Nel 2001 torna a parlare di sé e in particolare delle sue origini ebraiche con Climbing the Mountain: My Search for Meaning. Nel 2014 e nel 2017 pubblica due libri, Life Could Be Verse: Reflections on Love, Loss, and What Really Matters e Kirk and Anne: Letters of Love, Laughter, and a Lifetime in Hollywood, per raccontare, attraverso fotografie, poesie e tante lettere, la sua storia d’amore lunga quasi settant’anni con la produttrice Anne Buydens.
Nel 2012, in occasione dei 50 anni di Spartacus, celebre film di Stanley Kubrick, pubblica I Am Spartacus!: Making a Film, Breaking the Blacklist, un libro immancabile per ogni cinefilo che si rispetti, in cui Kirk Douglas parla della lavorazione del film e racconta tanti retroscena interessanti.
La scrittura per Douglas è una vera e propria passione, non un semplice mezzo per per parlare di se stesso. Nel 1997 pubblica il suo primo libro per bambini, The Broken Mirror, che racconta, anche se con toni leggeri, la storia di un ragazzino ebreo che si trova costretto ad affrontare gli orrori dell’Olocausto, nella Germania degli anni ’40. Nel 1999 arriva un altro romanzo per bambini, Young Heroes of the Bible, in cui Kirk Douglas reinterpreta cinque storie del vecchio testamento. I primi anni Novanta, invece, sono segnati dall’uscita di tre romanzi dalla trama pseudo rosa, Dance With the Devil (1990), The Gift (1992) e Last Tango in Brooklyn (1994), che vengono ben apprezzati dal pubblico (chissà se perché effettivamente validi o solo perché scritti da Kirk Douglas).