Juan Ramón Jiménez Mantecón nacque a Moguer, in Spagna, il 24 dicembre del 1881 e morì San Juan, Porto Rico, il 29 maggio del 1958.
Egli fu un poeta spagnolo che ricevette nel 1956 il Premio Nobel per la letteratura.
Juan Ramón Jiménez: entriamo nella vita di questo grande poeta
Juan Ramón Jiménez, come detto, fu un grande poeta spagnolo, ove la dedizione e l’amore per la poesia e per la letteratura si insinuarono in lui sin da piccolo.
I genitori si occuparono del commercio del vino ed erano quindi piuttosto abbienti. Juan iniziò a studiare a Moguer, distinguendosi nello studio anche per gli alti voti riportati. All’età di undici anni venne spedito a studiare nel collegio di Puerto Santa Maria, un istituto di gesuiti.
Qui, il ragazzo soffrì parecchio per la lontananza dai suoi affetti. Terminati questi studi, nel 1896 il padre lo spinse a iscriversi presso la Facoltà di diritto: studi che però il giovane non sentì come propri, quelle materie non appartenevano al suo essere, così decise di abbandonare lo studio del diritto per dedicarsi a ciò che amava: la scrittura.
Il poeta iniziò quindi a pubblicare alcune delle sue poesie. Egli tornò di tanto in tanto al suo paese natìo, Moguer, e vi farà ritorno, in particolare, in occasione della morte del padre. La dipartita del genitore non fece che acuire la sua paura per la morte, lo gettò nello sconforto e persino in una lieve depressione.
Proprio per tale ragione, la famiglia decise di farlo curare in una clinica nei pressi di Bordeaux. Juan, quindi, iniziò a viaggiare tra la Svizzera e l’Italia. Nel 1902 il poeta sembrò ristabilirsi.
Juan Ramón Jiménez amò le donne, ebbe delle storie importanti, ma la donna che lo accompagnò per il resto della sua vita fu Zenobia Camprubí Ayamar, scrittrice spagnola, nonché sua collaboratrice, che il poeta prese in moglie nel 1913.
I coniugi, nel momento in cui scoppiò la guerra civile in Spagna, nel 1936, compirono un gesto più che lodevole, ovvero decisero di dare rifugio a numerosi bambini rimasti orfani. Decisero poi di trasferirsi a Washington, dove si occuparono di impartire lezioni all’Università.
Successivamente, nel 1950 i Juan e Zenobia si stabilirono a Porto Rico. La moglie, malauguratamente, morì pochi giorno dopo l’investitura di Juan del Premio Nobel che, come detto, avvenne nel 1956.
L’uomo soffrì moltissimo per la perdita dell’amata moglie, una sofferenza che non gli permise di ristabilirsi e, difatti, solo due anni dopo, anche il poeta morì e la sua salma venne ricondotta nel paese natìo.
Juan Ramón Jiménez fu un uomo che patì parecchio per la lontananza dal suo paese, ricordato come un bambino melanconico e la paura costante per la morte. Ciononostante la moglie, l’amore per la poesia riuscirono ad attenuare questo suo malessere.
Juan Ramón Jiménez: le sue opere
Jiménenz partiva dalla bellezza, considerata come sinonimo di precisione, così da volgere la sua poesia alla ricerca dell’amore, dell’arte.
La sua produzione letteraria può essere suddivisa in tre fasi, fasi che peraltro corrispondono a momenti della sua vita, ovvero: sensibile, intellettuale e del vero.
La prima fase, quella sensibile, va dal 1888 al 1916, un periodo nel quale egli si ispirò a movimenti come il Modernismo e il Simbolismo e prese a modello Gustavo Adolfo Bécquer. La sua poesia, in questo momento della sua vita, fu caratterizzata dal sentimento, dalle emozioni, ma anche da riferimenti all’erotismo.
Tra le opere di questo periodo possiamo citare: nel 1903 Arie Tristi, nel 1914 abbiamo la sua famosissima Platero e io e nel 1916 Estate.
«Platero, minuto, peloso, soave, è un asino che ha l’acciaio dentro, acciaio e argento di luna fusi insieme. Juan Ramón, suo compagno di viaggio, è un poeta, uno dei grandi poeti spagnoli. L’uomo e l’asino, muovendo da Moguer attraverso la campagna dell’Andalusia, lambita dal palpitante oceano, camminano fianco a fianco.
È un magico viaggio, restituito in centotrentotto istanti che toccano il cuore, tanti sono i brevi capitoli che compongono questa elegia andalusa di rara bellezza, dove una natura potente si intreccia con i paesaggi dell’anima.»
La seconda fase, invece, è quella intellettuale, quando Juan fece il suo ingresso in questa fase, ebbe già abbandonato il movimento del Modernismo. Come si caratterizzano le sue opere in questa nuova fase?
Innanzitutto, questo periodo andò dal 1916 al 1936, ed è la fase nella quale si dedicò a letterati come Emily Dickinson e William Blake, per citarne alcuni.
Le sue opere, in questo momento della sua vita, mostrarono una crescita spirituale del nostro poeta, una sua maggiore profondità e maturità. Ed è proprio in questa fase che incentrò le sue opera nella bellezza, ma altresì nella purezza, lasciandosi andare alla scrittura di versi liberi.
Tra le opere di questo periodo possiamo ricordare: nel 1916 Diario di un poeta appena sposato, nel 1919 Pietra e cielo.
Lasciata la fase dell’intellettualismo, giungiamo quindi nella terza e ultima fase: quella del vero. Cosa accade a Juan Ramón Jiménez in questo periodo?
Questo periodo andò dal 1936 al 1958 ed è un momento nel quale continuò a imperare la bellezza, così come la perfezione. Ma è altresì una fase nella quale egli tese molto alla spiritualità. Ciò, a ogni modo, fu dettato dal fatto che l’eterno rivestì una importanza fondamentale per lo stesso.
Opere di questo periodo sono: nel 1949 Sfondo animale, nel 1948/1949 Desiderare e desiderare Dio e nel 1957 Terza antologia poetica.
Per il poeta ciò che viene scritto è destinato a permanere in eterno, e con la poesia, egli ha cercato di trasmettere ciò, proprio perché nella poesia viene immortalata la realtà con tutte le sfaccettature che la caratterizzano.
Juan Ramón Jiménez è stato un grande poeta che, come molti altri letterati, ha mostrato quella rara e preziosa sensibilità che lo ha reso unico: un poeta senza tempo che dovrebbe essere conosciuto non solo dalle generazioni passate, ma persino da quelle future.