Un viaggio alla scoperta della letteratura con il coinvolgimento della musica e della poesia.
La musica — diceva Aristotele (filosofo greco del IV sec. a.C.) — non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici, poiché può servire per l’educazione, per procurare la catarsi e in terzo luogo per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo.
L’incrocio della letteratura con la musica e la poesia è un tema trattato da sempre, sin dall’antichità. Esistono documenti che risalgono ai tempi della Grecia Classica, e altri che, nelle epoche successive confermano questo particolare sodalizio.
Musica e Letteratura un connubio dimenticato
E’ un argomento che non finisce mai di affascinare e la sua trattazione necessita di approfondimenti; qui ci piace portare alla tua attenzione, caro iCrewer, il connubio che lega questo filone alle diverse forme di arte che spaziano tra musica, poesia e, perché no, anche con altre forme d’arte, come il cinema, i videogiochi. Tutti ricordiamo l’assegnazione del Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, che tanto ha fatto discutere e di cui si è tanto scritto, dimenticando, forse, che il racconto orale nella sua funzione di memoria storica collettiva non poteva esistere senza l’accompagnamento sonoro. Perché’ la musica, o meglio, il ritmo, è stato uno dei primi mezzi di comunicazione esistenti, Le parole sono arrivate dopo a specificare e chiarire. E troviamo allora la “mousiké”, poesia cantata dei greci, l’Ars nova dei madrigale e delle ballate, ed ancora le canzoni di Petrarca, e più tardi il melodramma e poi l’opera, il romanticismo e le canzoni popolari.
La magia del legame tra queste arti si realizza al massimo quando, con una canzone, si vuole raccontare un componimento letterario, per dargli una nuova interpretazione ed anche una nuova vita.
Artisti di tutto il mondo hanno dato voce, in musica, a capolavori del firmamento letterario ed anche la musica italiana è partecipe di questa bellissima commistione.
Primo fra tutti troviamo De Andrè, che con il suo Album “Non al denaro, non all’amore né al cielo” celebra “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters; con “S’i fossi foco“, in Volume III (del 1968) musica il celebre sonetto, con lo stesso titolo, del senese Cecco Angiolieri e un brano tradizionale francese del XIV secolo, “Il re fa rullare i tamburi“; la sua musica è una poesia di parole significative e significanti, come “Papaveri Rossi” de “La guerra di Piero”: “Dormi sepolto in un campo di grano/ non è la rosa, non è il tulipano/ che ti fan veglia dall’ombra dei fossi/ ma sono mille papaveri rossi”.
Nei testi musicali s’inizia a parlare delle lunghe barbarie condotte nel ‘900 si ha testimonianza con Francesco De Gregori, ove il testo si riempie di metafore e di forme di difficile comprensione. A tal proposito Paolo Conte definisce De Gregori come “un autentico pioniere della critica e della saggistica nel mondo cantautorale”.
Francesco Guccini, che con “Gulliver” rivisita le avventure del Lemuel Gulliver di Jonathan Swift. Ancora Guccini, con Ophelia, dall’album Due anni dopo del 1970, porta in musica il personaggio dell’Amleto di Shakespeare; ma non sono, questi, gli unici riferimenti letterari del cantautore romagnolo che si dedica anche al “Il Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, e a citazioni tratte da Don Chisciotte, Madame Bovary e dall’Odissea.
Una citazione di Baudelaire la troviamo in Franco Battiato, che in “Invito al viaggio“ riprende una poesia del 1857 inserita nei “Fiori del male“. E poi ecco il “Burattino senza fili” di Edoardo Bennato, un intero album dedicato al Pinocchio di Carlo “Collodi” Lorenzini, così come in “Sono solo canzonette” fa con il libro di James Berry, “Le avventure di Peter Pan”. A Cent’anni di solitudine, di Gabriel Garcia Marquez si sono ispirati i Modena City Ramblers con il loro disco “Terra e libertà”, mentre Max Gazzé, già altre volte ispirato da poeti del passato, con “Elemosina” porta in musica una poesia di Stéphane Mallarmé. Chiudo, ma non perché i riferimenti siano terminati (ricordiamo Gaber e Tenco, Jannacci e Conte…), con Roberto Vecchioni che in molte delle sue canzoni ha inserito riferimenti letterari come la citazione del romanzo di Evtušenko in “La stazione di Zima” e la parafrasi del “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Giacomo Leopardi, della quale pure sostituisce “Asia” con “aria”.
Per avvalorare quanto su riportato ti segnalo proprio: “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters
La questione è: “Può il testo di una canzone rientrare nella categoria di testo letterario?” Se consideriamo che oggi il ruolo delle canzoni sta tornando simile a quello di un tempo e che ascoltare musica cantautorale è un mezzo di diffusione della cultura più veloce, allora si!
Senza sminuire il valore della poesia pura, né quello della musica senza testo, si può notare che i tempi sono maturi perchè venga abbattuto il muro posto a posteriori, lasciando che il flusso creativo, unito a una solida tecnica e allo slancio che solo l’ispirazione può dare, scorra finalmente libero da gabbie in cui è stato imprigionato.
E tu, caro iCrewer, quali esempi della relazione tra letteratura e musica puoi portarci?