Un paroliere può essere considerato scrittore?
Per la rubrica Inchiostro d’artista, oggi, un personaggio le cui parole hanno fatto cantare più di una generazione: Giulio Rapetti, in arte Mogol.
“Uno su mille ce la fa….” cantava così Gianni Morandi quando, dopo un periodo buio della sua carriera, riuscì a riconquistare il pubblico e, in effetti nel panorama della musica leggera, di aspiranti artisti ce ne sono a migliaia, solo pochi riescono a cavalcare l’onda del successo di pubblico e non sempre la cosiddetta cresta dell’onda li mantiene a galla: spesso la fama e la gloria sono meteore nel cielo delle note musicali. No, non voglio parlarti di musica o cantanti, ti parlo di parole e in particolare di parole scritte e poi musicate, quelle parole che corrono sulla bocca di chiunque ami la musica che, stonato o meno, si ritrova a canticchiare sotto la doccia o in qualsiasi altra circostanza.
Che siano motivetti commerciali dalla fugace durata di una sola stagione, con melodie facili ed orecchiabili, rimette e metrica semplice che coniuga amore-cuore-sole-fiore, senza tante pretese, se non quelle della cassetta dei discografici che ambisce ad essere riempita; che sia musica cosiddetta impegnata o cantautorale, la musica, qualsiasi tipo di musica, è la colonna sonora della nostra vita, consapevolmente o meno, armonizza le nostre giornate, ci fa compagnia, suscita emozioni e, a volte, sembra raccontare pezzi delle nostre esistenze.
Un autore di testi da musicare può definirsi scrittore o poeta? Ritorno alla domanda iniziale e, fattami la domanda, tento di rispondermi… per la serie io me la canto e io me la suono, così tanto per restare in tema…
Quello degli autori dei testi, più volgarmente conosciuti come “parolieri”, è un ruolo fondamentale nell’ambito della musica leggera come supporto a tutti quegli artisti, anche immensi, in grado di comporre musica e cantare ma in difficoltà quando si tratta di tradurre in parole la propria sensibilità musicale e i propri sentimenti. Se il paragone non è troppo irriverente agli occhi e alle orecchie degli appassionati di musica operistica, potremmo quasi definire i parolieri come i “librettisti” della musica leggera. Senza ombra di dubbio, Giulio Rapetti Mogol è il più celebre autore italiano di testi per canzoni e – vista l’età – il decano della categoria.
La risposta arriva dal web, tramite una lettura del tutto casuale e mi piace aggiungere soltanto che un paroliere del calibro di Mogol può essere definito poeta, perchè oltre al rispetto di forme metriche precise, nei suoi testi ci sono contenuti che nulla hanno da invidiare a quelli dei poeti pubblicati in libri o in antologie.
“[…] E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire/ dove il sole va a dormire/ domandarsi perché quando cade la tristezza/ in fondo al cuore/come la neve non fa rumore…” Non saranno versi da Premio Nobel ma…tu chiamale se vuoi, emozioni…
Mogol, pseudonimo di Giulio Rapetti, ha festeggiato il suo ottantatreesimo compleanno esattamente 8 giorni fa, è nato, infatti, il 17 Agosto 1936, a Milano… e chi non lo conosce alzi la mano: tutti sappiamo chi è Mogol, paroliere e produttore discografico noto in Italia e all’estero grazie al felice legame artistico con Lucio Battisti: un legame duraturo che ha visto dare vita ad alcune delle canzoni più amate della storia musicale d’Italia: da La canzone del sole ad Una donna per amico, la penna, l’estro, i pensieri e le parole di Mogol hanno accompagnato magnificamente le melodie cantante romano, restando nella memoria collettiva di intere generazioni.
Un nome che ha fatto la Storia:
Perchè la scelta del nome Mogol per firmare i suoi testi? Fu la SIAE, società per i diritti d’autore a sceglierlo: il nome fu scelto tra quelli di una lista di cento ed è ispirato al capo delle Giovani Marmotte, (il Gran Mogol) proprio quelle di Qui, Quo e Qua, i tre nipoti di zio Paperino… se hai avuto modo di leggere da ragazzino Topolino, la mitica rivista a fumetti te ne ricorderai.
Lo ricorda lo stesso autore, nel siparietto di una trasmissione a lui dedicata, interviene per specificare l’origine dello pseudonimo: Nel 1959, gli pseudonimi erano piuttosto diffusi tra i compositori. Anche mio padre ne aveva uno, “Calibi”, con cui firmò Le colline sono in fiore. Con mio padre in Ricordi, volevo poter firmare canzoni senza passare per raccomandato. Mandai alla Siae una lista di 30 pseudonimi. Tutti bocciati. Compilai un listone con 120 altri nomi. Alla fine passò solo “Mogol”. Io che non ricordo quasi niente, questa cosa qui ce l’ho scolpita nella memoria: quando mi arrivò la lettera della Siae e lessi quel nome, Mogol, mi prese uno scoramento totale… Pensai, oddio, un nome cinese! Mi calmai solo convincendomi che nessuno sarebbe venuto a saperlo”. E invece, il nome Mogol oggi è un pezzo di Storia della musica italiana e lui stesso è ‘costretto’ ad ammetterlo: “Alla fine mi sono ricreduto, quel Mogol mi ha aiutato davvero, è un nome che una volta che lo senti non lo dimentichi più”.
Fra l’altro, il 30 Novembre 2006, Giulio Rapetti è stato autorizzato con decreto del Ministro dell’interno ad aggiungere al proprio il cognome, Mogol.
Una lunga carriera quella del nostro Mogol (e scrivo nostro perchè dimmi tu se non si può considerare un vero e proprio monumento nazionale) che lo ha visto collaboratore attivo di artisti del calibro di Gianni Morandi, Riccardo Cocciante, Mango, Mina, Ornella Vanoni, Minghi, Patty Pravo, Bruno Lauzi e tanti altri. Una lunga e fertile carriera raccontata anche in una sua autobiografia, uscita tre anni fa in occasione del suo ottantesimo compleanno che trovo interessante segnalarti: Il mio mestiere è vivere la vita, edizioni Rizzoli.
Oggi Mogol continua ad essere un autore di testi, così ama definirsi (e direi che gli spetta di diritto) è il fondatore del CET, associazione no profit nata con lo scopo di valorizzare e qualificare principalmente nuovi professionisti della musica pop, persone sensibilizzate all’importanza della cultura popolare e alle esigenze etiche della comunicazione. Ricopre inoltre la carica di Presidente della Siae e tra le sue passioni troviamo anche il calcio: la Nazionale Cantanti è una sua creatura, nata dall’unione di intenti e di impegno con Gianni Morandi, Claudio Baglioni e Paolo Mengoli.
Curiosiamo nella sua vita privata…
…ed è quasi normale direi, avere qualche curiosità sulla vita privata di un personaggio come Mogol: l’immagine pubblica spesso è molto diversa da quella privata. La vita privata però, nel caso di un autore, lo influenza con le sue vicissitudini e forse ne condiziona l’ispirazione. Chissà se fra i suoi testi ritroviamo un po’ di Serenella, sua prima moglie che gli ha dato tre figli, Mario, Alfredo e Carolina. Oppure se il quarto figlio, Francesco, nato dalla relazione dell’autore con Gabriella Marrazzi, pittrice e poetessa che condivideva con Mogol la passione per le arti umanistiche, è raccontato in qualche testo famoso e cantato da chi neanche sa della sua esistenza. Misteri di un paroliere che ama definirsi autore e direi, a ragione: il termine paroliere richiama ingiustamente a parolaio con il significato dispregiativo che assume nell’immaginario collettivo, non si adatta di certo ai testi di Mogol e alla sua arte che odora di poesia.