Cari iCrewers, oggi protagonista della nostra rubrica è un grande cantautore italiano che da qualche anno si è proposto al grande pubblico nelle vesti anche di scrittore: Francesco Guccini.
“Tempo da elfi. Romanzo di boschi, lupi e altri misteri” è un noir scritto a quattro mani da Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli.
Due spari nel bosco. Le impronte di un lupo. Una ragazza selvatica. Nemmeno in montagna si può mai stare tranquilli…
Il romanzo
Al centro della vicenda c’è un gruppo di persone che ha scelto di vivere in semi-isolamento nei boschi. Questi diventeranno la scena di un crimine. A risolvere l’omicidio che accade in Tempo da elfi sarà l’Ispettore della Forestale Gherardini.
Ma due spari metteranno fine all’idillio: due colpi che echeggiano in un periodo di proibizione della caccia, due spari riservati a un essere umano. Quando il cadavere di un giovane elfo verrà ritrovato in fondo a un dirupo, Marco Gherardini capirà subito di trovarsi di fronte all’indagine più importante della sua carriera, un caso nel quale giungerà a sospettare anche dei suoi amici più cari e vicini.
Gli autori
Da vent’anni e diversi libri in qua la trait d’union è ultra rodata.
“Il nostro primo romanzo è uscito nel 1997. L’ultimo (per ora) uscirà quest’anno, 2017: vent’anni di scrittura assieme. Se non è un record, ci va vicino” (L. Macchiavelli)
Ecco i loro libri: Macaronì (1997), Un disco dei Platters (1998), Questo sangue che impasta la terra (2001), Lo spirito e altri briganti (2002), Tango e gli altri (2007), Malastagione (2011) e La pioggia fa sul serio (2014) – tutti editi da Mondadori.
Loriano Macchiavelli
Bolognese, è un maestro riconosciuto del noir italiano e il creatore di Sarti Antonio, uno dei più popolari poliziotti della nostra narrativa. Ha all’attivo più di trenta romanzi, oltre a opere teatrali e sceneggiature per il cinema e la tv.
Francesco Guccini
Nato a Modena nel 1940. Cantautore-poeta e scrittore di assoluta originalità, è un mito per generazioni di italiani. Esordisce nel 1989 con Cròniche Epafániche per pubblicare poi: Vacca d’un cane (1993), Racconti d’inverno (1993; con Giorgio Celli e Valerio Massimo Manfredi), La legge del bar e altre comiche (1996), Cittanòva blues (2003), Icaro (2008), i due volumi del Dizionario delle cose perdute (2012 e 2014), e Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto (2015) che – così come il disco L’ultima Thule con cui ha concluso la sua carriera musicale – hanno avuto uno straordinario successo di pubblico.
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Vi lascio con l’incipit del libro…
Nessuno avrebbe saputo dire perché Paolino era chiamato proprio così, con quel diminutivo, che faceva pensare a un uomo esile, mingherlino. Invece Paolino era un omone, alto e molto robusto, con due mani forti che indicavano una lunga pratica ai lavori manuali di tutti i generi, una faccia tonda raramente sbarbata e una massa di capelli sale e pepe abbastanza folta, nonostante i suoi 65 anni. Era Paolino, così era conosciuto, Paolino e basta.