Ho da poco finto di leggere il libro Gli immortali. Storie del mondo che verrà di Alberto Giuliani (ti consiglio di leggere la recensione scritta qualche giorno fa da Cristina Speggiorin qui su iCrewPlay | Libri).
È un libro denso, che quando giri l’ultima pagina invece di chiudersi apre un mondo fatto di domande e salti di pensiero su un futuro prossimo, in cui l’immortalità potrebbe non esser poi così irraggiungibile.
Ma esiste ancora il mito dell’immortalità nel ventunesimo secolo oppure ci stiamo solo accontentando di vivere una lunga vita, anzi, la più lunga possibile? Immortali sono gli esseri umani che hanno vissuto e continuano a esistere nei pensieri delle generazioni future – come i grandi artisti o scienziati o personaggi storici, per esempio – oppure donne e uomini del futuro che potranno, un giorno chissà, vivere per sempre, magari anche grazie alle scoperte in campo genetico o biotecnologico?
E noi, complicati esseri umani, siamo davvero pronti a vestire i panni dell’immortalità?
Quando si parla di immortalità mi viene subito in mente la storia degli Immortali di Gavdos, un gruppo di russi fuggiti da Chernobyl che, in quest’isola dimenticata tra Creta e la Libia, vivono in una comune alla ricerca dell’immortalità (e non si sa ancora se poi l’hanno trovata). Mi vengono in mente anche personaggi mitologici come Achille, il semidio, che però perisce per mano di Paride (o di Apollo, a seconda delle versioni) durante la guerra di Troia. E ancora film come Highlander – L’ultimo immortale che mi ha sempre fatto un po’ di malinconia, perché immortale lo era, ma da solo.
L’immortalità e il suo desiderio è un fatto complesso, personale. Io, per esempio, non vorrei vivere in eterno. Mi piace il sapore delle cose che finiscono, dà un tempo e una misura a quello che si fa. E anche un valore. Ma proprio per questo mi piacerebbe fare qualcosa in questa vita per cui venir ricordata. Qualcosa, però, di meno effimero dei 15 minuti di notorietà di cui parlava Andy Warhol (e quindi, forse, un po’ immortale vorrei esserlo).
E tu, se potessi scegliere, opteresti per l’immortalità?
Ecco qui una selezione di quattro libri (oltre a quello di Alberto Giuliani di cui ti ho raccontato all’inizio), molto diversi tra loro, che esplorano il tema dell’immortalità sotto punti di vista a volte anche diametralmente opposti (ps: come al solito non vuole essere una lista esaustiva – con quattro libri sarebbe difficile – ma un primo spunto di riflessione).
Tutti Gli Uomini Sono Mortali, di Simone de Beauvoir, è un libro del 1946. È un po’ difficile da reperire cartaceo, più facile in versione ebook anche se bisogna adoperarsi un po’ per trovarlo. È un romanzo storico, onirico e filosofico insieme che non ti lascerà indifferente nel rispondere alla domanda che ti ho fatto prima.
L’immortalità, di Milan Kundera, pubblicato da Adelphi. Nel risvolto si legge il testo seguente.
Kundera ha l’arte di dire nel modo più limpido le cose che è più difficile dire a se stessi. E in questo romanzo ha teso all’estremo questa sua capacità.
A partire dal semplice gesto di un braccio, da cui vediamo nascere – quasi davanti ai nostri occhi – un memorabile personaggio femminile, sino a figure di «grandi uomini» come Goethe e Hemingway, colte nel proprio imbarazzo di fronte al loro ruolo di «immortali», una tessitura musicale finissima di temi e di caratteri ci avvolge in queste pagine, che procedono per sorprese magistralmente scandite, al punto di introdurre uno dei personaggi più importanti proprio quando la narrazione si avvia alla fine.
Se l’arte del romanzo ha oggi ancora una voce, è quella che ci parla e ci trascina dietro di sé in questo libro. L’immortalità è uscito per la prima volta in Francia nel 1990.
La trama della vita: La scienza della longevità e la cura dell’incurabile tra ricerca e false promesse, dello scienziato Giulio Cossu, esperto di cellule staminali e medicina rigenerativa, pubblicato da Marsilio Editori.
Quanto tempo ci vorrà prima che ogni ospedale possa vantare un suo reparto di medicina rigenerativa? In cosa consiste esattamente? Ce la possiamo permettere? Come funziona davvero il mercato delle staminali? Su quali basi è possibile distinguere le terapie serie dalle truffe ideate da personaggi senza scrupoli?
Infine, l’Italia è realmente così indietro nella ricerca come vorrebbero farci credere? Gli interrogativi a cui dare risposta sono molti e tutti importanti dal momento che, nonostante terapia genica e cellulare, genome editing e ingegneria dei tessuti siano ormai diffusi, è ancora limitata presso il grande pubblico la conoscenza di quell’ampio settore che li comprende tutti e va sotto il nome di medicina rigenerativa. A ricostruirne la storia e le vicende negli ultimi decenni è Giulio Cossu, ricercatore di fama internazionale, testimone diretto dell’avvicinamento progressivo a un limite: la cura perfetta.
A capo di realtà all’avanguardia prima in Italia e oggi in Inghilterra, Cossu ci guida in un appassionante viaggio alla scoperta delle ultime conquiste rese possibili da cellule staminali, tessuti composti in laboratorio, Crispr, terapie sempre più mirate e personalizzate, sgombrando il campo dalle mistificazioni dei ciarlatani e rispondendo alle obiezioni etiche e ideologiche. Rivivono in queste pagine successi e fallimenti di quarant’anni di studi: tutte le tappe della rivoluzione che sta cambiando in modo irreversibile il significato stesso delle parole «salute» e «cura».
Araba fenice. L’immortalità dei miti nella vita dell’uomo, della scrittrice e giornalista Ada Fichera, pubblicato da Solfanelli.
I miti sono componente eterna di ogni forma di vita ed essenza più profonda dell’individuo. Un viaggio dagli albori della civiltà ai giorni nostri illustra numerosi fenomeni sociali come trasposizione di miti del passato. Il percorso si articola attraverso aria, acqua, terra e fuoco, che sono i quattro elementi che compongono la vita quotidiana e, a loro volta, i miti che caratterizzano l’uomo.
Da Icaro agli F-35, dalle Sirene ai documentari, da Cerere agli ulivi espiantati per il TAP in Salento, da Prometeo ai pannelli solari, storia, politica, cinema, musica, social network sono analizzati attraverso la loro unica matrice ancestrale: il mito.