Il vecchio e il mare è uno di quei romanzi che andrebbe letto periodicamente, quasi una medicina per l’anima, una cura per migliorare la propria resilienza. Una sensazione che perfino Hernest Hemingway al momento della stesura del libro, deve aver provato. L’edizione in mio possesso è una vecchia copia edita da Mondadori nel 1996 tradotta da Fernanda Piovano con le illustrazioni di Ugo Marantonio.
Dell’autrice è anche la postfazione alla fine del libro, una riflessione molto interessante che ho pensato fosse giusto riprendere per comprendere l’esatta dimensione del romanzo. Che fosse un appassionato di caccia e pesca lo si percepisce chiaramente dai precisi passaggi che muovono le mani del ” vecchio” lupo di mare. Sono dettagli importanti, senza dubbio, che, tuttavia, fanno solo da corollario al vero senso della sfida che anima le 94 pagine del romanzo premiato prima con il Pulitzer e nel 1954con il Nobel per la letteratura.
Il vecchio e il mare, il romanzo che vale il Nobel per la letteratura
Eppure Il vecchio e il mare non è tra i primi romanzi dello scrittore americano. La sua verve letterari si accende molti anni prima. Già nel 1917 Hemingway è impegnato come cronista del Kansas City Star in un periodo già difficile per l’America appena scesa in guerra. L’autore viene spedito in Italia, si ritrova ferito in un ospedale militare di Milano dove nel 2018 s’innamora di una infermiera di nome Agnes Von Kurowski ma di questo, se ricordi, ti ho già parlato in un altro articolo che gli ho dedicato.
Nel 1951 Hemingway batte a macchina il romanzo in sole otto settimane, nel 1952 il romanzo viene revisionato e mandato in pubblicazione con il titolo The Old man and The Sea anche se in origine la storia si sarebbe dovuta intitolare The Sea in Being. Il romanzo originario infatti avrebbe dovuto fare parte di una trilogia, di cui gli ultimi due avrebbero avuto come protagonista Thomas Hudson e l’inseguimento del sottomarino tedesco ai Caraibi, un evento al quale lui stesso aveva partecipato.
Tutto il resto lo conosciamo. Del libro, accolto con entusiasmo furono pubblicate 5 milioni di copie in 48 ore Non mi sorprende, nella sua drammaticità psicologica Il vecchio e il mare è un romanzo straordinario, dai toni letterari delicati e mai audaci..
Poche pagine, di grandissima intensità capaci di regalare con una dolcezza inaspettata l’animo di un uomo consunto, e solitario, in continua lotta con il suo destino. Santiago è un pescatore cubano, non ha nessun’altro se non l’amore per il suo mare e l’affetto che lo lega ad un ragazzo che condivide con lui l’amore per la pesca.
È il suo mare a tradirlo, 82 giorni senza pesca sono troppi per il suo orgoglio. Santiago prende il mare da solo e dopo tre giorni riesce a catturare il pesce. Sulla strada del ritorno, nonostante gli sforzi, i pescecani divorano il pesce catturato e una volta arrivato al porto, di lui non rimane che la lisca.
“Sono lucido abbastanza nella mente, pensò. Troppo lucido. Sono lucido come le stelle che sono miei fratelli.Però devo dormire Loro dormono e la luna e il sole dormono e perfino l’oceano dorme a volte, certi giorni che non c’è corrente e l’acqua è calma”
Di Santiago mi ha colpito la grande umanità., La necessità di riscattarsi dalle frustrazioni è pari all’amore che il pescatore prova verso le creature che lo circondano. Coraggio e generosità d’animo si mescolano insieme al sangue che i segni delle funi tracciano sulle mani ormai consunte. Alla fine del viaggio non ci sono vinti o vincitori, rimane la sensazione della fatica per raggiungere il traguardo, la drammaticità della violenza e la forza per accettare la sconfitta.
«l’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto» dice Santiago…
Agli editori Hemingway confidò che Il romanzo fosse la più bella cosa scritta in vita sua, la quale «gli pareva potesse fare da epilogo a tutto quello che aveva imparato o aveva cercato di imparare mentre scriveva e cercava di vivere».