Il sesto senso della poesia è il titolo di un articolo che casualmente ho ritrovato in una vecchia rivista di poesia.
Non so come stai affrontando questi giorni di “arresti domiciliari”, giusti e sacrosanti per carità che però ci hanno destabilizzati e stravolti nelle nostre abitudini consolidate: io un po’ per non pensarci un po’ per ingannare il tempo, mi sono data alla ricerca.
No, non pensare che ho improvvisamente avuto la folgorazione della scienza né il repentino slancio di una nuova carriera da intraprendere, mi sono semplicemente e forse banalmente messa alla ricerca di vecchie letture che in qualche modo sono state formative o che mi hanno, in passato, lasciato qualcosa a livello emozionale. È vero e ho varie volte verificato, rileggere un libro dopo tanto tempo è come riscoprirlo e quindi ho dato il via ad una caccia imperterrita di vecchie letture.
Ora devi sapere, caro iCrewer che le librerie di casa mia, sono una miniera di antichità che riguardano non solo i vecchi libri a cui siamo legati e forse anche un po’ affezionati ma anche di riviste letterarie che abbiamo trovato interessanti in passato: e così tra un romanzo, un saggio e una raccolta di poesie ho trovato una mini collezione di riviste letterarie che riguardano la poesia, il cui titolo, Poesia (proprio così, semplicemente) ha catalizzato la mia attenzione. È strano ma non me le ricordavo affatto. Ho poi guardato la data e ho capito il perché dell’amnesia totale.
Le riviste ritrovate sono datate 2004/2005 e quello per me, con allora una bimba piccola, non era il tempo di grandi letture. Mio marito invece, da bravo topino da biblioteca, le ha conservate e probabilmente pure dimenticate ma per la sottoscritta, adesso, è stato come ritrovare un piccolo tesoro.
A proposito una piccola informazione quasi tecnica, Poesia, rivista dedicata esclusivamente alla poesia, è pubblicata mensilmente da Crocetti Editore dal lontano 1988 ad oggi ma a partire da Maggio diventerà bimestrale. La crisi dell’editoria investe tutto il mondo letterario, figuriamoci la poesia, materia ostica per la maggioranza dei lettori.
Sfogliandone una ho trovato un articolo che ha davvero catturato tutta la mia attenzione e curiosità e l’ho letto d’un fiato, dimenticando pure che nella ricerca avevo svuotato quasi tutti gli scaffali della libreria. Hai presente quando metti sottosopra un cassetto perché cerchi proprio quella insostituibile maglietta da indossare? Quella e solo incoercibilmente quella? E che poi quando la trovi, nell’esultanza del ritrovamento, ti dimentichi del parapiglia intorno? Bene, così è successo a me. Con in mano il trofeo conquistato, mi sono seduta sul divano a leggere l’articolo in questione: Il sesto senso della poesia a firma Ezio Savino.
Chi è Ezio Savino?
Sarebbe meglio dire chi era, dal momento che è passato a miglior vita già da quasi 6 anni. Ezio Savino nato a Milano nel 1949, è stato uno scrittore, traduttore, grecista, latinista e docente di letteratura greca e latina nei licei italiani. Collaboratore con varie riviste letterarie tra le quali Poesia, fu assegnatario di svariati premi letterari tra i quali il Premio Bancarellino con il Il ragazzo con la cetra. Morì a Bresso nell’Ottobre del 2014.
Il sesto senso della poesia è un articolo originale nel suo genere; raramente mi è capitato di leggere articoli dedicati alla poesia di tal calibro: accosta i cinque sensi, sì proprio gli organi di senso udito, vista, olfatto, tatto e gusto alla poesia ma non in senso metaforico. No, no in senso proprio reale e fa di più, ne aggiunge un sesto che coinvolgendo tutti gli altri, va alla radice della ricerca di se stessi.
Analizziamoli…
Udito: a detta di Savino la poesia è uditiva in quanto attraverso le parole riesce a dare il senso del suono. A tal proposito, cita alcuni versi di autori antichi e moderni che veramente a leggerli danno il senso del suono.
Fra tutti e per ovvi motivi di spazio, riporto di seguito quelli che mi sembrano più indicativi: da Arsenio di Eugenio Montale, Ascolta tra i palmizi il getto tremulo/ dei violini, spento quando rotola/ il tuono con un fremer di lamiera/ percossa; la tempesta è dolce quando/ sgorga bianca la stella di Canicola/ […] Se provi a leggere assaporando ogni verso di sembra quasi di sentirlo davvero ‘il getto tremulo dei violini’ e il tuono con un “fremer di lamiera percossa”.
Vista: Versi come quadri. Hai mai fatto caso a quante volte la descrizione di paesaggi in versi assumono i connotati di paesaggi che sembrano essere messi lì su quella pagina bianca proprio sotto i tuoi occhi attenti alla lettura? La pagina è la tela dice Ezio Savino. Le parole si spalmano come pigmenti. La tecnica poetica è la pennellata distesa e pastosa, […] o il fine acquerello che aguzza lo sguardo su dettagli fini e stagliati…
Olfatto: poesie che sembrano emanare profumi, parole e versi a sottolineare come dai pori della carta, la penna di un poeta fa sgorgare fragranze ora forti, ora delicate ma anche tanfi e fetori che sembrano potersi sentire e cogliere realmente.
Tatto: È davvero levigata la carta del poeta? O scabra infossata e pungente? Da questi brevi versi di Giuseppe Ungaretti dimmi tu, caro lettore, se non senti quasi sotto le dita il foglio di carta diventare liscio e levigato quando le parole scivolano facili e leggere donando serenità a chi legge e a chi scrive o, al contrario la carta diventa aspra e ruvida se le parole sono scritte con l’inchiostro amaro del dolore.
Gusto: masticare versi, gustarli, assaporarli. Rigirarli in bocca quasi a sentirne il sapore ora dolce, ora amaro, ora acre. E il retrogusto che lasciano resta impresso,/ come l’eternità sui libri… Come si legge in Parola carnale di Ghiannis Ritsos, poeta greco del secolo scorso cui Savino dedicò diversi articoli.
Il sesto senso della poesia: e veniamo al nocciolo, il sesto senso della poesia, secondo Savino, è il senso del sé, il sapersi, il conosci te stesso. Quante volte i poeti si sono posti il quesito capitale del “chi sono io? non l’io generico, non quello. Lì lavora il filosofo, il faticatore d’anime, il sacerdote, il politico… Ma il mio essere poeta”… Il senso ultimo dello stesso poetare, aggiungo io che è vissuto da chi scrive quasi come bisogno primario, non tanto per farsi leggere ma quanto per leggere se stesso.
Le risposte al quesito, Savino le individua nell’essenza del poeta stesso. Non esiste una risposta univoca per tutti ma tante risposte così come sono molteplici e multiformi le esistenze umane e le diverse sensibilità. Il sesto senso però esiste. È tangibile. Lo sa chi frequenta i versi perchè ogni poesia è un approdo, una terra da esplorare. Scogli di parole, fari, fondali: bello navigarli ma anche abbandonarsi alla rinfusa…
… Io un po’ mi sono persa, abbandonandomi alla rinfusa e alle parole, leggendo questo articolo. E ho dimenticato per un breve periodo le ansie quotidiane. Anche a questo serve la poesia. A regalare attimi eterni di altre dimensioni.