Abbiamo bisogno di parole nuove, nuove prospettive per aprirci alla speranza
Il primo giorno/ del nuovo mondo/ ci svegliammo/ a un accenno dell’alba/ salutando con gli occhi/ il ritorno del sole./ Nell’aria un profumo/di pane sfornato/ e un’improvvisa voglia/ di capriole./ “Io sono qui” – disse il mondo/ a raggi unificati/ “E voi dove siete stati?”/ Noi nella tana in letargo/ a dormire./ Noi coi gerani ad ornare/i balconi/ noi rinchiusi nei giorni/lunghi secoli/ con l’unico scopo/ di restare vivi./Il primo giorno/ del nuovo mondo/ come soldati tornati dal fronte/ ammutoliti dallo stupore/ scendemmo tutti in strada,/ nel silenzio interrotto soltanto/ dai nostri “buongiorno”,/ e da qualche risata./
I sopravvissuti/ chiesero un sorso d’aria/ l’abbraccio negato/ rivedere il mare,/ mangiare un gelato:/ cose inestimabili/ a buon mercato./ I bambini tornarono a scuola,/ come andassero a una festa/ dopo la lunga ricreazione./ Furono loro alla testa/ della rivoluzione./ Il primo giorno/ del nuovo mondo/ fu il tempo di uscire/ al di fuori di noi/ dalla Terra imparammo/ la grande lezione/ rinati alla vita,/ più umani di mai./ Così al suo segnale,/ in mondovisione/ ci scrollammo di dosso/ il mille e novecento/ e i sospiri di sollievo/ divennero il vento./
Il lungo testo poetico che ti ho proposto nella sua interezza, è di Simone Cristicchi, nome che personalmente non ho mai associato alla poesia nonostante sia una dei cantautori più sensibili e attenti alle tematiche umane e sociali.
Il primo giorno del nuovo mondo: ho letto questo titolo, casualmente in uno dei miei soliti giri per il web e considerando la situazione attuale che sicuramente riesce difficile ignorare, malgrado gli sforzi, ne sono stata catturata, inevitabilmente. Un titolo che apre alla speranza di un mondo nuovo non si può ignorare. Come non si può ignorare l’anelito di tutti alla speranza di un nuovo giorno.
Un testo poetico quello che hai letto sopra che magari non rispetta i canoni classici della poesia come formalmente si intende, ma lancia un messaggio che apre alla speranza regalandoci un raggio di sole, in questo lungo buio attorno quasi un nuovo inizio. Cristicchi immagina l’atteso momento in cui tutto questo finirà. Finirà la paura, l’insicurezza, l’isolamento, la preoccupazione, il dolore. Ha fantasticato sul mondo che ci attende. Ha sognato il nuovo inizio, un nuovo inizio in cui l’umanità dimostrerà di aver fatto tesoro di questa severa lezione…
… E io, oggi, ho ben poco da aggiungere a quanto hai letto. Le parole, dette, ascoltate, raccontate, urlate, sussurrate, smozzicate, enfatizzate o sminuite a volte servono a poco di fronte ad una poesia che esprime perfettamente il comune sentire. Nell’immobilità irreale che ci circonda, nelle strade deserte dove un silenzio assordante e innaturale regna sovrano, nell’impossibilità di contatti umani, di abbracci, di baci, di cara e amata normalità, oggi voglio solo dare spazio alla speranza di un nuovo inizio. Senza troppe parole.
Immagina un nuovo inizio. Immagina che tutte le cose fatte fino ad adesso non abbiano più senso. Immaginati a reimpostare la tua vita su nuove basi. Immagina di vivere il primo giorno del nuovo mondo…
Simone Cristicchi, conosciamolo meglio:
Romano nato il 5 Febbraio 1977, Simone Cristicchi cresce all’ombra del cupolone. A 17 anni l’amore per la musica era già esploso crea infatti un gruppo rock e a 20 anni, si indirizza verso quello che sarà il suo mondo più congeniale: la canzone d’autore ed esordisce con il primo singolo, Elettroshock.
Come accade di solito, una svolta nella carriera segna il percorso artistico di Simone Cristicchi, svolta che arriva nel 2005, quando lancia l’ironico Vorrei cantare come Biagio, un tormentone involontario in cui denuncia le difficoltà riscontrate dai giovani artisti nel cercare di raggiungere il successo senza omologarsi a ciò che viene richiesto dall’esterno. Nello stesso anno esce il primo album Fabbricante di canzoni con il quale ottiene un buon successo di vendite e la Targa Tenco per il miglior album d’esordio.
Nel 2007, il Festival di Sanremo con Ti regalerò una rosa, un testo altamente poetico che racconta di un amore nato all’interno di vite a margine, ignorate dal sentire comune.
Il suo ultimo disco del 2013, Album di famiglia, è poco conosciuto dal grande pubblico, del resto il nostro autore si è allontanato dal mondo discografico per dedicarsi maggiormente al teatro, al cinema e alla scrittura, non tralasciando la passione iniziale per la musica: sua è la firma di alcune colonne sonore e la partecipazione ad eventi di grande rilievo a livello sociale.
Da artista poliedrico qual è, Simone Cristicchi all’appuntamento con la scrittura, si è presentato con tutta la sua arte e fantasia, ha infatti pubblicato diversi libri, ne cito solo alcuni: Abbi cura di me, l’ultimo in ordine di tempo pubblicato il 25 Ottobre 2019 San Paolo edizioni, scritto in collaborazione con Nicola Brunialti; Magazzino 18. Storie di italiani esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, edizioni da Mondadori, scritto con Jan Bernas; Il secondo figlio di Dio. Vita, morte e misteri di Davide Lazzaretti, l’ultimo eretico, edizioni Mondadori; Santa Flora social club. Cantare di miniera, amore vino ed anarchia, con annesso Dvd, edizioni Rizzoli.
Una fertile produzione letteraria che non tralascia la poesia, Il primo giorno del nuovo mondo, non è infatti l’unico testo poetico di Simone Cristicchi ma a quanto mi risulta non ha ancora pubblicato un’intera raccolta di poesie, se escludiamo i testi dei suoi brani che possono essere benissimo considerati versi in musica.