Il detective BasKerville ritorna in TV
Il ritorno in video del primo romanzo capolavoro di Umberto Eco, “Il nome della rosa” è notizia che non può che farmi piacere, lo ammetto, è stato, ed è tutt’ora, il mio libro preferito ed è naturale, dopo aver visto il primo adattamento cinematografico, che questo susciti a distanza di anni, una legittima curiosità. La notizia è uscita da pochi giorni, ma sta già facendo il giro tra gli addetti ai lavori, dopo la condivisione in rete delle prime immagini del Kolossal in otto puntate di 50 minuti l’una, che la RAI manderà in onda nella primavera del 2019.
E’ indubbio che, nell’immaginario collettivo, la versione cinematografica dell’86, non essendoci altri termini di paragone se non la riedizione del libro nel 2012 dello stesso Eco, è considerata quella che più si è adattata alla versione originale, nonostante, all’epoca agli estimatori del romanzo, inclusa me, non fosse passata inosservata, una certa trascuratezza rispetto all’analisi filosofica fatta dall’autore oltre che ad una insufficiente attenzione sul periodo e le motivazioni storiche intorno al quale si snoda e vive tutta la storia.
Eppure, gironzolando in rete, mi è dato di scoprire (per usare lo stile di Eco) che proprio quella versione, l’unica sullo schermo, abbia in qualche modo soddisfatto le aspettative del lettori, tanto da ritenere che qualsiasi altro adattamento non fosse necessario. Personalmente, ritengo che trasferire, fedelmente, uno scritto sul grande o piccolo schermo, abbia sempre delle controindicazioni e nonostante il progresso digitale abbia fatto passi da gigante nella ricostruzione scenografica,si è testimoni di come, per contenere i tempi di realizzazione e soprattutto i costi, nella maggior parte dei casi, l’attenzione del regista si sia, sempre più spesso, concentrata su un particolare aspetto del libro, trascurandone, inevitabilmente delle altre, magari più importanti.
Nel caso del celebre romanzo, e considerato che sono trascorsi più di 30 anni, posso dire con certezza che la versione cinematografica diretta da Jean Jacques Annaud, impostata sui toni del “giallo medioevale”, fu accolta con un grande successo di critica e di ascolti anche per la scelta degli interpreti, ben calati nei loro personaggi. Basta pensare a Sean Connery, chiamato a vestire i panni del detective, il monaco Guglielmo da Baskerville, a Cristian Slater in Adso da Melk, il giovane novizio che lo aiuterà a risolvere l’intricata storia di omicidi nell’Abbazia benedettina, Ron Perlman nell’invalido Salvatore, insomma un lungo elenco di attori straordinari che, senza alcun dubbio, hanno in qualche modo, con la loro bravura reso il film, un film comunque di successo
A due anni dalla morte di Umberto Eco, la RAI, in collaborazione con 11 Marzo film, Palomar e RAI fiction, ha pensato bene di riproporre il romanzo sul piccolo schermo distribuendolo in quasi quattro ore di programmazione, con l’intento di spiegare e approfondire altri aspetti del libro e scegliendo le ambientazionitra Lazio, Toscana e Umbria.
Dietro alla macchina da presa questa volta troviamo Giacomo Battiato, conosciuto ai più per le sue fiction “Il giovane Casanova“, “Un uomo chiamato Karol”, colui che più di tutti ha creduto in questo progetto, comprandone i diritti, non senza averlo sottoposto alla supervisione dello stesso Eco prima della sua scomparsa. Nella distribuzione dei ruoli, invece, nel cast della fiction, John Turturro nel ruolo di Guglielmo da Baskerville, Rupert Everet in quello dello spietato Inquisitore Bernardo Gui, il giovane Adso, al tedesco Damien Hardung, oltre a Fabrizio Bentivoglio, Alessio Boni e molti altri.
“A Eco piacerebbe molto” ha dichiarato Rupert Everett, in un’intervista rilasciata durante le riprese a Perugia,… io ne sono certa, intanto lo aspettiamo con ansia…