Pronto per un altro viaggio letterario? Che ne dici di visitare il Lazio? È una regione particolare, molto bella, ricca di tradizioni antiche e di cultura letteraria che, in fondo, è quello che più ci interessa. Inevitabile pensare subito alla “città eterna” ma identificare Roma come l’unica città a rappresentarla sarebbe un errore. Certo, accogliere come capoluogo la capitale d’Italia è reale, questo comunque non deve sminuire ne offuscare l’importanza storica e letteraria delle altre provincie.
Il Lazio, dall’antichità del territorio ai caffè letterari della città eterna
Parlare storicamente del Lazio occuperebbe davvero molto spazio, ti basti sapere che nel VII secolo a.C. le aree più settentrionali erano abitate da Etruschi e Sabini, mentre quelle meridionali erano colonizzate da Latini, Volsci ed Ernici. Plinio la chiamava Latium antiquum così come erano denominati latini gli abitanti a sud del Tevere e sui Colli Albani; il suo primato è comunque quello di essere stata, unita con la Campania, la prima regione d’Italia.
È il Tevere a segnare i territori e i suoi confini al cui centro, sempre a sud, nasce Roma che diventa per estensione e posizione geografica la città di riferimento. Insomma, Roma “caput mundi” (giusto per rimanere in tema) lo era davvero.
Dalla capitale partiva tutto, dagli acquedotti (ancora oggi visibili) alle strade, che portavano verso le campagne e il mare, costellate dalle ville patrizie. Roma ha su di se l’attenzione del mondo e non solo per il suo vasto impero, anche la Chiesa pone la prima pietra dando vita al suo impero ecclesiastico.
Non è certo un caso se nella memoria collettiva è chiamata la città eterna. Basterebbe inoltrarsi nel suo centro storico per sentirsi trasportati in un’altra dimensione. Faccio troppi complimenti? Saranno i forti legami affettivi che ho con la città? Al di là di qualsiasi considerazione, non me ne vogliano gli altri, la ritengo una delle più belle città del mondo.
Non è solo un mio pensiero. Molti letterati, visitandola, hanno trovato ispirazione per scrivere le loro opere animando la vita dei circoli culturali. Nei caffè letterari che colorano le vie più importanti di Roma è facile trovare i passaggi di personaggi illustri. Da piazza del Popolo e via del Corso a via Condotti, i caffè più importanti ricordano Ungaretti, Gadda, Pratolini, James Joyce e Stendhal.
Alcuni hanno perfino scelto di trasferirsi scegliendola come dimora definitiva. Qualche esempio? John Keats scelse di vivere e morire nella capitale. La sua casa a Piazza di Spagna, è oggi una casa museo, dove puoi trovare oggetti e testi di Percy Bysshe Shelley, Oscar Wilde e Lord Byron,
Anche Pirandello la scelse per mettere in scena Sei personaggi in cerca d’autore presso il teatro Valle. Non solo, anche Pasolini, Rodari, Moravia e Camilleri hanno omaggiato Roma in uno scambio culturale senza tempo.
Nel pensare a un autore particolarmente legato a Roma, Trilussa mi è sembrato il più adatto. Ai romani affezionati non sarà sconosciuto, io ne approfitto per presentartelo come si deve.
Trilussa è lo pseudonimo del poeta romanesco Carlo Alberto Salustri, giornalista e scrittore nato a Roma il 26 ottobre 1873 da madre bolognese e padre originario di Albano. Autore di sonetti, i suoi versi interpretano la Roma borghese e piccolo borghese.
Intorno al 1907 Trilussa abbandona questa forma espressiva per passare alla creazione di favole che avrebbero dovuto essere una sorte di parodia delle favole classiche, ma preferì poi lasciarsi andare a libere interpretazioni con metriche sempre più varie. Tra le raccolte: Quaranta sonetti romaneschi scritte nel 1895, Omini e bestie del 1914, Lupi e agnelli pubblicate nel 1919, La Colomba
Incuriosita de sapé che c’era
una Colomba scese in un pantano,
s’inzaccherò le penne e bonasera.
Un Rospo disse: – Commarella mia,
vedo che, pure te, caschi ner fango…Però nun ce rimango… –
rispose la Colomba. E volò via
Durante il regime fascista non smette di usare toni satirici, ma di questo non subìsce mai nessuna conseguenza. Il primo dicembre del 1950 riceve dal Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, la nomina di senatore a vita, quale omaggio ai suoi meriti artistici, ma la sua salute peggiora e lo debilita ulteriormente. L’evoluzione artistica lo porta verso la parabola e la favola allegorica: dopo “Omini e bestie” del 1908, pubblica “La gente” nel 1927, “Cento apologhi” è del 1934, fino ad “Acqua e vino” uscita nel 1944.
Muore il 21 dicembre nel 1951 nella sua casa-studio di via Maria Adelaide, 17 all’età di 79 anni.
Il Lazio e la letteratura nelle province
Percorrendo la via che porta al mare arriviamo a Latina cittadina dell’agro pontino che di antico non ha nulla se non la struttura urbanistica che ricorda l’architettura fascista. Ricordo tuttavia di averti segnalato due volumi molto interessanti di Antonio Pennacchi autore di Canale Mussolini.
Il 25 maggio del 1944 finisce la guerra a Littoria, la futura Latina, e il Canale Mussolini, dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno, torna a essere quello che era, il perno della bonifica pontina. Inizia la ricostruzione mentre al Nord la guerra continua e coinvolge i Peruzzi su tutti i fronti, repubblichini o partigiani.
Con il suo funambolico impasto linguistico, col suo sguardo irriverente e provocatorio sempre addolcito da un’umanissima pietas, Antonio Pennacchi torna a narrare le gesta dei Peruzzi, famiglia di pionieri bonificatori, grandi lavoratori, eroici spiantati, meravigliosi gaglioffi e donne generose. Canale Mussolini – Parte seconda è un grandioso romanzo corale e polifonico, un’opera letteraria di smagliante bellezza che, alternando i toni dell’epica a quelli dell’elegia, ci dà lucidamente conto di ciò che siamo, in forza di ciò che nel bene e nel male siamo stati.
Viterbo la troviamo percorrendo la via Cassia. È conosciuta come la Città dei Papi da quando, nel XIII secolo, fu sede pontificia e per circa 24 anni il Palazzo Papale ospitò e vide eleggere diversi pontefici. Dicono che a fondarla fu proprio Ercole, al quale sarebbe stato dedicato il tempio che sorgeva sul colle dove oggi si trova la cattedrale di San Lorenzo. Anche qui si avverte forte il passaggio di grandi personaggi come Dante, Goethe, Pirandello e Pasolini. A questo proposito ti segnalo un libro interessante Pier Paolo Pasolini: dalla Torre di Chia all’Università di Viterbo di Silvio Cappelli.
Rieti o città dei Sabini si trova invece ai piedi del monte Terminillo. Cercando tra gli autori mi ha colpito una raccolta di racconti Gocce di speranza.
Che cos’è la speranza? Elpida, personificazione dello spirito rimasto nel vaso di Pandora, ardente aspettativa d’amore o di riscatto, sussurro del Velino che bagna la nostra terra, alito di vento che spira sugli Appennini. La speranza è arrivata subito dopo la paura nonostante il dolore della perdita, sulle macerie della distruzione, sullo strazio per le vite spezzate.
Siamo stati colpiti, abbiamo il diritto di piangere i nostri morti ma anche la responsabilità di non darci per vinti. In questa piccola testimonianza, delle voci si alzano dal coro nel tentativo di contribuire con le proprie parole ad alimentare le risorse destinate alla ricostruzione. Parole ricamate da artiste del Caviardage di tutta Italia proprio come l’abbraccio solidale del nostro intero Paese ha reso meno agghiacciante la notte del 24 agosto 2016.
L’ultima delle provincie del Lazio è Frosinone, capitale della Ciociaria. Questo mi fa pensare subito allo straordinario libro di Alberto Moravia La ciociara, ripreso anche sul grande schermo da Vittorio De Sica nel 1960 e interpretato da Sophia Loren.
La ciociara è la storia delle avventure e disavventure di due donne, madre e figlia, costrette a passare un anno vicino al fronte del Garigliano tra il 1943 e il 1944. Ma è anche e soprattutto la descrizione di due atti di violenza, l’uno collettivo e l’altro individuale: la guerra e lo stupro.
Dopo la guerra e dopo lo stupro né un paese né una donna sono più quello che erano. È avvenuto un cambiamento profondo, che si manifesterà più tardi in modi imprevisti e incalcolabili; un passaggio si è verificato da uno stato di innocenza e di integrità a un altro di nuova e amara consapevolezza.
D’altra parte, tutte le guerre che penetrano profondamente nel territorio di un paese e colpiscono le popolazioni civili sono stupri; più di tutte quella che, per la prima volta nei tempi moderni, rastrellò l’Italia intera, dal Sud al Nord, portando nelle località più isolate e ignare le armi e l’arbitrio delle popolazioni straniere.
La ciociara non è un libro di guerra; è un romanzo in cui la guerra è vista con gli occhi di chi la soffrì senza combatterla: i civili, con le loro speranze, avventure e delusioni, che in un primo momento si illusero forse di restarne fuori e poi ebbero a soffrirne le peggiori conseguenze. È una storia che narra l’esperienza umana di quella violenza profanatoria che è la guerra.