Caro lettore, eccoci con un nuovo appuntamento con Spazio ai classici. Questa volta ho pensato di parlarti di Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello.
La storia di Mattia e del suo alter ego, Adriano Meis mi è rimasta impressa dai tempi della scuola principalmente per il tema trattato, ossia lo scambio di identità, possibilità che mi aveva molto incuriosito.
Mi sono infatti chiesta diverse volte: “cosa farei io se avessi la possibilità di ricrearmi una vita?”
Spesso mentre iniziavo a immaginare mi fermavo proprio di fronte alle mie solite paure e pensavo a come il mio cambiamento potesse essere percepito dagli altri, così tornavo alla solita me e non riuscivo ad andare oltre.
Se faccio questo esperimento oggi penso che non sia così semplice cambiare totalmente ciò che si è ma certamente è possibile ricercare un’autenticità che, seppur possa essere meno accettata dalla società, ci rappresenta davvero e per questo può scardinare la maschera che ci fa sentire prigionieri.
Ma vediamo cosa è successo a Mattia Pascal, anzi a Il fu Mattia Pascal!
Il fu Mattia Pascal
Il romanzo è stato scritto nel 1903, sovvenzionato dalla rivista Nuova Antologia, sulle cui pagine venne pubblicato a puntate l’anno successivo.
E’ scritto in prima persona, è infatti il racconto da parte del protagonista della propria vita e delle vicende che l’hanno portato a pensare di poter vivere una nuova vita per poi dover ritornare alla propria ormai talmente diversa da non potersi più ritrovare nemmeno in quella.
Il romanzo ruota interamente attorno al tema, che è fondamentale per Pirandello, dell’identità individuale: quella di Mattia Pascal e del suo alter ego, Adriano Meis.
Mattia Pascal vive a Miragno in Liguria. Mentre si trova nella Biblioteca Boccamazza dove lavora, inizia a raccontare la sua storia: la sua famiglia era benestante, il padre era un mercante e aveva fatto fortuna al gioco; la madre di Mattia, che aveva anche un fratello, alla morte del marito sceglie di dare in gestione l’eredità a Batta Malagna, amministratore poco onesto che deruba giorno per giorno la famiglia Pascal.
Impoverito dalla cattiva gestione dell’eredità paterna, il protagonista deve impiegarsi come bibliotecario.
Nel frattempo si sposa con la nipote del Malagna, ma non passa molto tempo che la vita matrimoniale diventa insopportabile e, dopo la perdita di entrambe le figlie, Mattia decide di partire per Montecarlo, per tentare di arricchirsi al gioco.
Le sue speranze vengono esaudite e il protagonista vince una somma considerevole alla roulette: 82 mila lire.
Avevo con me ottantaduemila lire, e non avrei più dovuto darle a nessuno!
Ero morto, ero morto: non avevo più debiti, non avevo più moglie, non avevo più suocera: nessuno! libero! libero! libero! Che cercavo di più?».
Si rimette così in viaggio verso il paese natio: durante il viaggio in treno, però Mattia legge sul giornale la cronaca di un suicidio avvenuto a Miragno, e scopre, con enorme stupore, di essere stato identificato nel cadavere dello sventurato, già in stato di putrefazione e quindi poco riconoscibile.
Dopo un primo momento di totale smarrimento, Mattia decide di cogliere l’occasione per fuggire da quella vita poco entusiasmante che lo attende a casa.
Adotta così il nuovo nome di Adriano Meis, convincendosi che liberarsi dalla figura sociale di Mattia sia il primo passo di una nuova vita.
Ma non va proprio così… infatti a Mattia, che ha provato ad evadere dalle convenzioni sociali per assumere una nuova identità più felice, quando prova a ritornare alla sua precedente vita non resta che la constatazione di essere nient’altro che il “fu Mattia Pascal”.
Pirandello in questo romanzo mette in scena la sua amara filosofia di vita, utilizzando una voce narrante caratterizzata dalla provvisorietà e instabilità propri della realtà raccontata, quindi anche il modo di narrare è distaccato, ironico, come se ciò che sta capitando non riguarda solo chi parla ma tutti.
Quella di Mattia Pascal è una storia di equivoci e menzogne che subisce una realtà imprevedibile e ineluttabile perché ambigua, in quanto non è sempre facile essere compresi e spesso ci si deve “mascherare” per essere accettati e dalla quale non c’è via d’uscita!
Molto pessimista ma per alcuni aspetti realista: perché ciò che poi si comprende è che inutile sfuggire da ciò che non ci piace della nostra vita, perché ci rincorrerà ovunque.
Come sempre buona lettura!