Il cuore della dark lady di Fiorella Borin e Rino Casazza, edito da Delos Digital è una storia investigativa ambientata in Lombardia, nel lontano 1919.
Il cuore della dark lady: una cover che ci riporta indietro nel tempo
Il cuore della dark lady è un racconto lungo con un omicidio apparentemente insolito, un crimine da risolvere e un assassino da scovare.
L’epoca nella quale la storia viene ambientata è, come detto, il 1919, periodo che ci riporta al termine della Grande Guerra e alla presenza della letale quanto insidiosa epidemia chiamata Spagnola.
In questo contesto troviamo il commissario Michele Vanzetti, che, acciaccato per un problema ad una gamba, si trova costretto presso la propria abitazione sita in Brivio, ciononostante, egli non potrà fare a meno di condurre e portare avanti le indagini che riguardano l’omicidio del noto ed influente Antonio De Veere.
In questa circostanza farà la conoscenza proprio della vedova: Isabel De Veere, donna ammaliatrice, capace di ipnotizzarti con un solo sguardo o con un solo movimento della labbra.
Una donna che si trova alla terza vedovanza con una figlioletta di appena otto anni, dal nome francese: Francine, una bimba piuttosto vivace e sveglia.
«Il commissario guardava intensamente la donna, splendida nella sua altera e soda bellezza. Isabel Hamilton, trent’anni, vedova De Dominicis, vedova Martinez, vedova De Veere. Di natali inglesi, tre mariti, tutti defunti, i cui cognomi evocavano mezza Europa»
La copertina di questo racconto ci riporta nel passato, la carta invecchiata fa da contorno ad un riquadro al cui interno, in bianco e nero, viene ritratta una donna dalla elegante femminilità, acconciata in maniera consona all’epoca, un boa piumato a circuirle il collo.
La donna sta fumando una sigaretta usando quello che comunemente viene chiamato bocchino, un dettaglio immancabile e di alta moda per ogni dama che si rispetti delle epoche passate.
Del fumo fuoriesce dalle labbra – tinte, presumo, di rosso – in maniera studiata, potremmo dire, e raffinata.
Il suo sguardo deciso è rivolto altrove: sarà lei la nostra dark lady?
Come detto, si tratta di un racconto lungo, che si compone di undici capitoletti, contrassegnati semplicemente dal numero.
Il linguaggio è scorrevole, pulito, lineare, la narrazione si svolge in terza persona. In alcuni tratti, però, la narrazione si tramuta in prima persona, ove gli eventi vengono narrati direttamente dalla signora De Veere: questa parte assume dinamicità, ed è, probabilmente, una delle parti del racconto che desta maggiore attenzione.
Queste parti, narrate in prima persona, inizialmente traggono in inganno perché, a primo impatto, sei portato a pensare che le carte siano state scoperte nel bel mezzo del racconto, che, insomma, tutto sia stato risolto, invece no… non sarà così, motivo per cui il finale ti lascerà di stucco.
Il cuore della dark lady: una donna fascinosa, un commissario intenzionato a scoprire la verità, una bambina perspicace
Questo racconto incentra l’attenzione essenzialmente su tre personaggi: il commissario Michele Vanzetti, la bella vedova Isabel De Veere e la piccola Francine.
Ogni personaggio mi è piaciuto per come è stato accuratamente descritto, con ciò non intendo nel senso letterale del termine, ovvero fisicamente, o quantomeno non solo, quanto piuttosto caratterialmente, per le particolarità e per i dettagli.
La vedova De Veere è una giovane donna ambiziosa, potremmo quasi definirla quella che è un’arrampicatrice sociale anche se, chiaramente, lei non la penserebbe così. Perché lei ha amato ogni marito che ha avuto. Tutti nessuno escluso. Una donna che sa usare bene le parole, vanesia e che ama la mondanità.
«Isabel posò lo sguardo sulla bambina. Anche di cosa passava per il suo animo acerbo aveva capito poco. Nutriva in sé un bisogno enorme di considerazione, Francine.
Lei la trattava come una specie di perfetto bambolotto, non per la creatura sensibile e dotata che era, da crescere affinché sbocciasse in una donna. Possibilmente non uguale alla madre…»
Insomma, un personaggio che puoi amare o odiare: niente vie di mezzo.
Francine, la giovane figlia della vedova De Veere, si mostra sin da subito come una bambina acuta e attenta ai particolari, dettagli che, forse, ad una comune bambina sarebbero di certo sfuggiti. Non a Francine, però che, probabilmente sente la necessità di avere maggiori attenzioni da parte della madre, come ogni bambino che si rispetti.
La bambina sembrerà avere un ruolo quasi di contorno a tutta la scena, ma in realtà finirà per rivestirne uno centrale e non di poco conto.
Il commissario Vanzetti è un uomo ligio al dovere, intenzionato a conoscere l’assassino del sig. Antonio De Veere. Un uomo che non si perde in chiacchiere, pragmatico, per sua stessa ammissione il commissario più permaloso d’Italia.
Alla fine, però, egli stesso capirà quali sono le cose che contano realmente.
«E subito la casa si riempì di musica. Di allegria, di cose semplici e vere, le uniche capaci di dare un senso alla vita.»