Il confine dell’ombra
è uno dei libri di Arrighi che ho avuto il piacere di leggere, mentre sono in trepidante attesa del nuovo Intrigo in Costa Verde, in uscita prossimamente. Si può dire che Gianluca Arrighi, autore già apprezzato e sul campo da un po’ di tempo, stia letteralmente spopolando, andando a colmare con i suoi racconti nerissimi un vuoto che mancava nella letteratura di questo genere in Italia.
Sono allora a presentare uno dei suoi libri, per chi ancora (ma dubito fortemente) non ne sia venuto a conoscenza, consigliandolo vivamente a tutti coloro che amano perdersi nei meandri più oscuri della mente umana.
Recensione Il confine dell’ombra
Ecco di cosa tratta questo intenso scritto e le mie considerazioni su questo bellissimo thriller, che mi ha tenuta incollata alle pagine dalla prima all’ultima, facendomi prendere fiato solo per elaborare qualche riflessione…
L’Unità di Analisi del Crimine Violento è alla disperata caccia di uno dei più pericolosi serial killer italiani. Orco, chiamato così pervia di una mostruosa maschera con cui si nasconde il volto…
Inizia subito, il tetro ballo il cui coreografo e regista pianifica ogni singolo movimento, mettendo al centro della scena il predestinato attore principale, che diviene cadavere. Ne Il confine dell’ombra intuiamo subito che solo una mente perversa e malefica può agire così freddamente nell’uccidere qualcuno.
Tutto ruota intorno alle psicologie dei protagonisti, sia quelli che fanno parte del “bene” che i fautori del “male” e chi, come Elia Preziosi, si trova in un limbo di dolore profondo che gli impedisce di prendere una qualsivoglia posizione.
Elia Preziosi scrutava l’orizzonte. Era una giornata così bella che sembrava impossibile immaginare che esistesse del male nel mondo.
Colui che rifugge maggiormente dal male, però, vi si troverà faccia a faccia, per un destino beffardo che ha già deciso tutto al posto della sua riluttanza ad affrontare le realtà.
Si alternano, descritti con maestria, scorrevolezza di linguaggio e tecnica impeccabile, gli eventi e le personalità delle vittime e del carnefice, nonché le dinamiche politiche che puntualmente, con una metodicità che contrasta con la volubilità e l’imprevedibilità umana, entrano a far parte di un’indagine tra le più difficoltose capitate all’Unità di Analisi del Crimine Violento di Roma.
Già, Roma: come non conteggiare come vera protagonista anche la città senza tempo? Ne ho apprezzato particolarmente il disegno fatto da Arrighi, che ne ha contemplato la natura e l’essenza, donandone un meraviglioso ritratto da ammirare e in cui riversare anche un po’ il senso della vita stessa.
“A volte, nelle sue fantasticherie, Elia aveva avuto la sensazione che Roma fosse un’entità a sé stante, qualcosa che avrebbe continuato a funzionare anche se tutti gli esseri umani fossero spariti di colpo. Le luci delle chiese e dei monumenti avrebbero continuato ad accendersi e spegnersi mentre i taxi avrebbero continuato a percorrere le strade anche se non ci fosse stato più nessuno all’angolo di una piazza ad alzare la mano per fermarne uno.
Strana città, Roma.
Nonostante la sua indolenza, il suo cinismo, il suo essere dimora della peggiore casta e paradigma del declino italiano, rimaneva bellissima. Giaceva lì, sopra i suoi colli, indifferente al trascorrere del tempo, eppure protagonista del Mondo.
Elia si sorprese a guardare la sua città con gli occhi innamorati e nostalgici della lontananza. Fu assalito da una struggente malinconia. Ripensò alle fredde giornate romane d’inverno, lungo la Via Appia Antica, col vento, il cielo grigio e i prati brulli, mentre gli aerei atterravano a Ciampino al di là delle sagome brume degli acquedotti. […] Nelle sere di gennaio, prima che facesse buio, davanti a Villa Medici o nel silenzio sepolcrale di Villa Borghese. Poi ancora, nelle fontane di Piazza Farnese, nella Piazza del Campidoglio e negli archi del Teatro Marcello dove, sornioni e acciambellati, dormivano i gatti.”
Ma non mancano le riflessioni su qual è, appunto, il confine tra luce e ombra dell’animo umano, dove si posizioni quel filo sottile che divide le personalità mediocri che amano riempirsi di particolari raccapriccianti solo per colmare inappropriatamente uno spazio e chi invece il coraggio, di passare all’azione, ce l’ha.
Mi sento di concludere mostrando un’affermazione presente nel retro di copertina del libro, che esprime appieno come Arrighi possa soddisfare l’appetito letterario degli appassionati del genere ma aggiungo che secondo me l’autore regala ben altre sensazioni a chi riesca ad andare oltre il confine del… convenzionale.