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Lettura: Creepy Books: Il caso Elisa Claps, di F. Sanvitale e A. Palmegiani – Armando Editore
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Creepy Books: Il caso Elisa Claps, di F. Sanvitale e A. Palmegiani – Armando Editore

Stefania Guerra 5 anni fa Commenta! 7
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Caro iCrewer, lettore e appassionato di horror e di tutto ciò che di malvagio si può nascondere nei meandri della mente umana, eccomi oggi a parlarti di un libro e di un racconto che però non è come tutti gli altri: non è un giallo, non è un horror, non è un poliziesco e non è un thriller psicologico, forse perché è tutte queste cose insieme, forse perché si tratta… di una storia vera. Sto parlando del libro che racconta l’omicidio di Elisa Claps, dal titolo Il caso Elisa Claps – Storia di un serial killer e delle sue vittime, edito da Armando editore e scritto a quattro mani da Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani, col contributo di Gildo Claps, uno dei fratelli della vittima.

Chi non ricorda Elisa Claps? Viene chiesto nel libro e ci si chiede non appena questo nome sfiora le nostre menti e i nostri ricordi; soprattutto i pensieri di chi come me, nel 1993, aveva più o meno l’età di Elisa nel giorno che scomparve. Chi non ricorda gli appelli, le foto ai TG nazionali, la preoccupazione per qualcosa che, in genere, nelle nostre città non avveniva mai? La scomparsa di una giovane (e seria) ragazza. Chi non ha ipotizzato le più ampie possibilità di risoluzione del caso? Chi non ha pensato ad una fuga d’amore, o ad una vita segreta della giovane (magari solo apparentemente seria e gentile?) Chi non ha avvertito all’istante che qualcosa di orribile le fosse successo? E chi non ricorda un assurdo ritrovamento all’interno della chiesa del centro di Potenza durante dei meri lavori di ristrutturazione, facendo innescare nuovamente supposizioni e teorie? Credo ognuno di noi. Ecco perché la lettura di questo libro è stata per me particolarmente sentita. E, aggiungo, inaspettatamente istruttiva.

Ci si trova catapultati dritti dritti nell’indagine, tra i faldoni colmi di trascrizioni, tra le procedure giudiziarie di quegli anni che, a dirla tutta, visti gli innumerevoli errori e vizi nelle procedure d’indagine, sembrano lontani anni luce dalla realtà o meglio, da quella che dovrebbe essere la realtà investigativa nel nostro paese. Si affronta la lettura sapendo già come andrà a finire, sappiamo già chi è Danilo Restivo, ma attenzione, questo non pregiudica assolutamente l’esperienza; perché mentre si scorrono le pagine, mentre le indagini avanzano, mentre le piste portano a niente di fatto, mentre si bloccano per colpa di un sistema sbagliato e poi rimbalzano in muri di gomma, ci si addentra in meandri così profondi che ci si chiede se questo racconto sia un report dettagliato della realtà o se in qualche modo è stato trasformato in un libro horror; e poi ci si imbatte in quella che è la vera matassa ingarbugliata di tutta questa storia: la popolazione di Potenza. Gente che rappresenta, in piccolo, una realtà tutta italiana, fatta di omertà, baciamano, favoritismi e clientelismo. Gente di Chiesa compresa.

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“Potenza è come un gomitolo, se la guardi. E se la vedi dal cielo, è ancora più chiaro. La forma della città è quella. Precisa precisa. Cos’è un gomitolo? Un insieme di fili che si sostengono l’un l’altro per costruire una struttura esatta, una sfera. Ogni filo è una relazione, un rapporto che parte da una persona e la lega all’altro. E poi riparte e si lega ad un altro che a sua volta si lega ad un altro e via andare. A Potenza si conoscono tutti, tutti sanno tutto di tutti perché si sussurra, si guarda, ci si tiene d’occhio a vicenda. A Potenza non si possono avere segreti ma si possono conservare nascoste cose che tutti sanno. Perché? Perché alle volte quelle cose possono essere pericolose. Se le porti alla luce sfaldi la perfetta rispettabilità della sfera, la sfilacci, la disunisci come quando un gatto ci gioca e la riduce come la riduce. Portare alla luce quelle cose, allora, significa letteralmente sfilacciare il tessuto sociale e relazionale della città, e questo in un grande paese come Potenza, così piccolo e provinciale, è del tutto inammissibile.”

Siamo certi che sia inammissibile soltanto a Potenza?…

Il libro ci porta anche in Gran Bretagna ed esamina un caso di omicidio che ovviamente è legato da un macabro filo alla morte di Elisa; Potenza si trova anche a Bournemouth.

“Non è facile trovare un perché a tutto questo. Che razza di disturbi ha uno che si comporta così? Se è vero che il disturbo mentale incide molto ma molto poco sul numero totale degli omicidi in Italia, se è vero che è difficile vedersene riconoscere uno in un’aula di tribunale, è anche vero che Danilo qualcosa che non funziona, nella sua testa, ce l’ha di sicuro.”

Una traccia ulteriore infatti ha lasciato in me la lettura di questa storia: la sensazione che dietro alle parole, non solo di Gildo Claps, ma anche di Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani ci sia la volontà, oltre a quella di raccontare un caso giudiziario e la psiche di un serial killer, di lanciare un messaggio affinché chiunque di noi possa riconoscere piccoli segnali, magari nascosti nel quotidiano, quei piccoli eventi che se sottovalutati trascinano con sé effetti sempre più gravi fino a imprigionare in una spirale letale chi ha avuto la sventura di passarvi vicino.

 

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