Il bullismo è, ahimè, un fenomeno che nostro malgrado oggi sta dilagando sempre più assumendo le sembianze di qualcosa di sinceramente preoccupante: troppi sono i giovani – e gli ancor più giovanissimi – ad esserne colpiti con conseguenze, talvolta, estreme.
Come possiamo definire il bullismo?
Non si tratta altro che di una forma comportamentale, ripetuta nel tempo, con i caratteri dell’ossessione e dell’oppressione, sotto forma di violenza fisica e psichica attuata con violenza, coercizione ed in maniera deliberatamente intenzionalmente. Tali azioni vengono perpetrate nei confronti di tutte quelle persone che aprioristicamente ed erroneamente vengono considerate come inadeguati: i cosiddetti bersagli facili.
Come è possibile evincere, in tale fattispecie, andiamo a scontrarci precisamente con due tipologie di soggetti: uno attivo e uno passivo. Va da sé che colui che agisce attivamente è chi mette in atto tutte queste persecuzioni a danno, quindi, del soggetto passivo che, al contrario, le subisce.
Una precisazione: la figura attiva potrebbe anche essere composta da più individui, il famigerato branco.
Tale fenomeno può assumere varie vesti: di certo, il luogo ove questo frequentemente si verifica è l’ambito scolastico; di recente, poi, si parla anche di cyberbullismo, di bullismo accostato all’omofobia e, infine, versione tutta adulta che prende il nome di mobbing.
Quello di cui ti voglio parlare quest’oggi è il bullismo che si verifica nell’ambiente scolastico e che poi, a mio avviso, è quello che desta maggiore preoccupazione.
Cosa accade in questi casi? Succede che arriva, appunto, il bulletto di turno, magari sostenuto da una folta schiera di seguaci che lo osannano – manco fosse una rock star – e senza neanche chiedersi se sia giusto o sbagliato, e come dei veri predatori, puntano la preda che ai loro occhi appare quella ideale a divenire oggetto dei loro trastullamenti. La vittima sacrificale viene di solito individuata in qualcuno che sia un po’ più in carne, o che porti gli occhiali da vista o persino l’apparecchio per i denti, o ancora che non indossi abiti griffati, o addirittura potrebbe trattarsi di uno studente modello che segue le lezioni e che ama studiare.
Il bullizzato, pertanto, viene additato, schernito da coloro che pensava – sperava – potessero diventare dei sinceri amici con i quali dividere risate e studi. Invece no, se li ritrova dall’altra parte della barricata nei panni dei suoi peggiori nemici; la vittima allora – sì, perché di vittima si tratta – tende a chiudersi in se stessa, si trincera dentro il proprio mutismo, perdendo interesse per qualsivoglia cosa e inizia ad avere timore – forse repulsione? – per quel luogo che designa come l’inizio di tutti i suoi mali.
Ma perché questi pseudo bulli si fregiano di simili condotte? Gli studiosi ritengono che il loro comportamento risieda, in particolare, in due aspetti: il concetto di se stessi e l’autostima. Per quel riguarda il concetto di sé è stato affermato che nei soggetti che tendono a vittimizzare sia più forte, questi ultimi hanno un alto concetto di se stessi: si tratta di un malcelato narcisismo, il sentirsi idolatrati, osannati, insomma sembrare ciò che in realtà non si è. Nei soggetti motteggiati, invece, il concetto che hanno di se stessi tende ad essere basso, tanto da sentirsi inutili e inadeguati.
Cosa ben diversa è l’autostima: questa ha anche a fare con gli aspetti valutativi cioè a dire il valore che attribuiamo a noi stessi; è palese, pertanto, che tutti coloro che vanno a compiere atti di bullismo godano di un’autostima di indice elevato, ritengono che assumere questi atteggiamenti sia indice di popolarità; anche se altri studi hanno dimostrato che sebbene questi soggetti vogliano apparire come esseri superiori e potenti, nella realtà dei fatti essi non si sentano tali.
A tale proposito voglio segnalarti un libro, Fanno i bulli, ce l’hanno con me… Manuale di autodifesa positiva per gli alunni di Mario Di Pietro e Monica Dacomo edito Erikson «A quasi tutti capita, prima o poi, di essere presi di mira da un compagno di scuola o da qualcuno più grande che, per mascherare le proprie insicurezze e debolezze, si comporta da bullo, diventando aggressivo e prepotente. Quando succede, ci si sente indifesi, spaventati e soli, e spesso si ha paura di reagire o di chiedere aiuto. Ma chi sono questi bulli? E che cosa si può fare per impedire loro di continuare a farci del male? Scritto con un linguaggio semplice e scorrevole, adatto a ragazzi tra gli 8 e i 16 anni, questo volume risponde a queste e a molte altre domande e suggerisce a tutte le vittime del bullismo dei semplici strumenti per imparare a difendersi in modo positivo.»
Cosa leggermente diversa è il bullismo femminile che si verifica con modalità diverse rispetto a quello, per così dire, maschile. Intanto è una questione più psichica che fisica perché si tende a vessare l’amica, la compagna, isolandola, spifferando qualcosa di intimo che la riguarda, inviandole dei biglietti e messaggi anonimi e offensivi, umiliarla in pubblico, cambiare repentinamente argomento nel momento in cui si avvicini e finanche affibbiarle dei nomignoli. È plausibile, mi chiedo, che oggigiorno ci siano delle ragazzine che vadano a venerare una loro simile tanto da denigrarne un’altra? No, non lo è.
Anche in questo caso ti indico un testo che, devo dire, mi ha talmente attirata che sono rimasta a rimuginare sulla copertina per qualche minuto, a mio avviso profondamente riflessiva e d’impatto Quando il bullismo è al femminile. Conoscere, intervenire, prevenire di Emanuela Calandri e Tatiana Begotti edito da Paoline Editoriale Libri «Il termine bullismo, ormai frequente nelle cronache, è un comportamento di prevaricazione e aggressività definito come intenzionale, sistematico e asimmetrico nella relazione. Questo saggio divulgativo approfondisce il bullismo al femminile, che spesso si manifesta in modo più sottile di quello maschile. Anche se le sue modalità sembrano meno gravi (per l’assenza di violenza fisica), in realtà si tratta di prepotenze altrettanto devastanti, legate alla manipolazione della reputazione e all’isolamento della vittima. Il testo prende in esame le caratteristiche delle protagoniste (vittime, prevaricatrici e spettatrici) e il ruolo degli adulti, genitori e insegnanti in primis, nell’affrontare e prevenire il fenomeno.»
Il bullismo è di certo un fenomeno che non va sottovalutato!
Bisognerebbe intervenire soprattutto nelle scuole al fine di arginare il problema, isolarlo, combatterlo; molto spesso – non scordiamolo – i ragazzi osteggiati difficilmente esprimono le loro emozioni, quindi, una figura competente nel settore, ed all’interno dell’istituto scolastico stesso, potrebbe di certo aiutarli ad aprirsi senza farli sentire come loro si vedono: inadeguati.
Per un istante, solo per un istante proviamo a metterci nei panni di tutti quei bambini, adolescenti che ogni giorno subiscono molestie, sì perché anche di questo si tratta, incamerano la loro tristezza, frustrazione, nella loro mente inizia a formarsi un meccanismo che li porta a credere che sì, in effetti, gli occhiali lo rendono proprio uno sfigato o che forse dovrebbe davvero perdere peso, o ancora che i suoi vestiti non lo rendono degno di entrare nella combriccola dei più acclamati…
Voglio concludere lanciando un messaggio a tutti quei giovani che si trovano in una situazione simile… non temere di mostrarti per ciò che sei, non ascoltare le parole inutili che ti vengono riversate addosso, non permettere a nessuno di calpestare il tuo modo di essere, non consentire ad alcuno di ferirti o di farti sentire inadeguato o, addirittura, inferiore, perché tu non lo sei.