L’ombra del nucleare aleggia ancora sul nostro presente, 80 anni dopo lo sgancio della bomba atomica su Hiroshima. Il 6 agosto 1945, un ordigno sganciato da un bombardiere B-29 americano cancellò in pochi secondi una città e più di 150.000 vite umane. Da quel momento, il mondo non è stato più lo stesso. A ricordarcelo è Il bazar atomico, il libro-inchiesta del giornalista e saggista William Langewiesche, recentemente scomparso il 15 giugno, che analizza con lucidità e rigore il mondo del nucleare sotto molteplici prospettive.
Il bazar atomico: un’indagine tra storia, geopolitica e pericolo attuale
Pubblicato per la prima volta nel 2007, Il bazar atomico è un’opera complessa e affascinante. Langewiesche, con il suo stile diretto e documentato, racconta non solo la tragedia di Hiroshima, ma anche tutto ciò che è seguito a quell’evento. La corsa agli armamenti, i delicati equilibri tra le potenze mondiali, il proliferare di interessi criminali e la facilità con cui alcuni materiali radioattivi possono finire in mani sbagliate.
Il giornalista si muove lungo rotte pericolose e poco conosciute, seguendo le tracce del traffico clandestino di uranio e tecnologie nucleari: dal Pakistan alla Corea del Nord, dall’Iran a Istanbul. Luoghi dove il confine tra potere, estremismo, droga e armi è spesso labile, in un intreccio inquietante di avidità e spregiudicatezza.
Il pericolo è ancora tra noi
Langewiesche ci mette in guardia: la minaccia nucleare non appartiene solo al passato o alla Guerra Fredda. Oggi, in un mondo globalizzato e interconnesso, la possibilità che una bomba atomica venga costruita e utilizzata da attori non statali non è più una teoria da romanzo, ma una concreta possibilità.
Nel suo libro, l’autore racconta che l’ordigno sganciato su Hiroshima – un dispositivo elementare a detonazione a proiettile – oggi potrebbe teoricamente essere costruito anche in un laboratorio amatoriale, a patto di avere accesso a materiali come l’uranio, che in alcune aree del pianeta risulta ancora scarsamente protetto.

La sinossi
Dal mattino del 6 agosto 1945 il mondo sa che una guerra nucleare è possibile. Chiunque è in grado di immaginare come verrebbe combattuta, e anche con quale verosimile esito. Ma dopo gli eventi del 1989, e più ancora del 2001, al terrore di bombardieri strategici e missili intercontinentali se ne è sostituito un altro, più paralizzante ancora: l’idea che qualcuno, in un posto e in un momento qualsiasi, possa fare qualcosa.
A capire chi sia davvero in condizione di fare che cosa è dedicata questa indagine di Langewiesche, che parte dal cuore incandescente dell’esplosione su Hiroshima, attraversa le città segrete dell’ex Unione Sovietica, dove sono tuttora custodite (non sempre il verbo è appropriato) migliaia di testate e tonnellate di uranio, esplora le strade del contrabbando anche nucleare che segnano le montagne del Caucaso, per approdare a due luoghi diversi, ma ugualmente inquietanti: il lago proibito che fornisce di acqua potabile Rawalpindi, dove negli anni Settanta A.Q. Khan – lo scienziato che trafugò i segreti nucleari dell’Occidente, consentendo al Pakistan, alla Corea del Nord e all’Iran di armarsi – era libero di andare in barca a vela, e lo studio di Francoforte dove un oscuro ricercatore americano, Mark Hibbs, elabora tutte le informazioni sul nucleare disponibili, per poi riversarle in articoli riservati a pochissimi specialisti e ai servizi di informazione di ogni paese.

Una riflessione sull’umanità e sulla responsabilità
Langewiesche non risparmia nemmeno chi, nella storia, ha avuto un ruolo diretto. Come Paul Tibbets, il pilota che ha sganciato la bomba su Hiroshima. Tibbets non si è mai pentito e ha vissuto il suo ruolo come quello di un semplice esecutore di ordini. Col tempo è arrivato persino a vendere online gadget e modellini della bomba in scala, un gesto che simbolicamente mostra quanto la minaccia nucleare sia stata normalizzata, banalizzata e, forse, dimenticata.
Un libro necessario per capire il presente
Il bazar atomico è molto più di un’inchiesta: è un grido d’allarme, un documento che mescola reportage, storia, analisi politica e riflessione antropologica. È un invito a non dimenticare, a non abbassare la guardia, a riflettere su come l’umanità abbia scelto – e continui a scegliere – di vivere sotto la costante minaccia della propria autodistruzione.
Il pericolo delle guerre nucleari negli scenari contemporanei
Nel contesto geopolitico attuale, segnato da crescenti tensioni internazionali e conflitti armati in diverse aree del mondo, il rischio di una guerra nucleare torna a essere una minaccia concreta. Crisi come quelle in Ucraina, Medio Oriente o nel Mar Cinese Meridionale coinvolgono potenze dotate di arsenali atomici e mostrano quanto sia fragile l’equilibrio globale. L’uso strategico del deterrente nucleare, un tempo relegato alla logica della Guerra Fredda, oggi viene evocato in modo sempre più esplicito da leader politici e militari. In uno scenario in cui il dialogo diplomatico è spesso sostituito da provocazioni e escalation militari, anche un errore di calcolo potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Il rischio non risiede solo nella guerra totale tra Stati, ma anche nella possibilità che armi nucleari tattiche o di piccola scala vengano impiegate in conflitti regionali, aprendo la strada a reazioni a catena incontrollabili.