L’amore di Gaia di Cristiana Meneghin
Caro iCrewer è venuto il momento di Cristiana Meneghin e L’amore di Gaia uno dei racconti presente nella raccolta Quando il fine non giustifica i mezzi. In questi giorni, in cui ognuno sta reinventando la propria quotidianità, una favola è un pensiero per te.
Questo racconto potrete leggerlo anche ai vostri figli, condividendo un’ulteriore esperienza che segna il rapporto speciale genitori-figli: una fiaba con amore. Non indugio oltre, ti auguro buona lettura!
>>>PRIMA PARTE<<<
L’altra faccia dell’amore
La mamma era stremata dall’intensa giornata di lavoro, la sua vita era diventata via via sempre più complicata con il passare inesorabile degli anni, e l’ultima decisione presa dal Sistema di sferrare un attacco climatico alle Nazioni aveva avuto come conseguenza il collasso del pianeta decimando le popolazioni e rendendo ai superstiti la vita impossibile.
Di giorno il caldo era torrido e insopportabile mentre le notti erano buie e pericolose per via dell’interruzione dell’energia elettrica che il Sistema aveva deciso di effettuare per economizzare le risorse.
Nella sua famiglia erano rimasti lei e il suo piccolo di appena sei anni, il suo ometto che tanto aveva paura del buio e, anche se lo temeva pure lei, sapeva che doveva farlo addormentare cosicché per qualche ora l’infante potesse godere di un po’ di tregua da quel clima infernale.
Così la sua voce melodica prese a raccontare…
C’era una volta, nell’universo infinito, una dolce fatina il suo nome era Gaia. Era amabile e gentile, ma anche tanto potente. Così tanto potente che un giorno, in un atto di estrema generosità, decise di creare tutte le cose che noi vediamo. Dalle sue dita si sparsero potenti raggi magici che come cristalli lucenti andarono a depositarsi sul nulla e nacquero così il sole, le stelle, i pianeti; ma anche il mare, il cielo, i monti.
- E i colori, mamma? – la interruppe il bambino.
- Sì anche i colori, gli animali… ogni cosa.
- Anche le mosche? – proseguì curioso.
La mamma in silenzio lo guardò un po’ triste e un po’ meravigliata, ma poi decise di rispondere: – certo anche le mosche.
- Che schifo! – esplose in una melodica risata il fanciullo, – perché ha creato le mosche mamma?
- Perché altrimenti i rospi non potrebbero mangiare niente e morirebbero, Mattia.
- E non potrebbero farmi la pipì sulle mani quando li catturo. – continuò sogghignando.
- – La mamma gli passò uno strofinaccio inumidito sulla fronte e, mascherando la sua angoscia, cercò con dolcezza di riprendere le fila del discorso, ma alla fine non poté esimersi dal fare al piccolo un semplice rimprovero: – comunque è meglio se lasci in pace i rospi e adesso ascolta la storia che è ora di fare la nanna, la sirena è già suonata e la corrente ci verrà tolta tra breve.
- Sì, mamma però stai seduta qui vicino a me. Ho paura del buio.
- Va, bene. – annuì e sospirando riprese…
La dolce Gaia aveva finalmente creato ogni meraviglia del nostro pianeta e quella di cui era più soddisfatta erano gli esseri umani. Creature che per molti anni vissero in empatia con gli altri loro fratelli; cacciavano solo all’occorrenza e se veramente avevano fame, vivevano in armonia tra loro coltivando alberi da frutto e vivacissimi fiori.
La Terra era un luogo paradisiaco, ma un giorno la dolce fatina comprese di aver commesso un errore: aveva reso gli esseri umani troppo simili a lei impiantando in loro il seme dell’Intelletto.
Ebbene, se da un lato questa capacità poteva portare a scoperte rivolte al bene, dall’altro avrebbe potuto essere molto, anzi troppo pericolosa, difatti l’animo umano iniziò a corrompersi.
Scoppiarono guerre, il fuoco venne usato come arma e il pianeta, che veniva drasticamente violentato in diversi modi dagli uomini e dalla loro spazzatura sempre più ingombrante, divenne irriconoscibile.
Gaia per un po’ restò a guardare la sua casa venire distrutta giorno dopo giorno poi, esasperata nel vedere i suoi figli straziare i loro fratelli animali più deboli e pacifici, decise di intervenire per cercare di far comprendere agli uomini quale fosse la retta via.
Scagliò il suo potere contro la Terra mandando vari segnali: le stagioni svanirono, le regioni fredde divennero luoghi secchi e aridi e viceversa portò neve e acqua in quelle una volta calde.
Violenti tsunami inondarono paesi e distrussero foreste, persino i ghiacci iniziarono a sciogliersi e gli orsi polari, per il caldo, a perdere i loro soffici manti.
Nessuna razza o specie venne risparmiata dalla crudeltà della nuova Gaia, ma l’essere umano corrotto dalle nuove tecnologie della fata che lo ammalavano nell’animo continuò a non curarsi nemmeno di aiutare i suoi simili.
La Terra sembrava pronta a implodere e nulla pareva riuscire a consolare Gaia, più lei cercava di far capire agli uomini che stavano distruggendo tutto più il mondo peggiorava; la fatina divenne sempre più cinica e crudele, persino il suo aspetto mutò diventando sempre più simile a quello di una strega fino a che fece la sua ultima scelta: avrebbe distrutto tutto.
Si caricò dell’energia conservata nei suoi millenni di vita, iniziò a brillare come una stella e si preparò a scagliare il colpo finale, ma d’un tratto la sua attenzione venne catturata da una fanciulla, una dolce ragazzina che risiedeva in una regione sperduta del nord Italia che, nel tentativo di salvare la sua cagnetta dalle acque tempestose di un fiume di montagna, si era gettata nelle potenti correnti e ora entrambe stavano rischiando di affogare.
L’amore esisteva ancora?!
La fatina si commosse, delle grosse lacrime rigarono le sue guance e come potenti gocce si schiantarono sul suolo terrestre facendo improvvisamente sorgere due enormi querce, solo allora comprese il suo errore: non sempre il fine giustifica e mezzi e non era compito suo interferire sulla vita del pianeta.
Da quel momento decise che i terrestri avrebbero dovuto cavarsela da soli!
E così, armata di una nuova energia, concentrò tutto il suo potere e in pochi attimi bloccò lo scorrere del fiume.
La fanciulla e la cagnetta riuscirono ad uscire dall’acqua e tra i lucenti cristalli di un arcobaleno videro dissolversi un tenero e dolce spiritello.
- Mamma, ma Gaia è morta? – chiese subito Mattia angosciato.
- No, Mattia. Vive ancora, la puoi vedere se osservi con attenzione ogni volta che compare un arcobaleno.
- Ah, ho capito. – proseguì sbadigliando.
- Dormi ora sei esausto. – La mano dolce della mamma gli accarezza il viso, ma mentre le tenebre già calavano su di loro ancora un dubbio tormentava il povero Mattia: – mamma, ma cosa sarà del nostro pianeta senza Gaia a guidarci?
La mamma rimase per un po’ a bocca aperta, poi decise di essere sincera: – a questa domanda figlio mio non ho risposta, saranno le tue azioni a dirlo, ma per quanto mi riguarda posso solo chiederti perdono per non essere riuscita a consegnarti un mondo migliore di quello in cui sono nata.
>>>FINE PRIMA PARTE<<<
A domani caro iCrewer
Grazie Maura per avermi concesso l’appellativo di autrice e anche io sono fiera di questa famiglia virtuale. Ti ringrazio anche per aver reso ancora più fruibile questo racconto. Da autrice sottolineo che è stato scritto più di un anno fa, mi scuso per i toni apocalittici, ma i distopici restano il mio punto debole e quando li scrivo esce fuori tutta me stessa e la mia vena pessimista. Prometto che per molto tempo non parlerò più di catastrofi ambientali, epidemie, né guerre epocali e tengo a sottolineare che in ogni caso anche nei miei libri distopici alla fine #vatuttobene.
Un bellissimo racconto fantasy, sul tema dell’emergenza ambientale, che mi ha coinvolta e appassionata. Complimenti Cristiana!
Grazie 😘