Il conte di Montecristo, di cui abbiamo già parlato in questa rubrica, è uno dei più celebri lavori di Alexandre Dumas, ma non è sicuramente l’unico romanzo ad averlo portato al successo secolare di cui gode oggi.
Un altro grande romanzo, diventato iconico tanto da ispirare un numero vastissimo di trasposizioni cinematografiche, fumetti, film di animazione e persino riscritture Disney è I tre moschettieri.
Scritta da Alexandre Dumas, in collaborazione con Auguste Maquet, l’opera è uscita per la prima volta come romanzo d’appendice. Comparse, quindi, nel 1844 nelle ultime pagine del giornale Le Siècle. L’importanze di questo particolare è strettamente collegato allo stile e alla trama del romanzo: trattandosi infatti di una narrazione episodica, l’autore doveva essere in grado non solo di mantenere l’attenzione dei lettori, ma anche di strutturare i capitoli in modo da invogliare una sorta di fidelizzazione.
Forse anche per questo Alexandre Dumas ha ideato una storia ricca d’azione e di colpi di scena. Il tutto ha inizio quando il protagonista, Charles d’Artagnan, si mette in viaggio per Parigi con un unico scopo in mente: entrare a far parte dei moschettieri, il corpo speciale del re. Tuttavia, come in ogni romanzo d’avventura che si rispetti, proprio mentre sta per giungere a destinazione viene attaccato e gli viene sottratta la lettera di presentazione (perchè poteva andare davvero in un modo diverso?).
Dopo aver risolto questo primo impiccio, D’Artagnan riesce a essere ammesso nel corpo di guardia e, tra combattimenti e malintesi, entra in contatto con coloro che danno il nome all’opera: Athos, Porthos e Aramis, i tre moschettieri, i migliori spadaccini del re (e non è strano che faccia subito amicizia con i migliori?). Da qui in poi, i quattro vengono coinvolti in una girandola di intrighi e combattimenti, che lasciano il lettore con il fiato sospeso.
Il successo de I tre moschettieri è stato tale, da portare Alexandre Dumas a trasformarlo da romanzo autoconclusivo in serie, pubblicando nel 1845 Vent’anni dopo e nel 1850 Il visconte di Bragelonne.
Ecco qui la trama de I tre moschettieri di Alexandre Dumas
Dove sta la magia? Nella forza del plot? Nella qualità possente dello scenario storico che è in grado di evocare? Nella suspense? Forse, più di tutto, nella gioia del raccontare.
Questo capolavoro dell’intrigo cattura a ogni pagina il lettore, lo spiazza, lo depista, lo inganna e lo rende complice, per poi coinvolgerlo in uno strabiliante “effetto meraviglia”. A partire dal titolo: non solo I tre moschettieri sono quattro, ma – come ha osservato Umberto Eco il romanzo è palesemente “la storia del quarto”, di d’Artagnan, che è l’assoluto protagonista non solo di questo libro, ma degli altri due che seguiranno: Vent’anni dopo e Il visconte di Bragelonne.
“Immaginatevi un Don Chisciotte a diciott’anni”: è questo il primo impatto del lettore con d’Artagnan, e attorno a questo virtuoso della spada, a questo campione di lealtà, di dedizione assoluta alla regina, si dipanerà la storia dei tre romanzi, la storia di una vita. L’altra figura decisiva, antagonistica, è Milady, quintessenza dell’inganno, maschera erotica della perfidia e del tradimento, di cui porta il segno indelebile inciso nelle carni.
C’era bisogno di una nuova edizione dei Tre moschettieri per riportare il romanzo all’altezza della sua scrittura: attraverso una nuova traduzione che unisce rigore e respiro narrativo, un’Introduzione del più grande studioso vivente di Dumas e un dettagliatissimo Dizionario dei personaggi.