Ciao iCrewer! Quali sono i libri che leggi più spesso? Libri italiani o libri che originariamente erano scritti in altre lingue? Se propendi per il secondo tipo di volumi (come me) vorrei farti un’altra domanda: ti capita mai di prestare attenzione al nome del traduttore o a come è stata fatta la traduzione?
Ti chiedo questo perché, nel corso degli anni, mi sono accorta di come la traduzione influenzi in modo sostanziale il libro. Mi spiego meglio: l’opera originale può benissimo essere un vero e raro capolavoro, ma se, nel momento della trasposizione in un’altra lingua, il lavoro non è fatto a puntino, la magia non si ripete. Viceversa, una traduzione attenta e puntuale può rendere bello e piacevole sostanzialmente qualunque testo.
Forse ti starai chiedendo su che basi posso affermare una cosa del genere. Si è trattato sostanzialmente di un percorso: ho iniziato a leggere in inglese per necessità (il secondo volume di una serie che mi è molto piaciuta non esisteva, e non esiste tutt’ora, in italiano) e poi non ho più smesso. Con il passare del tempo mi è capitato di imbattermi nelle edizioni italiane dopo aver già conosciuto l’originale, o viceversa, notando così le, a volte enormi, differenze.
Questo anche perché sono sostanzialmente due le strade che un traduttore può prendere nel momento in cui inizia a lavorare: text-orinted o target-oriented.
Cosa significa traduzione text-oriented?
Con questo approccio, il traduttore s’impegna a rimanere fedele al testo originale, rispettando il più possibile le scelte stilistiche (ad esempio, la lunghezza dei periodi, il ritmo dato dalla punteggiatura); di lessico (il registro); l’intenzione dell’autore. E’ complesso, perché non sempre nella lingua d’arrivo è possibile riprodurre gli stessi effetti dell’edizione di partenza. Pensiamo alla poesia, allo schema delle rime, alla metrica. E’ praticamente impossibile riuscire a ricostruire il tutto senza stravolgere il significato del testo; il traduttore, in questo caso, può scegliere di far prevalere il messaggio, l’intenzione iniziale.
E traduzione target-oriented?
In questo caso, l’opera viene adattata ad un ipotetico pubblico di riferimento che si presume possa essere interessato al libro, o cui si vuole proporre la lettura. Appartengono a questa categoria tutte le edizioni di opere antiche – penso all’Odissea, all’Iliade o al Decameron – che vengono riscritte, adottando uno stile più contemporaneo, un linguaggio che risulti più facilmente comprensibile.
A volte, però, facendo questa operazione si rischia di modificare l’intento o lo stile dell’autore. Mi è capitato più volte di leggere saghe etichettate come per ragazzi e riscontrare queste modifiche: l’ironia che permeava il testo inglese, facendomi continuamente sorridere, era molto più velata nella traduzione o, in un altro caso, del tutto assente. Anche il linguaggio aveva subito una sostanziale semplificazione.
Ovviamente non esiste un modo di lavorare migliore dell’altro, credo che dipenda dal gusto personale.
Alcuni esempi
Ecco alcuni esempi di traduzione, giusto per rendere più concreto ciò di cui stiamo parlando. Il primo estratto è dell’opera Hop Frog di Edgar Allan Poe.
<<I NEVER knew anyone so keenly alive to a joke as the king was. He seemed to live only for joking. To tell a good story of the joke kind, and to tell it well, was the surest road to his favor. Thus it happened that his seven ministers were all noted for their accomplishments as jokers. They all took after the king, too, in being large, corpulent, oily men, as well as inimitable jokers.>> tratto dall’originale.
<<Non ho conosciuto mai nessuno che più del re fosse portato alla beffa. Pareva non vivesse che per scherzare. Il modo più sicuro per ottenere i suoi favori era di narrare
una storia buffa e raccontarla bene. Così avvenne che i suoi sette ministri si distinguevano tutti per i loro talenti di buffone, e non erano da meno del re tanto nell’adiposa corpulenza del fisico quanto nell’attitudine impareggiabile agli scherzi.>> traduzione di Delfino Cinelli.
Oppure un esempio in cui il traduttore ha preferito non cercare di replicare la forma poetica originale del testo, optando per una trasposizione in prosa. Sto parlando di Eugenio Onegin, celebre e importantissimo romanzo in prosa dello scrittore russo Aleksandr Sergeevič Puškin, nell’edizione a cura di Eridano Bazzarelli, pubblicata da Rizzoli nella collana BUR grandi classici.
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I
«Мой дядя самых честных правил,
Когда не в шутку занемог,
Он уважать себя заставил
И лучше выдумать не мог.
Его пример другим наука;
Но, боже мой, какая скука
С больным сидеть и день и ночь,
Не отходя ни шагу прочь!
Какое низкое коварство
Полуживого забавлять,
Ему подушки поправлять,
Печально подносить лекарство,
Вздыхать и думать про себя:
Когда же черт возьмет тебя!» >> nel testo russo originale.
<<
I
“Mio zio, uomo dei più onesti principii, quando non per celia si ammalò, seppe farsi rispettare, e non poteva avere una migliore idea. Il suo esempio è insegnamento per gli altri; ma, Dio mio, che noia starsene giorno e notte con un malato, senza allontanarsi neppur d’un passo! E che bassa perfidia far divertire uno che è mezzo morto, rassettargli i guanciali, porgergli la medicina con volto triste, sospirare e pensare fra sé: ma il diavolo quando ti porterà via?” >> nell’edizione BUR.
Senza le traduzioni e i traduttori staremmo tutti sotto la torre di Babele!