Ciao iCrewer!
Oggi sono tornata con una nuova recensione. Il libro s’intitola I giorni più belli di Giancarlo Melosi (Newton Compton Editori).
I giorni più belli di Giancarlo Melosi
Ci troviamo nella Roma del XVI secolo.
Il protagonista della storia è Michael De Segni, un giovane cerusico, il quale vive un’esistenza amara; abita assieme alla famiglia (moglie e una figlia), nel serraglio, dove ogni sera vengono chiusi i cancelli e nessuno può entrare né uscire fino alla mattina del giorno dopo.
Nel suo profondo, Michael, è consapevole di non essere “uguale” alle altre persone, ai cristiani; sa di non poter avere le loro stesse libertà, poiché lui è di fede ebraica. Egli vive con il timore che, da un momento all’altro, vengano inasprite le regole a cui i giudei sono sottoposti.
Il nostro protagonista non è coraggioso però è un uomo onesto ed è disposto a fare qualsiasi cosa per la propria famiglia; darebbe la sua vita per far respirare alla figlia (Ariel), anche solo un briciolo di aria di libertà. La vita di Michael è un’avventura continua, non sa mai quali ostacoli e agguati, gli giocherà il destino.
“Vedete dov’è ora la nostra vita?”, riuscì a dire con una forza inaspettata.
“Vedete il porto? Vedete la città? Vedete le montagne? La nostra vita non è dall’altra parte del mare, la nostra vita è là, dove volano le api.”
Ho pareri contrastanti sul romanzo d’esordio di Giancarlo Melosi; a tratti lo amavo, mi è uscita anche una lacrima in più di un evento (soprattutto per la morte di un personaggio in particolare), mentre in altri momenti, trovavo la storia pesante, non avevo quel sentimento di curiosità che mi spingeva ad andare avanti e per questo ho faticato a finire il libro.
Partiamo dalle cose positive:
Come detto in precedenza, il romanzo I giorni più belli, è ambientato durante il 1500; vengono nominati eventi come l’Inquisizione, il sacco di Roma, la crudeltà dei Lanzichenecchi, gli obblighi imposti alle famiglie ebree, il rinchiuderli nei ghetti… Mi è piaciuto come l’autore sia riuscito a muoversi quasi come se fosse a proprio agio, in questo periodo; un periodo insolito, poiché sono poche le storie che ruotano attorno al XVI secolo.
Si nota anche una ricerca minuziosa degli eventi storici e dei personaggi esistiti veramente, come se l’autore fosse tornato nel passato, abbia scattato una fotografia della società e ce l’abbia riproposta in un libro, con una storia ricca di eventi e suspense.
Ho apprezzato anche il fatto che l’autore, Giancarlo Melosi, abbia inserito festività della religione ebraica e che ne abbia anche spiegato il significato, cosa festeggiano, come festeggiano, cosa mangiano, come deve essere il loro cibo… Dico questo perché in passato mi è capitato di leggere libri che nominassero alcune festività ma non spiegassero cosa fossero; per quelle più note potevo arrivarci, ma quelle minori non le conoscevo e quindi dovevo sempre cercare su Internet cosa fossero… Ad esempio ho scoperto cos’è lo shofar (un piccolo corno di montone utilizzato come strumento musicale durante alcune funzioni religiose, in particolar modo durante Rosh haShana e Yom Kippur) oppure il karpas (cibo che simboleggia l’inizio della bella stagione) o l’uovo sodo beitza (in ricordo per la distruzione del Tempio).
Il linguaggio è semplice, non ci sono errori a livello grammaticale o di refuso quindi la lettura scorre come se fosse acqua.
Tuttavia, ho trovato dei punti del racconto, estremamente lenti, che mi bloccavano molto la lettura e a parer mio, l’ha resa pesante.